Futuro Antico: intervista alla psicanalista indiana Amrita Narayanan

Sessualità, corpo femminile nella cultura indiana, comunità affettuose. I pensieri per il futuro della psicoanalista che ama Lewis Carrol e Borges

Nei prossimi anni molte persone riconosceranno un bisogno di creatività, in una società dove sorgeranno “comunità affettuose”. Parola della psicanalista indiana Amrita  Narayanan. Narayanan è una psicologa clinica e psicoanalista. Da studentessa studia storia e francese al Middlebury College, nel Vermont. Ha conseguito un Master of Science in psicologia clinica, nonché un dottorato in psicologia clinica presso la Stanford University. Dopo aver conseguito il dottorato ha ottenuto la licenza per esercitare la psicoterapia in California (2009), lavorando come psicologa presso il Napa State Hospital. Dopo essere tornata in India, si è formata come psicoanalista presso l’Indian Psychoanalytical Society ed è stata accettata come membro dell’International Psychoanalytic Association nel 2019.Ha pubblicato Women’s Sexuality in Modern India: In a Rapture of Distress (2023). Si racconta ad Artribune per Futuro Antico.

Quali sono i tuoi riferimenti ispirazionali?
La conversazione mi ispira. Quando gli esseri umani si relazionano tra loro in modi che non sono produttivi o risolutivi di problemi, si apre uno spazio potenziale per l’improvvisazione creativa. L’idea di Keats di “capacità negativa “che permette al poeta di identificarsi con l’oggetto del poema-è stata importante per me: trovo ispirazione in quelli che esteriormente potrebbero essere considerati momenti incolti o improduttivi. A volte, quando sono bloccata da un problema culturale, parlo con mia figlia di dodici anni. Non sempre capisce quello che le dico, ma c’è qualcosa di speciale in due corpi che respirano e pensano insieme invece di uno solo, che catalizza il mio pensiero.

E nell’arte?
Nell’arte visiva, sono sempre alla ricerca di ritratti della modernità e di opere d’arte che ne portino le contraddizioni. Da ragazza trovavo ritratti di donne, particolarmente orientanti. Alcuni degli artisti che sono stati, e sono tuttora, importanti per me sono: Anjolie Ela Menon, B. Prabha, Anupam Sud, Amrita Sher Gil e Maite Delteil. Nella letteratura trovo che Jorge Luis Borges e Lewis Carroll siano particolarmente spiazzanti per le loro intuizioni sul rapporto tra il sognatore e il sognato. L’idea – di entrambi questi scrittori – che stiamo producendo e contemporaneamente siamo prodotti sembra vera e terrificante, e dà una salutare vulnerabilità all’onnipotenza, che potrebbe altrimenti essere opprimente nel lavoro creativo. Mi rivolgo a scrittrici come Kamala Das e Virginia Woolf per rispecchiarmi quando ne ho bisogno. Per trovare compagnia nei capricci del desiderio, trovo che la poesia classica, – tradotta dal tamil e dal sanscrito- apra finestre e mi connetta con un sentimento che riecheggia con il mio, ma appare meno personale, e quindi più sopportabile.

Lewis Carroll, autoritratto, 1856
Lewis Carroll, autoritratto, 1856

Qual è il progetto che ti rappresenta di più? Puoi raccontarci la sua genesi?
Women’s Sexuality in Modern India: In a Rapture of Distress (OUP, 2023) rappresenta i miei quasi dieci anni di preoccupazione per il modo in cui le forze sociali e culturali interagiscono con la sessualità delle donne in India. Una delle idee centrali di questo libro è che i valori patriarcali abbiano influenzato gli stili sessuali delle donne in modi che sfidano la moralità femminista.

Che importanza ha il Genius Loci all’interno del tuo lavoro?
Panjim, Goa, dove vivo, è una città vicino a un fiume. Intravedo il fiume Mandovi quando cammino nel mio quartiere, Altinho, dove gli alberi più comuni sono il Banyan, il Cocco, la Fiamma della Foresta e gli alberi della Pioggia. Mi piace conoscere i loro nomi popolari, anche se, come ci ricorda Lewis Carroll, non rispondono ai loro nomi scientifici. Anche se trovo avvincente il sogno collettivo del cittadino internazionale, penso che non si possa sfuggire al fatto che fisicamente siamo tutti entità locali, indipendentemente dalla nostra immaginazione. Gli odori, i suoni e le immagini locali informano la nostra vita quotidiana. Non importa quanto dimoriamo nell’immaginazione: mentre scrivo questo testo l’aroma dell’idli -la torta di riso fermentato che è la mia colazione- si diffonde per la casa, e questo influenza il modo in cui penso e sento. Aggiungo che per il mio lavoro l’importanza del locale non può essere sopravvalutata, perché anche nell’era di Internet, quando si parla di sessualità femminile, tutti gli studi ci dicono che le realtà locali tendono a prevalere su quelle della rete. La psicologia come disciplina non si è interessata sufficientemente al locale.

Quanto è importante il passato per immaginare e costruire il futuro? Credi che il futuro possa avere un cuore antico?
Sappiamo dalla scienza che la nostra immaginazione dipende dalla memoria: immaginiamo solo sulla base di trasformazioni e combinazioni di materiale precedentemente sperimentato. Quindi il modo in cui immaginiamo il nostro futuro dipende letteralmente dal nostro passato, ma ovviamente non condividiamo tutti lo stesso passato o viviamo gli stessi eventi passati allo stesso modo. Diventa quindi fondamentale essere consapevoli di quali aspetti del nostro passato guidano le nostre immaginazioni future, e di come gli altri potrebbero aver vissuto quello stesso passato in modo diverso.

Quali consigli daresti ad un giovane che voglia intraprendere la vostra strada?
Per sognare in grande – che è diverso dal sognare grande – consiglierei ai giovani di conoscere quante più realtà possibili. Leggere, frequentare l’arte e il teatro, imparare una lingua lontana dalla propria è fondamentale. Come la maggior parte degli analisti, credo ancora che leggere i classici della letteratura di tutto il mondo o conoscerli in forma teatrale sia un’ottima preparazione per diventare uno psicoanalista. Ma ora penso anche che leggere narrativa sperimentale e guardare performance artistiche dovrebbero far parte della formazione per questo percorso professionale.

In un’epoca definita della post-verità, ha ancora importanza e forza il concetto di sacro?
Assolutamente. Penso che nei nostri sforzi per essere laici non parliamo abbastanza di quanto possano essere piacevoli e unificanti i vari tipi di incantesimo. Penso al sacro come ad un’esperienza estetica di risonanza, che ha in sé una dimensione sensuale ed emotive in quanto capace di estrarre il personale dal suo stato atomizzato in un sentimento più ampio ed espansivo. Per tornare alla mia risposta alla prima domanda sull’ispirazione, per me il sacro emerge in sacche di tempo aperto, che sono fuori dal tempo cronologico ma tuttavia al suo interno: kairos piuttosto che cronos, se si vuole. Per me l’alba è un momento della giornata in cui sembra esserci una maggiore possibilità di sperimentare il sacro.

Ragazza sull'autobus
Ritratto dell’autrice. Photo Rohit Chawla

Come immagini il futuro? Sapresti darci tre   idee che secondo voi guideranno i prossimi anni?
La pandemia mi ha fatto stranamente sperare che uno zeitgeist internazionale, connesso ma locale e basato sulla comunità, potesse emergere ancora una volta nel mondo. Credo che ci sia una massa critica di persone che vogliono essere inventive riguardo alla malattia dell’individualità atomizzata e alla cultura narcisistica altamente capitalistica della realizzazione individuale. Mi piace immaginare che gli esseri umani riconosceranno il loro innegabile bisogno collettivo di comunità e creatività, così come hanno riconosciuto i loro bisogni individuali materiali. 

Cosa suggerisci?
Comunità affettuose
: spero che le comunità locali e globali saranno meno evangeliche in materia di desiderio fisico. Sento che esiste il rischio di colonizzare l’amore e il desiderio, quando in realtà dobbiamo estenderlo dall’universo bipersonale per trovare forme di amore di gruppo. Molti di noi sono stanchi di investire ed essere spettatori di forme di odio di gruppo. Naturalmente anch’io temo che queste peggioreranno, ma preferisco credere che aumenteranno anche le forme di amore e di amicizia di gruppo.
Una nostalgia per il nostro passato “luddista”
: la funzionalità è diventata troppo evidentemente persuasiva per noi. La pandemia ha ricordato a molti di noi, soprattutto a quelli che non sono cresciuti con Internet, quanto fossero piacevoli alcuni dei nostri vecchi modi di essere più lenti. Vivere in superficie – tra i nostri tablet, laptop e telefoni – è più scoraggiante di quanto vogliamo ammettere. Immagino che per molti l’estetica profonda, piuttosto che la semplice funzionalità rapida, diventerà di nuovo importante.

Ludovico Pratesi

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Ludovico Pratesi

Ludovico Pratesi

Curatore e critico d'arte. Dal 2001 al 2017 è stato Direttore artistico del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro Direttore della Fondazione Guastalla per l'arte contemporanea. Direttore artistico dell’associazione Giovani Collezionisti. Professore di Didattica dell’arte all’Università IULM di Milano Direttore…

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