Futuro Antico. Intervista al collettivo artistico Array Collective

Attivismo e pratica artistica convivono nel lavoro di Array Collective, che parte da Belfast e dalla complessa situazione politica irlandese per riflettere sugli equilibri globali. Ecco come vedono il futuro

Array Collective è l’alias di undici artisti e attivisti con sede a Belfast. Nel 2021 sono diventati i primi vincitori nordirlandesi del Turner Prize, nel 2021. Array Collective è noto per i progetti che sostengono “i diritti dei gay, l’uguaglianza matrimoniale, il femminismo, i diritti riproduttivi e l’attivismo contro l’austerità”. I giudici del Turner Prize hanno elogiato il gruppo per la capacità di “ispirare il cambiamento sociale attraverso l’arte” e per il fatto di saper “lavorare in collaborazione con le comunità locali”.
Le attività di Array Collective includono workshop e partecipazioni a eventi e dimostrazioni di attivisti con costumi e oggetti di scena elaborati.
I membri del collettivo sono: Sighle Bhreathnach-Cashell, Sinead Bhreathnach-Cashell, Jane Butler, Emma Campbell, Alessia Cargnelli, Mitch Conlon, Clodagh Lavelle, Grace McMurray, Stephen Millar, Laura O’Connor, Thomas Wells.

Happy Sad Sack at the Druthaib's Ball 2021. Photo by Ciara McMullan

Happy Sad Sack at the Druthaib’s Ball 2021. Photo by Ciara McMullan

Quali sono le vostre fonti di ispirazione nell’arte?
Abbiamo tutti le nostre pratiche indipendenti come artisti e quindi abbiamo ispirazioni personali diverse, ma, per il lavoro che facciamo come Array, spesso ci ispiriamo a storie che raccontiamo l’uno all’altro, racconti di figure storiche, esseri mitici, battute e scherzi legati a uno degli eventi a cui abbiamo appena partecipato.
Siamo stati ispirati dai surrealisti e dal Bauhaus, i cui membri amavano indossare costumi! Includevano anche artiste donne e queer che possono essere considerate come pioniere di questo percorso. Abbiamo recentemente organizzato un “Melt Gala”, che era un omaggio a quei gruppi, con tutti e 500 gli ospiti vestiti con i loro costumi più spiritosi.
Tra di noi condividiamo canzoni, film, arte di strada, materiali o processi. Può essere difficile de-istituzionalizzare e de-colonizzare i riferimenti delle scuole d’arte, ma lavoriamo duramente per pensare alla sottocultura, alla lingua irlandese, alla cultura queer e femminista e a tutto ciò che sta accadendo nelle comunità attiviste di cui facciamo parte.

Qual è il progetto che rappresenta di più la vostra identità? Potete raccontarci la sua genesi?
Fino a ora, probabilmente è il Druthaib’s Ball, poiché è un pezzo in cui tutti noi come collettivo ci siamo messi a nudo per mostrare chi siamo veramente. È stato creato come un’opera completamente nuova per il Turner Prize 2021.
A Belfast è stato un veglione (un rituale post-funerario tradizionale irlandese) per il centenario della divisione dell’Irlanda. Lo abbiamo organizzato nel Black Box, che è una location a base comunitaria, centrale nel nostro lavoro e nelle nostre vite in città. Vi hanno partecipato dei semi-mitologici druidi insieme a una comunità di artisti e attivisti vestiti con costumi fatti a mano. All’Herbert, al Galway Arts Centre e all’Ulster Museum, l’evento è stato trasformato in un’installazione immersiva. Abbiamo invitato le persone in un luogo di contraddizioni dove il trauma, l’umorismo nero, la frustrazione e la liberazione coesistono. L’abbiamo immaginato come un luogo di incontro al di fuori delle divisioni settarie che hanno dominato la memoria collettiva dell’Irlanda del Nord negli ultimi cento anni.
Volevamo che le persone potessero facilmente interagire con il film, che dura 35 minuti, quindi le abbiamo invitate nel nostro sìbín (pub illegale), le abbiamo fatte sentire a loro agio e poi le abbiamo provocate sorprendendole con un’esperienza intensa e coinvolgente.
Al momento, viviamo in un contesto globale tossico in cui, in Europa in particolare, vediamo svolte politiche e culturali a destra, soprattutto nei Paesi ricchi con interessi globali. È più vitale che mai che le nostre lotte locali siano comprese come parte di una spinta globale verso un maggiore riconoscimento dei diritti umani per tutti.

Qual è l’importanza del Genius Loci nel vostro lavoro?
Operiamo molto come collettivo creando lavori che dialogano con i diversi luoghi con cui interagiamo: il luogo in cui siamo basati (Belfast), il luogo in cui il lavoro viene mostrato e il luogo che vogliamo immaginare. Speriamo di portare lo spirito di Belfast con noi ovunque andiamo, ovviamente la nostra versione di quello spirito.
Alcuni di noi nel gruppo portano anche l’impatto diretto che la guerra civile nel Nord dell’Irlanda ha avuto sulle persone. Anche quando ci occupiamo di altre questioni e sottoculture, i cosiddetti “troubles” non possono essere disinnescati dalle nostre storie personali né da quelle delle comunità queer, femministe e di sinistra di cui facciamo parte.
Lo spirito di Belfast che cerchiamo di esemplificare è il potere, la gioia e la sovversione delle comunità che abbiamo scelto. L’umorismo nero del nostro luogo e l’assurdità dei nostri tempi attuali vanno di pari passo. L’Irlanda è ancora uno stato emergente ed è diventato rapidamente evidente che saremo presto in transizione verso un’isola d’Irlanda unita in futuro. Si può esserne sopraffatti, ma è anche un momento fertile per approfondire ciò che l’idea di nazionalità comporta.

Mary Na Gig Shee shrine at the Druthaib's Ball, Array Collective 2021. Photo by Ciara McMullan

Mary Na Gig Shee shrine at the Druthaib’s Ball, Array Collective 2021. Photo by Ciara McMullan

PASSATO E FUTURO SECONDO ARRAY COLLECTIVE

Quanto è importante il passato per immaginare e costruire il futuro? Credete che il futuro possa avere un cuore antico?
Nonostante una lunga serie di violazioni dei diritti umani contro di noi, il Druthaib’s Ball incarnava le complessità che distinguono le nostre identità nordirlandesi / irlandesi, onorando le esperienze personali di esistenza e resistenza.
Il nostro uso delle antiche leggende irlandesi è un modo per ricordare, ri-strutturare e fabbricare icone dell’esperienza (nord)irlandese contemporanea. Abbiamo messo i dettagli di tutti i nostri personaggi online perché la gente li possa consultare prima o dopo la visita all’installazione.
As Others See Us del 2019, per il progetto Jerwood Collaborate!, era un’installazione incentrata su tre personaggi immaginari creati dai membri di Array e tratti dai miti e dalle leggende pre-cristiane dell’antica Irlanda: Bán Bídh, The Long Shadow e The Morrigan. Le loro storie sono intrecciate con le ansie e le fissazioni contemporanee che preoccupano il Nord d’Irlanda oggi.

Quale consiglio dareste a un giovane che volesse intraprendere il vostro percorso?
Sarebbe difficile seguire lo stesso percorso perché la situazione economica è molto più difficile per i giovani ora rispetto a quanto lo era per noi. Molte delle nostre pratiche indipendenti, prima di diventare Array, si basavano su lavori gratuiti svolti insieme ad altre attività retribuite e potevamo permettercelo perché il denaro durava di più, gli affitti erano più economici, la sicurezza sociale era più stabile e l’università non era così costosa. Così come non possiamo dissociare la politica da un luogo, la sua economia è anche un fattore importante.
Siamo un modo di condividere le risorse. Esistiamo anche per supportare le nostre pratiche individuali e collettive. Nessun artista può praticare da solo. Riuscire come collettivo significa mantenere la cura e le relazioni al primo posto e l’arte deve venire dopo. Abbiamo creato un ambiente in cui ci sentiamo abbastanza coraggiosi da poter giocare, sfidare e creare.
Il miglior consiglio è di trovare la tua tribù di persone che ti faranno ridere e con cui condividere idee, condividere i tuoi successi e che possano supportarti attraverso gli errori e le delusioni.

As Others See Us, 2019, copyright Array Collective

As Others See Us, 2019, copyright Array Collective

In un’epoca definita della post verità, il concetto di sacro ha ancora importanza e forza?
C’è mai stata davvero un’epoca di verità? Ogni epoca che ha avuto a cuore le verità le ha viste messe alla prova da nuove scoperte e nuove informazioni. Dobbiamo tenerci maggiormente in considerazione, cerchiamo di assicurarci di continuare a essere autentici rispetto a ciò che stiamo comunicando ed è per questo che il nostro umorismo si fa sempre più forte.
Comprendere il valore implicito degli altri esseri umani, gli uni per gli altri, e la sopravvivenza del mondo che ci circonda è ciò che di più vicino allo spirituale possiamo trovare. È difficile descrivere l’impatto che hanno avuto i recenti cambiamenti nelle leggi che regolano l’aborto e il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Eravamo tutti incredibilmente coinvolti perché la maggior parte di noi era direttamente colpita dalle leggi. È così che sappiamo che la legge non è verità, i governi non sono verità e ciò che è sacro si muove e cambia nel tempo. È anche per questo che dobbiamo essere in grado di prendere in giro e infastidire le persone giuste!

Come immaginate il futuro? Potreste darci tre idee che secondo voi guideranno i prossimi anni?
Che si tratti del futuro della nostra città, del collettivo, dei nostri luoghi e studi o della sostenibilità della nostra pratica, pensiamo a:

  • Le tecnologie verdi e al loro impatto sui materiali per la creazione.
  • Lavorare in comunità per contrastare l’egemonia delle multinazionali.
  • L’ampia portata della resistenza (Hammad Nasar credeva che fossimo “impegnati nella costruzione di ‘utopie tascabili’ ‒ esercizi nel mondo reale che impiegano l’immaginazione artistica per proporre futuri nuovi, più equi, più speranzosi”.)

I politici raramente rappresentano le persone coinvolte in Array e le persone con cui lavoriamo. Quindi dobbiamo costruire i nostri mondi! Usiamo i costumi perché vestirsi è divertente, è assurdo e ridicolo e lo riconosciamo nei nostri giochi visivi e nelle performance dei nostri personaggi.

Marco Bassan

http://www.arraystudiosbelfast.com/array-collective.html
https://www.instagram.com/arraystudios/?hl=en

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Marco Bassan

Marco Bassan

Curatore d’arte contemporanea, fondatore di Spazio Taverna. Ha curato progetti per istituzioni quali il MAECI, Fondazione CDP, CONAI, i Musei Capitolini, il Museo Nazionale Romano, il Parco Archeologico dell’Appia. Nel 2023 ha consegnato la tesi di dottorato presso Roma Tre…

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