Futuro Antico. Intervista alla storica dell’arte Maria Grazia Messina

Teme l’omologazione del mondo digitale e mette in guardia i giovani dallo specialismo, in un domani sempre più inquietante. La visione del futuro della storica dell’arte

Maria Grazia Messina è nata a Roma nel 1946, e ha studiato alla Sapienza Storia dell’arte con Giulio Carlo Argan nel 1969. Ha insegnato nelle Università di Roma La Sapienza, Macerata, Pisa. Professore ordinario di Storia dell’Arte Contemporanea dal 1994, è stata titolare dell’insegnamento prima nell’Università Ca’ Foscari di Venezia, e dal 1997 nell’Università di Firenze.

INTERVISTA A MARIA GRAZIA MESSINA

Quali sono i tuoi riferimenti ispirazionali nell’arte?
Ho lavorato con lo stesso coinvolgimento su Piranesi o Gauguin, Picasso o Boetti, sull’architettura della Secessione viennese come sul progetto della sede del PNF sulla collina Velia a Roma di Luigi Moretti. Lì dove il manufatto e l’immagine che veicola si configurano come l’irripetibile fenomenizzarsi di una modalità di essere al mondo, di farne esperienza, nel rapportarsi a una data condizione ambientale e contesto di relazioni sociali.

Qual è il progetto che ti rappresenta di più? Puoi raccontarci la sua genesi?
Una conseguente fascinazione per le discipline antropologiche mi ha indotto a privilegiare lo studio dello sguardo portato dagli artisti delle Avanguardie storiche sulle arti extra-europee, quelle di Africa e Oceania. Fra 1890 e 1910 si innesca un vertiginoso cortocircuito, nella presunzione di poter recuperare un passato archetipico nel futuro di ricerche linguistiche svincolate dalla mimesi e fattesi ormai autoreferenziali. Quando iniziai a interessarmi a questi temi, negli Anni Ottanta del secolo scorso, pesavano letteratura e resoconti delle recenti guerre di liberazione coloniale.

Che importanza ha per te il Genius Loci all’interno del tuo lavoro?
Il mio Genius Loci è quello della mia disciplina, la storia dell’arte, così come si è praticata dagli Anni Settanta in poi, la New Art History di Michael Baxandall, Timothy J. Clark, fino a Yves A. Bois o Georges Didi Hubermann. Quell’approccio multidisciplinare, che un altro maestro, Hans Belting, ha definito come la “morte della storia dell’arte”, nel suo lungo corso da Vasari a Longhi. Lì si trovano le radici in cui vorrei riconoscermi, dove mi sento a mio agio.

Maria Grazia Messina
Maria Grazia Messina

PASSATO E FUTURO SECONDO MARIA GRAZIA MESSINA

Quanto è importante il passato per immaginare e costruire il futuro? Credi che il futuro possa avere un cuore antico?
Siamo fatti di passato, è un’ovvietà che non andrebbe vissuta con quel senso di zavorra della storia patito e denunciato, all’epoca per legittime ragioni, da Nietzsche. È piuttosto la ricchezza di tutto quanto è stato esperito, sofferto o pensato o immaginato che costituisce la nostra eredità genetica di umani, in senso lato. Una ricchezza, appunto, che può essere solo un propellente per stare al mondo con lucidità, avvertita consapevolezza, e agire di conseguenza.

Quali consigli daresti a un giovane che voglia intraprendere la vostra strada?
Appassionarsi ai propri temi di lavoro, ma evitando quel ghetto dello specialismo cui conduce oggi la messe di informazioni disponibili. Munirsi cioè di un vigile criticismo, e pensare in grande, osare ipotesi di ricerca di largo respiro.

In un’epoca definita della post-verità, ha ancora importanza e forza il concetto di sacro?
Il fatto stesso di vivere, senza poterne presumere il perché, ha un’intrinseca sacralità. Il sacro ci è costitutivamente inerente.

Come immagini il futuro? Sapresti darci tre idee che secondo te guideranno i prossimi anni?
È la domanda più difficile. Alla luce di tutte le precedenti riflessioni, il futuro mi spaura, o forse, data la mia età, è una dimensione che mi appare inibita. Per forza di cose mi è estraneo quel mutamento antropologico ormai evidente, connesso alla rete di protesi digitali in cui viviamo, e che implica esperienze vieppiù mediate, ‘schermate’, di conseguenza omologate invece che agite in prima persona.

Ludovico Pratesi

www.spaziotaverna.it

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Ludovico Pratesi

Ludovico Pratesi

Curatore e critico d'arte. Dal 2001 al 2017 è stato Direttore artistico del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro Direttore della Fondazione Guastalla per l'arte contemporanea. Direttore artistico dell’associazione Giovani Collezionisti. Professore di Didattica dell’arte all’Università IULM di Milano Direttore…

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