Futuro Antico. Intervista a Roberto Cuoghi

Il nuovo appuntamento con la serie di contenuti curata da Spazio Taverna e dedicata alla visione del futuro dà spazio alle riflessioni dell’artista Roberto Cuoghi

Volutamente non incasellabile in confini definiti, la pratica e la poetica di Roberto Cuoghi (Modena, 1973) emergono da questa intervista, che parte dal tempo presente per guardare al domani.

Quali sono i tuoi riferimenti ispirazionali nell’arte?
È impegnativo, ma non ne ho. Parto da zero e non allungo il brodo degli altri. I riferimenti ispirazionali nell’arte vogliono sempre dimostrare una continuità col passato che non capisco a cosa serva se non a lisciare il pelo a qualcuno. Un artista dovrebbe augurarsi di stare sulla soglia dell’impossibile e non giocare a chi indovina la ricetta.

Qual è la mostra che ti rappresenta di più? Puoi raccontarci la sua genesi?
Posso parlarti della mostra che sto preparando. È pittura, ma sottozero nella scala dell’auto rappresentazione. Dipingo contro le mie intenzioni, cioè se si presenta qualcosa di mio, se lo vedo affiorare, ci vado sopra. Il mio modo di dipingere si può definire solo attraverso la forma che prende ogni volta, in base al soggetto e ai significati che può avere combinato a scelte tecniche, estetiche, altre banalità, condizionamenti e tutta la retorica condivisa. Faccio il pittore senza una mentalità. Ho individuato un aspetto delle cose che chiamo Stilizzazione e l’ho fatto diventare un modo di lavorare. È una questione primordiale, è ovvio che ci sia una predisposizione a ripetere quello che ci piace. Quando qualcosa di particolare piace, piace perché dimostra una qualità unica nella sua natura, dunque diventa un modello, un desiderio a disposizione. Il desiderio è già l’interpretazione semplificata di quella cosa particolare, che così diventa universale, diventa il desiderio comune. In questi passaggi c’è un impoverimento del contenuto piuttosto che del contenitore. Non può perdersi di vista l’oggetto dei desideri. Prevale il suo aspetto, perché voglio prima quello che vedo e non quello che mi sembra di capire. L’impoverimento di un contenuto ha a che fare con la sua comunicazione. Posso applicare a qualunque immagine complessa una funzione per semplificarla, e quando l’immagine è diventata un triangolo e la funzione è finita, ho un triangolo da comunicare. Alleggerire i contenuti è anche il modo per accumularne di più.

Spiegaci meglio.
I contenuti fanno il nostro mondo delle idee, che sono la causa delle cose. Non abbiamo mai avuto tutto in mano fino a questo punto, contenuti smidollati ma immutabili da consultare in streaming, appiattiti da un sistema ‘on demand’ e indicizzati sulla base della loro popolarità. In questo schema la Stilizzazione sembra il nostro destino inesorabile. Da dove sia partita questa idea non lo so più, credo di essermene sempre occupato, ma non l’ho mai fatto con una mostra di pittura. Non so quando fermarmi e nemmeno se possa fermarmi o tornare indietro, è come abitare nella casa degli specchi. Sicuramente ricordo un video degli Strokes come il manifesto al diritto di cancellare vent’anni di Hip-Hop senza dare spiegazioni. Erano convincenti, sembravano usciti dal C.B.G.B’s e quello bastava. Erano gli anni delle rivoluzioni colorate che si diffondevano come la pubblicità. La giustizia sociale aveva preso l’aspetto di una campagna di branding aziendale e i cittadini erano clienti. Le tecniche di insurrezione sono diventate tutorial, magliette, DVD e manuali di formazione online, fino a istituire un corso accademico sulle strategie di rivolta. Poi sono arrivati i telefoni intelligenti e abbiamo salutato le primavere arabe come la prova che le piattaforme digitali avrebbero scatenato una redenzione globale. Sappiamo come è andata, come nella casa degli specchi.

Roberto Cuoghi. Courtesy Alessandra Sofia

Roberto Cuoghi. Courtesy Alessandra Sofia

PASSATO E FUTURO SECONDO ROBERTO CUOGHI

Che importanza ha per te il Genius loci all’interno del tuo lavoro?
Se intendi prima di fare una mostra, non ha alcuna importanza finché ci penso, poi se me lo trovo davanti cambia tutto. Se però dev’essere un problema, tanti saluti.

Quanto è importante il passato per immaginare e costruire il futuro? Credi che il futuro possa avere un cuore antico?
La storia non va solo da sinistra a destra perché la insegnano a scuola, e non è sempre un telefilm, è anche un ammasso di cose che cresce su una quantità di cose accatastate. Strati di cose recenti su strati di cose più antiche che sono il fondamento a quello che viene dopo e, siccome i presupposti sono anche l’origine dei problemi, i problemi sembrano sempre troppi. Un ‘cuore antico’ non è un rimpianto e non è qualcosa di consolatorio, è lui che ti viene a prendere per i piedi.

Quali consigli daresti a un giovane che voglia intraprendere la tua strada?
Niente che si possa dichiarare su Artribune.

IL SACRO E IL DOMANI NELLE PAROLE DI CUOGHI

In un’epoca definita della post-verità, ha ancora importanza e forza il concetto di sacro?
Per tante ragioni adeguiamo più le cose ai nomi che i nomi alle cose. Io non credo si sia indebolito il concetto di Sacro, anche perché è un impulso. Sta al centro, dove è sempre stato e intanto nascono nuovi riti, più di quanti ne vengono abbandonati, e crescono comandamenti e oracoli anche se li chiamiamo burocrazia e modelli matematici. Ogni forma di gerarchia rispecchia il modello celeste e ogni forma di autorità ha i suoi devoti a cui chiedere fede e non ragionamenti.

Come immagini il futuro? Sapresti darci tre idee che secondo te guideranno i prossimi anni?
Le idee per il futuro sono sempre le stesse, le dà chi confonde il futuro con gli affari suoi. Il futuro non è il prodotto finale. Il futuro è ancora consumo e manutenzione. Adesso però sappiamo tutti cos’è una crescita esponenziale. Fino a qualche anno fa, la media delle ore di contenuti visualizzati su YouTube in un giorno era un miliardo. Solo su YouTube. L’ho letto da qualche parte, allora ho provato a convertire le ore in anni per rendermi conto di quanto tempo fosse. Sono centoquattordicimila anni, ogni giorno. È un dato di qualche anno fa, lo ha reso pubblico l’azienda per festeggiare il primato e nel frattempo la cifra può solo essere aumentata. Centoquattordicimila anni di visualizzazioni ogni giorno, sembra quello che è, un primato fine a sé stesso, invece riguarda la rappresentazione, la restituzione del mondo in immagini, che sono lì per risparmiarci di immaginarle. I circuiti integrati hanno trovato il nostro cuore antico, erano fatti l’uno per l’altro.

Ludovico Pratesi

www.robertocuoghi.com/
www.spaziotaverna.it

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Ludovico Pratesi

Ludovico Pratesi

Curatore e critico d'arte. Dal 2001 al 2017 è stato Direttore artistico del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro Direttore della Fondazione Guastalla per l'arte contemporanea. Direttore artistico dell’associazione Giovani Collezionisti. Professore di Didattica dell’arte all’Università IULM di Milano Direttore…

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