Futuro Antico. Carlo Orsi, l’antiquario che ama Milano

Milanese doc, considerato uno dei maggior antiquari d’Italia, Orsi crede nel Rinascimento digitale, capace di produrre nuove narrazioni. Gli abbiamo chiesto di pensare al domani

Figlio di Alessandro, che aprì la sua galleria di antiquariato a Milano nel 1952, nel 1986 Carlo Orsi (Milano, 1954) subentrò al padre, vendendo opere di maestri come Canova, Bronzino, Pontormo, Hayez e Moroni e dialogando con clienti quali il Metropolitan Museum of Art di New York, le Gallerie dell’Accademia di Venezia, il Musée d’Orsay e la National Gallery of Canada. Fra storia e futuro, ecco come Carlo Orsi vive nel proprio tempo.

Quali sono i tuoi riferimenti ispirazionali nell’arte?
Ho iniziato ad avvicinarmi all’arte antica fin da bambino, grazie a mio padre Alessandro, antiquario, uomo di gran gusto e forti passioni. Era un mondo magico, per certi versi mitico, molto diverso da quello di oggi e molto limitato geograficamente. Ma la passione, tra queste mura di via Bagutta, resta intatta.

Qual è il progetto che ti rappresenta di più? Puoi raccontarci la sua genesi?
Mi piace ricordare due recenti mostre in galleria, molto “milanesi”, frutto di studi e di relazioni con grandi collezionisti: nel 2021 su Napoleone e lo scorso anno su Canova, due giganti della Storia che abbiamo celebrato in occasione del bicentenario della loro morte. Due protagonisti fondamentali per la nostra cultura. Invito tutti a venire a Brera – sono da poco più di due anni presidente dell’Associazione Amici di Brera – per capire quale traccia straordinaria ci hanno lasciato.

Che importanza ha per te il Genius Loci all’interno del tuo lavoro?
Mi riconosco molto nel carattere della città di Milano, nella sua vocazione internazionale – esplosa in seguito all’Expo, con dati economici e turistici in costante crescita, con università e istituzioni famose nel mondo – e nella sua straordinaria discrezione, nel pragmatismo che le appartiene.

PASSATO E FUTURO SECONDO CARLO ORSI

Quanto è importante il passato per immaginare e costruire il futuro? Credi che il futuro possa avere un cuore antico?
Mi viene in mente in questo momento quel famoso adagio medievale di Bernardo di Chartres, “nani sulle spalle di giganti”. Ogni generazione ha provato a interpretare l’eredità del passato, a volte con saggezza, altre volte rinnegandola. Credo che la Storia vada metabolizzata con occhi nuovi, non accontentandoci di quel che già sappiamo. Sento un desiderio di narrazione totalmente diversa! Ripartiamo dai fondamentali anche grazie alla tecnologia, che ci consente una valorizzazione del tutto inedita.

Quali consigli daresti a un giovane che voglia intraprendere la tua strada?
Direi di puntare innanzitutto sulla formazione, “condita” da molta umiltà e curiosità, senza mai dare nulla per scontato. Vince chi più sa, chi più vede. Bisogna faticare, le informazioni che si acquisiscono, i saperi più disparati sono ancora la chiave per provare a capire il mondo, per conoscerlo e, nel caso della competizione, per poter essere in grado di precedere i propri concorrenti.

In un’epoca definita della post verità, ha ancora importanza e forza il concetto di sacro?
La scienza, il sapere, per chi come me si è formato in una certa società erede dell’Illuminismo, è (quasi) tutto. Ma il mistero, il fascino, l’abisso in cui certi luoghi e certi incontri ti possono condurre rimangono centrali nella nostra crescita spirituale.

Come immagini il futuro? Sapresti darci tre idee che secondo te guideranno i prossimi anni?
1971, “imagine there’s no countries” cantava John Lennon. Ci siamo illusi che questa fosse la strada obbligata verso la modernità, eppure, contrariamente ai profeti di sventura, credo che una certa globalizzazione non sia affatto superata, che l’Europa sia un processo inarrestabile e che quell’idea di “Rinascimento digitale” di cui hanno scritto Silvia Ronchey e altri vada perseguita con fiducia. Ci sarà futuro in questi ambiti solo con un forte investimento culturale. C’è una domanda di sapere spesso troppo inevasa, credo che il nostro futuro si giocherà lì.

Ludovico Pratesi

http://www.galleriaorsi.com/it

Gli episodi precedenti

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Ludovico Pratesi

Ludovico Pratesi

Curatore e critico d'arte. Dal 2001 al 2017 è stato Direttore artistico del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro Direttore della Fondazione Guastalla per l'arte contemporanea. Direttore artistico dell’associazione Giovani Collezionisti. Professore di Didattica dell’arte all’Università IULM di Milano Direttore…

Scopri di più