Architetti d’Italia. Paolo Riani, il non inquadrabile

Architetto, fotografo, viaggiatore. La storia di Paolo Riani raccontata da Luigi Prestinenza Puglisi.

Paolo Riani è nato a Barga, in provincia di Lucca, l’8 settembre 1937. È quindi coetaneo di Renzo Piano, più giovane di sei giorni. Una generazione, quella nata intorno alla metà degli Anni Trenta, che ha vissuto il boom economico degli Anni Cinquanta, la caduta del tabù e le illusioni di rinnovamento degli Anni Sessanta e le disillusioni degli anni seguenti. E che ha trovato le occasioni di affermazione più all’estero che in Italia.
Nel 1959 Riani si iscrive alla Facoltà di Architettura di Firenze, luogo particolarmente stimolante per il dibattito culturale grazie alla scuola di Michelucci: Leonardo Ricci, Leonardo Savioli, Vittorio Giorgini ed Edoardo Detti. Sceglie come maestro quest’ultimo, il quale lo coinvolge come assistente del suo corso e in alcuni lavori professionali quali il nuovo piano regolatore di San Miniato al Tedesco e il piano di recupero di Borgo del Ponte.
Nel 1963 collabora alla grande mostra fiorentina su Le Corbusier e nel 1965 a quella su Alvar Aalto. I due Maestri si riveleranno nel corso del tempo i suoi principali riferimenti architettonici, costringendolo a un continuo pendolarismo tra un approccio più razionale e uno più organico. Un terzo riferimento sono le poetiche metaboliste di Kenzo Tange e dei suoi discepoli. E i britannici Archigram i quali, nella seconda metà degli Anni Sessanta, soprattutto attraverso la mediazione dei gruppi radicali quali Archizoom e Superstudio, sono particolarmente in voga nel clima fiorentino.

Paolo Riani, MEC – Mitsubishi Estate CO, Edificio direzionale e showroom, Aoyama dori Tokyo, 1971. Interno, esposizione di mobili. Photo A. Kawasumi

Paolo Riani, MEC – Mitsubishi Estate CO, Edificio direzionale e showroom, Aoyama dori Tokyo, 1971. Interno, esposizione di mobili. Photo A. Kawasumi

IL SOGGIORNO DI RIANI IN GIAPPONE

Riani, come molti giovani della propria generazione, ama i viaggi. Il muoversi all’avventura verso mete inesplorate rappresenta infatti una nuova e più autentica condizione esistenziale.
Nel 1964 raggiunge Capo Nord con una Triumph Spitfire. Come insegnano gli eroi della letteratura e del cinema di quegli anni, l’ideale di vita è essere costantemente on the road. Solo così si può cogliere un mondo che sta diventando sempre più piccolo e che tuttavia ci colpisce per la sua diversità. Oltretutto, è un appassionato fotografo e gli scatti della sua Leica servono per fissare un universo altro che scappa alla logica borghese di chi evita di uscire dai confini della propria dimora.
Nell’agosto del 1965 Riani si reca Tokyo. Dovrebbe essere un viaggio di studio per meglio capire l’architettura di avanguardia che il Giappone sta producendo in quegli anni. Si fermerà per sei anni durante i quali conosce e frequenta Kenzo Tange, che lo vuole come assistente al corso di Master Planning. Svolge attività professionale. Tra le opere realizzate: il Caesar’s Palace (1969) e la sede della Mitsubishi Estate CO (1971). Il Caesar’s Palace è, a mio avviso, interessante per la scelta brutalista della facciata nella quale si mettono in contrapposizione il piano terreno su strada, caratterizzato da ondulate superfici specchianti, e i piani superiori, risolti con un muro in cemento armato a faccia vista senza aperture. È un contributo originale a una ricerca architettonica che non punta a snervate poetiche del linguaggio infarcite di citazioni, che in quegli anni caratterizzano l’architettura post modern o il neomanierismo dei Five Architects di New York, i quali inaugurano la loro prima mostra proprio nel 1969. Si orienta invece a mettere in scena una dialettica degli opposti, anticipando ricerche riprese in anni successivi da alcune scuole di architettura, quali l’Architectural Association (per esempio con i primi esercizi progettuali della giovane Zaha Hadid dove si mettono in contrapposizione pieno e vuoto, luminoso e oscuro, liscio e ruvido).
Durante il soggiorno giapponese, Riani compie numerosi viaggi in Asia, collaborando con riviste internazionali alle quali manda i propri reportage. Ricordiamo Casabella e L’Architettura, cronache e storia e la statunitense Architectural Record.  Riani scrive con piacere ed è autore di numerosi libri. Tra questi una monografia su Kenzo Tange, pubblicata nel 1969. Organizza mostre, fra le quali una sull’Architettura Giapponese Contemporanea a Orsanmichele a Firenze.
Nonostante l’amicizia e la collaborazione con Tange e con Noriaki Kurokawa, forse il più dotato e indipendente degli allievi di Tange, si fa fatica a vedere un Riani metabolista. Ma questo è un po’ il carattere distintivo dell’architetto: Riani, come vedremo anche a proposito degli incontri con altri importanti protagonisti della ricerca architettonica ‒ alcuni controcorrente rispetto al mainstream culturale quali John Portman ‒ non accetterà mai di essere inquadrato e disciplinato in uno stile ben definito.

DAGLI STATI UNITI ALL’ITALIA

Nel 1971 ritorna in Italia. Una borsa di studio, la Fullbright Grant, lo fa ripartire per New York dove rimane sino al 1976. Svolge attività professionale, in proprio e come consulente di studi americani, e diventa Professore Associato alla Columbia University. Tra i lavori realizzati negli USA l’Hampden Country Club in Massachusetts è, a mio avviso, il più interessante. È una scatola minimalista che riflette con i suoi vetri specchiati il paesaggio circostante. La tessitura inclinata dei montanti conferisce all’edificio una trama inconsueta. Un Mies, verrebbe da dire, rivisto attraverso le complessità e le contraddizioni del celebre libro di Robert Venturi.
Negli stessi anni progetta e realizza opere in Libano e in Russia.
Nel 1976 si trasferisce a Firenze, aprendo uno studio a via di Sant’Egidio. Nel 1990 si trasferirà a Viareggio, che gli offre numerose occasioni professionali. Dagli appartamenti del Parco Pieve (1985) ai centri Italmaco I e 2 (1981 e 1987), al Centro Congressi (1993) sino ai più recenti lavori per i cantieri navali.
Riani piace poco alla critica paludata e accademica: è troppo poco inquadrabile in uno stile.
Ad aumentare il sospetto dello snobismo intellettuale nei suoi confronti è il fatto che nel 1986 è tra i fondatori de L’Arca, la rivista inventata da Cesare Casati per raccontare gli edifici di interesse internazionale che non passano attraverso la pubblicistica nazionale: soprattutto realizzatati dai grandi studi professionali.

Paolo Riani, Italmaco I, Viareggio, 1981. Vista dall’alto che evidenzia la struttura in cemento armato e pannelli prefabbricati. Photo Paolo Riani

Paolo Riani, Italmaco I, Viareggio, 1981. Vista dall’alto che evidenzia la struttura in cemento armato e pannelli prefabbricati. Photo Paolo Riani

DALLA POLITICA ALL’ARCHITETTURA

Nell’aprile del 1994 Riani peggiora la situazione scavandosi la propria tomba critica.
Viene nominato Senatore. Con una battuta si potrebbe dire che si tratta di un destino comune ai nati del settembre del 1937. Ma nel caso di Riani non è un laticlavio a vita concesso da un Presidente della Repubblica. Sono gli anni dell’ascesa di Forza Italia, quando la allora nuova compagine cerca di coinvolgere nell’esperienza politica rappresentanti della società civile. Riani si comporta onorevolmente: si dedica per tre anni al nuovo incarico, lasciando da parte l’attività professionale. Si occupa attivamente di questioni legate all’ambiente e ai rapporti internazionali. Prepara uno studio per il presidente del Senato dal titolo Legislatura Italiana sull’Urbanistica. Sono, come ricorderà, le cose che sa fare e potrebbero dare un contributo al Paese. Terminato il mandato, è giubilato così come altri intellettuali che Berlusconi ritiene non più organici al suo disegno.
Nel 2000 Riani è nominato Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di New York dove manterrà l’incarico sino al termine del mandato nel 2002. Nel 2006 è tempo di bilanci: pubblica uno splendido libro, Uncharted Territories Paolo Riani, in cui mescola la propria vita, le fotografie, i progetti le realizzazioni. Non ha senso dividere l’uomo dalla propria opera.
Negli anni successivi prosegue l’attività realizzando opere di notevole impegno professionale. Continua a insegnare, all’Università di Pisa. I discorsi astratti sul linguaggio lo interessano sempre di meno. L’architettura, dice, non può essere fine a sé stessa, ma servire a fare stare bene chi la vive. È uno strumento per la felicità dell’uomo. Viaggiando, aggiunge, ”ho sempre cercato lo stesso tipo di sentimenti, lo stesso tipo di valori che sono universali: onestà, bontà, amore, affetto, forza”. Vi potete rendere conto quanto queste parole possano sembrare naïve a coloro che vivono rendendo complicato l’inutile, a chi pensa che lo specifico disciplinare abbia una costruzione autonoma, non referenziale, e sia un linguaggio con regole sintattiche da costruire secondo sofisticate logiche combinatorie. Ebbene, quando vi sarete scrollati da tutto questo bullshit, forse potrete godervi in santa pace l’architettura di questo architetto curioso che ha vissuto con la valigia in mano e la macchina fotografica a tracolla.

Luigi Prestinenza Puglisi

LE PUNTATE PRECEDENTI

Architetti d’Italia #1 – Renzo Piano
Architetti d’Italia #2 – Massimiliano Fuksas
Architetti d’Italia #3 – Stefano Boeri
Architetti d’Italia #4 – Marco Casamonti
Architetti d’Italia #5 – Cino Zucchi
Architetti d’Italia#6 – Maria Giuseppina Grasso Cannizzo
Architetti d’Italia#7 – Adolfo Natalini
Architetti d’Italia#8 – Benedetta Tagliabue
Architetti d’Italia#9 – Michele De Lucchi
Architetti d’Italia#10 – Vittorio Gregotti
Architetti d’Italia#11 – Paolo Portoghesi
Architetti d’Italia#12 – Mario Cucinella
Architetti d’Italia #13 ‒ Mario Bellini
Architetti d’Italia #14 ‒ Franco Purini
Architetti d’Italia #15 ‒ Italo Rota
Architetti d’Italia #16 ‒ Franco Zagari
Architetti d’Italia #17 ‒ Guendalina Salimei
Architetti d’Italia #18 ‒ Guido Canali
Architetti d’Italia #19 ‒ Teresa Sapey
Architetti d’Italia #20 ‒ Gianluca Peluffo
Architetti d’Italia #21 ‒ Alessandro Mendini
Architetti d’Italia #22 ‒ Carlo Ratti
Architetti d’Italia #23 ‒ Umberto Riva
Architetti d’Italia #24 ‒ Massimo Pica Ciamarra
Architetti d’Italia #25 ‒ Francesco Venezia
Architetti d’Italia #26 ‒ Dante Benini
Architetti d’Italia #27 ‒ Sergio Bianchi
Architetti d’Italia #28 ‒ Bruno Zevi
Architetti d’Italia #29 ‒ Stefano Pujatti
Architetti d’Italia #30 ‒ Aldo Rossi
Architetti d’Italia #31 ‒ Renato Nicolini
Architetti d’Italia #32 ‒ Luigi Pellegrin
Architetti d’Italia #33 ‒ Studio Nemesi
Architetti d’Italia #34 ‒ Francesco Dal Co
Architetti d’Italia #35 ‒ Marcello Guido
Architetti d’Italia #36 ‒ Manfredo Tafuri
Architetti d’Italia #37 ‒ Aldo Loris Rossi
Architetti d’Italia #38 ‒ Giacomo Leone
Architetti d’Italia #39 ‒ Gae Aulenti
Architetti d’Italia #40 ‒ Andrea Bartoli
Architetti d’Italia#41 ‒ Giancarlo De Carlo
Architetti d’Italia #42 ‒ Leonardo Ricci
Architetti d’Italia #43 ‒ Sergio Musmeci
Architetti d’Italia #44 ‒ Carlo Scarpa
Architetti d’Italia #45 ‒ Alessandro Anselmi
Architetti d’Italia #46 ‒ Orazio La Monaca
Architetti d’Italia #47 ‒ Luigi Moretti
Architetti d’Italia #48 ‒ Ignazio Gardella
Architetti d’Italia #49 ‒ Maurizio Carta
Architetti d’Italia #50 ‒ Gio Ponti
Architetti d’Italia #51 ‒ Vittorio Sgarbi
Architetti d’Italia #52 ‒ Fabrizio Carola
Architetti d’Italia #53 ‒ Edoardo Persico
Architetti d’Italia #54 ‒ Alberto Cecchetto
Architetti d’Italia #55 ‒ Fratelli Castiglioni
Architetti d’Italia #56 ‒ Marcello Piacentini
Architetti d’Italia #57 ‒ Massimo Mariani
Architetti d’Italia #58 – Giuseppe Terragni
Architetti d’Italia #59 – Vittorio Giorgini
Architetti d’Italia #60 – Massimo Cacciari
Architetti d’Italia #61 – Carlo Mollino
Architetti d’Italia #62 – Maurizio Sacripanti
Architetti d’Italia #63 – Ettore Sottsass
Architetti d’Italia #64 – Franco Albini
Architetti d’Italia #65 – Armando Brasini
Architetti d’Italia #66 – Camillo Botticini
Architetti d’Italia #67 – Antonio Citterio
Architetti d’Italia # 68 – Oreste Martelli Castaldi
Architetti d’Italia #69 – Paolo Soleri
Architetti d’Italia #70 – Giovanni Michelucci
Architetti d’Italia #71 – Lucio Passarelli
Architetti d’Italia #72 – Marcello d’Olivo
Architetti d’Italia #73 – Venturino Ventura
Architetti d’Italia #74 ‒ Ugo e Amedeo Luccichenti
Architetti d’Italia #75 – Walter Di Salvo
Architetti d’Italia #76 – Luigi Cosenza
Architetti d’Italia #77 – Lina Bo Bardi
Architetti d’Italia #78 – Adriano Olivetti
Architetti d’Italia #79 – Ernesto Nathan Rogers
Architetti d’Italia #80 – Mario Galvagni
Architetti d’Italia #81 – Ludovico Quaroni
Architetti d’Italia #82 – Adalberto Libera
Architetti d’Italia #83 – Vittoriano Viganò
Architetti d’Italia #84 – Cesare Leonardi
Architetti d’Italia #85 – Leonardo Savioli
Architetti d’Italia #86 – Giuseppe Vaccaro
Architetti d’Italia #87 – Eugenio Gentili Tedeschi
Architetti d’Italia #88 – Luigi Figini e Gino Pollini
Architetti d’Italia #89 – Mario Ridolfi
Architetti d’Italia #90 – Giuseppe Samonà
Architetti d’Italia #91 – Giorgio Grassi
Architetti d’Italia #92 – Riccardo Morandi
Architetti d’Italia #93 – Giuseppe Pagano
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Architetti d’Italia #96 – Pier Luigi Nervi

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Luigi Prestinenza Puglisi

Luigi Prestinenza Puglisi

Luigi Prestinenza Puglisi (Catania 1956). Critico di architettura. Collabora abitualmente con Edilizia e territorio, The Plan, A10. E’ il direttore scientifico della rivista Compasses (www.compasses.ae) e della rivista on line presS/Tletter. E’ presidente dell’ Associazione Italiana di Architettura e Critica…

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