Pittura lingua viva. Intervista a Dario Carratta

Viva, morta o X? 80esimo appuntamento con la rubrica dedicata alla pittura contemporanea in tutte le sue declinazioni e sfaccettature attraverso le voci di alcuni dei più interessanti artisti italiani: dalla pittura “espansa” alla pittura pittura, dalle contaminazioni e slittamenti disciplinari al dialogo con il fumetto e l’illustrazione fino alla rilettura e stravolgimento di tecniche e iconografie della tradizione.

Dario Carratta (Gallipoli, 1988) è diplomato presso l’Accademia di Belle Arti di Roma. Tra i suoi principali progetti espositivi: Industria Indipendente ‒ Klub Taiga (Dear Darkness), La Biennale di Venezia Teatro, Venezia, 2020; In the making, Richter Fine Art, Roma, 2018; Angry Boys, Det Ny Kastet Museum, Thisted, 2018; Straperetana, Pereto, 2017; Sniff my leather jacket, Richter Fine Art, Roma, 2017; Artist in residence, Italian Ambassador Residence, Villa Firenze, Washington DC, 2017; Display, Katzen Art Center, Washington DC, 2017; Non amo che le rose che non colsi, Richter Fine Art, Roma, 2016; The Grass Grows, 74 Riehenstrasse, Basilea, 2014; The Celeste Choice, Format Gallery, Milano, 2014; Petty Theft, Launch F18 Gallery, New York, 2013; Collateral Orbits, Allegranomad Gallery, Bucarest, 2013.

Come ti sei avvicinato alla pittura?
Mi sono avvicinato alla pittura in modo molto spontaneo, probabilmente sarà stata anche una predisposizione naturale. È accaduto durante l’adolescenza: quando dipingevo sentivo come se la mi coscienza si rafforzasse. Da quel momento, per me la pittura è divenuta una sorta di dipendenza, un modo di vedere il mondo, ha cambiato la mia percezione delle cose, il mio modo di rapportami agli altri.

Chi sono i Maestri e gli artisti cui guardi e che sono stati importanti per la tua formazione?
I miei Maestri sono stati molteplici e non sempre legati all’arte visiva. Hanno svolto un ruolo fondamentale per permettermi di prendere coscienza di ciò che faccio. Probabilmente il primo in assoluto è stato Goya. Osservando i suoi dipinti sentivo come una forma di seduzione e attrazione, molto strana da descrivere.

La tua è una pittura veloce o lenta?
La definirei più lunare o ciclica. Alcuni concetti, per essere espressi, hanno bisogno di una maggiore cura e lentezza, altri invece riescono a uscire in modo più intuitivo. Spesso l’esigenza di una particolare tipologia di pittura nasce dal fatto che alcune nozioni o sensazioni trovano più equilibrio espressivo nella velocità del gesto, altre invece in una pittura più riflessiva.

Perché la scelta del linguaggio figurativo?
Ho da sempre utilizzato la figurazione in modo spontaneo, non è stata una vera e propria scelta, ma un modo di appagare la mia voglia di comunicare tramite immagini e simboli. Anche il nostro inconscio elabora la vita e le situazioni tramite simboli, figurazioni, e la figurazione in sé crea nell’osservatore grande empatia. La cosa importante è creare un’astrazione mentale in chi osserva, o meglio, tentare di stimolare delle sensazioni tramite un’immagine, veicolare il pensiero verso nuovi spiragli di realtà.

Dario Carratta, Medium, 2020

Dario Carratta, Medium, 2020

LA PITTURA SECONDO DARIO CARRATTA

Come, in generale, si è trasformato il tuo lavoro nel tempo?
Il mio lavoro ha avuto diverse fasi di indagine, ogni periodo della vita ovviamente va di pari passo all’evoluzione del lavoro. Con il tempo è cambiato a livello estetico, e allo stesso modo è cambiata la consapevolezza di ciò che faccio. Per fortuna ho anche sbagliato tanto. Fondamentalmente il nucleo del mio lavoro è rimasto sempre quello originario. Mi approccio a esso con l’intento di creare macro storie che non trovano mai un fine.

E il disegno che ruolo svolge?
Il disegno ha sempre svolto un ruolo molto intimo, legato alla progettazione delle opere. È molto importante disegnare per determinare un allenamento mentale alla pratica pittorica. Infatti, mi approccio al disegno in maniera molto disinibita, quasi automatica. Ho diverse agende dove schizzo e scrivo. Nel mio caso il disegno svolge il lavoro sporco.

Chi sono i protagonisti delle tue opere?
Sono risonanze psichiche, spesso mostruose e ambigue, un’anomalia che si palesa nella realtà.

Che significato assume la dimensione onirica nei tuoi quadri? “Nei sogni tutto è lecito”, hai affermato.
Nei sogni i nostri tabù e le nostre inibizioni decadono ed entriamo in una dimensione dove regnano l’inconscio e la nostra natura istintiva. Cerco di rapportarmi al lavoro con una metodologia di questo tipo. Trovo molto interessante come nella dimensione onirica il nostro modo di percepire venga sovvertito, come le nostre sovrastrutture perdano la loro forza. Penso che dovremmo prestare più attenzione ai nostri sogni, perché credo che loro parlino al nostro IO cosciente per guidarci, nonostante a volte possano sembrare insondabili e insensati. Anche per questo motivo amo molto quei frangenti del NO SENSE, in quanto credo che in realtà ogni fenomeno che si palesa nel mondo abbia un forte carattere simbolico, nulla accade per caso.

Cosa rappresenta il tempo per te?
Sinceramente non so bene cosa rispondere, credo sia un argomento davvero immenso da indagare. Il tempo si annida nella vita e viene esibito dal consumarsi e rinnovarsi del mondo che ci circonda, se non ci fosse la vita probabilmente il tempo non avrebbe senso di esistere, siamo noi che diamo un senso al tempo. Pensare di avere un lasso di tempo limitato nella realtà mi genera molta malinconia, anche per questo ricerco il sacro in tutte le sue sfaccettature.

E il grottesco, il perturbante?
Questi sono due temi che da sempre mi hanno incuriosito, il perturbante in particolar modo.
Il perturbante ha sempre avuto un ruolo centrale nel mio lavoro. Il sovvertimento di tutto ciò che è familiare e conosciuto mi ha sempre affascinato. Questo argomento mi sta molto a cuore perché rappresenta lo svelamento del nascosto, la visione del doppio che si cela dietro a ogni cosa a noi conosciuta tramite i sensi. Così come il perturbante, anche il grottesco e il mostruoso rappresentano a livello estetico il sovvertimento dell’ordine. Infatti, nello specifico, la mostruosità si produce su due piani: da un lato nell’immaginazione e dall’altro nell’eccezionalità inaudita del reale.

Dario Carratta, Compulsività, 2019

Dario Carratta, Compulsività, 2019

LE FONTI DI ISPIRAZIONE DI CARRATTA

Hai anche detto: “L’altro appartiene a me tramite i miei occhi” e, ancora, “Costruisco un immaginario sulla persona”. Mi piacerebbe approfondire.
Queste affermazioni nascono dal fatto che, secondo me, tutto ciò che osserviamo perde di oggettività e viene inevitabilmente filtrato dal nostro essere. In un certo senso, la nostra realtà ci appartiene veramente nel momento in cui è osservata tramite il nostro bagaglio di vita.
Ciò che trovo affascinante è proprio la costruzione di immaginari: per questo cerco sempre di prolungare la visione, per dare un senso rovesciato alle cose e alle persone che rappresento.

Quali sono le tue fonti iconografiche?
Le fonti che uso sono molteplici e disomogenee, principalmente utilizzo Internet, vecchi libri, fotografie che scatto. Ho un grande archivio di foto e immagini che assemblo e utilizzo come una mappa, per creare paradossi, sovrapporle e probabilmente sintetizzarle in qualcosa che prende una nuova forma. Ad esempio, ultimamente, sto creando un archivio con immagini sacre, studiandone le composizioni e i simboli, le strutture utilizzate.

Come usi il colore? E la tecnica conta?
Non ho metodologie particolari nell’uso del colore, credo che la tecnica conti veramente nel momento in cui se ne ha bisogno, deve essere uno strumento per facilitare il lavoro dell’artista, in quel caso sì. In altri casi può diventare un’inibizione, un inutile sforzo per autocelebrarsi. Quello che conta davvero è l’armonia.

Letteratura, poesia, musica, cinema, fotografia… Da cosa sono nutriti i tuoi immaginari?
Mi nutro di tutto ciò che comporta delle riflessioni e che, in particolare, stimola la mia curiosità. Tutto quello che hai elencato è materiale fecondo per arricchire l’immaginario. Anche se, fondamentalmente, credo che ogni artista riproponga sempre la propria ossessione esaminandola da diverse angolazioni. Nello specifico amo molto la poesia, perché è libera e crea panorami, metafore che stimolano molto la fluidità della fantasia.

Dario Carratta, I nodi, 2020

Dario Carratta, I nodi, 2020

IL PAESAGGIO NELLA PITTURA DI CARRATTA

In una recente intervista hai detto che appena finita la quarantena come prima cosa saresti andato a fare una passeggiata e avresti toccato la corteccia di un albero. Lo hai fatto?
L’ho fatto, ma non credo sia stata la prima cosa.

E, a questo proposito, cosa rappresentano il paesaggio e la natura per te? Che ruolo svolgono nelle tue opere?
Mi rapporto alla rappresentazione della natura in maniera mitologica, allegorica. Rappresentare la natura è sempre una grande responsabilità.

Perché fare pittura oggi?
Oggi bisogna fare pittura perché è una pratica umana, spirituale. Bisogna farla perché è antica, arcaica. È un ritornare alle forme primitive e primarie di comunicazione, che al giorno d’oggi stiamo demolendo con la tecnologia.

Cosa pensi della scena della pittura italiana contemporanea?
Nell’ambito della pittura gli artisti italiani sono molto preparati e fortunatamente ci sono delle eccellenze. Purtroppo, molto spesso vedo poco supporto da parte delle istituzioni e molta esterofilia, si preferisce minore qualità (secondo il mio parere) a nomi più “cool” a livello di mercato.

Damiano Gullì

LE PUNTATE PRECEDENTI

Pittura lingua viva #1 ‒ Gabriele Picco
Pittura lingua viva #2 ‒ Angelo Mosca
Pittura lingua viva #3 ‒ Gianluca Concialdi
Pittura lingua viva #4 – Michele Tocca
Pittura lingua viva #5 ‒ Lorenza Boisi
Pittura lingua viva#6 ‒ Patrizio Di Massimo
Pittura lingua viva#7 ‒ Fulvia Mendini
Pittura lingua viva#8 ‒ Valentina D’Amaro
Pittura lingua viva#9 ‒ Angelo Sarleti
Pittura lingua viva#10 ‒ Andrea Kvas
Pittura lingua viva#11 ‒ Giuliana Rosso
Pittura lingua viva#12 ‒ Marta Mancini
Pittura lingua viva #13 ‒ Francesco Lauretta
Pittura lingua viva #14 ‒ Gianluca Di Pasquale
Pittura lingua viva #15 ‒ Beatrice Meoni
Pittura lingua viva #16 ‒ Marta Sforni
Pittura lingua viva #17 ‒ Romina Bassu
Pittura lingua viva #18 ‒ Giulio Frigo
Pittura lingua viva #19 ‒ Vera Portatadino
Pittura lingua viva #20 ‒ Guglielmo Castelli
Pittura lingua viva #21 ‒ Riccardo Baruzzi
Pittura lingua viva #22 ‒ Gianni Politi
Pittura lingua viva #23 ‒ Sofia Silva
Pittura lingua viva #24 ‒ Thomas Berra
Pittura lingua viva #25 ‒ Giulio Saverio Rossi
Pittura lingua viva #26 ‒ Alessandro Scarabello
Pittura lingua viva #27 ‒ Marco Bongiorni
Pittura lingua viva #28 ‒ Pesce Kethe
Pittura lingua viva #29 ‒ Manuele Cerutti
Pittura lingua viva #30 ‒ Jacopo Casadei
Pittura lingua viva #31 ‒ Gianluca Capozzi
Pittura lingua viva #32 ‒ Alessandra Mancini
Pittura lingua viva #33 ‒ Rudy Cremonini
Pittura lingua viva #34 ‒ Nazzarena Poli Maramotti
Pittura lingua viva #35 – Vincenzo Ferrara
Pittura lingua viva #36 – Luca Bertolo
Pittura lingua viva #37 – Alice Visentin
Pittura lingua viva #38 – Thomas Braida
Pittura lingua viva #39 – Andrea Carpita
Pittura lingua viva #40 – Valerio Nicolai
Pittura lingua viva #41 – Maurizio Bongiovanni
Pittura lingua viva #42 – Elisa Filomena
Pittura lingua viva #43 – Marta Spagnoli
Pittura lingua viva #44 – Lorenzo Di Lucido
Pittura lingua viva #45 – Davide Serpetti
Pittura lingua viva #46 – Michele Bubacco
Pittura lingua viva #47 – Alessandro Fogo
Pittura lingua viva #48 – Enrico Tealdi
Pittura lingua viva #49 – Speciale OPENWORK
Pittura lingua viva #50 – Bea Bonafini
Pittura lingua viva #51 – Giuseppe Adamo
Pittura lingua viva #52 – Speciale OPENWORK (II)
Pittura lingua viva #53 ‒ Chrysanthos Christodoulou 
Pittura lingua viva #54 – Amedeo Polazzo
Pittura lingua viva #55 – Ettore Pinelli
Pittura lingua viva #56 – Stanislao Di Giugno
Pittura lingua viva #57 – Andrea Barzaghi
Pittura lingua viva #58 – Francesco De Grandi
Pittura lingua viva #59 – Enne Boi
Pittura lingua viva #60 – Alessandro Giannì
Pittura lingua viva #61‒ Elena Ricci
Pittura lingua viva #62 – Marta Ravasi
Pittura lingua viva #63 – Maddalena Tesser
Pittura lingua viva #64 – Luigi Presicce
Pittura lingua viva #65 – Alessandro Sarra
Pittura lingua viva #66 – Fabio Marullo
Pittura lingua viva #67 – Oscar Giaconia
Pittura lingua viva #68 – Andrea Martinucci
Pittura lingua viva #69 – Viola Leddi
Pittura lingua viva #70 – Simone Camerlengo
Pittura lingua viva #71 – Davide Ferri
Pittura lingua viva #72 – Diego Gualandris
Pittura lingua viva #73 – Paola Angelini
Pittura lingua viva #74 ‒ Alfredo Camerottti e Margherita de Pilati
Pittura lingua viva #75 – Andrea Chiesi
Pittura lingua viva #76 – Daniele Innamorato
Pittura lingua viva #77 – Federica Perazzoli
Pittura lingua viva #78 – Alessandro Pessoli
Pittura lingua viva #79 ‒ Silvia Argiolas

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Damiano Gullì

Damiano Gullì

Damiano Gullì (Fidenza, 1979) vive a Milano. I suoi ambiti di ricerca sono l’arte contemporanea e il design. Da aprile 2022 è curatore per l'Arte contemporanea e il Public Program di Triennale Milano. Dal 2020 è stato Head Curator del…

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