Pittura lingua viva. Parola a Chrysanthos Christodoulou

Viva, morta o X? 53esimo appuntamento con la rubrica dedicata alla pittura contemporanea in tutte le sue declinazioni e sfaccettature attraverso le voci di alcuni dei più interessanti artisti italiani: dalla pittura "espansa" alla pittura pittura, dalle contaminazioni e slittamenti disciplinari al dialogo con il fumetto e l'illustrazione fino alla rilettura e stravolgimento di tecniche e iconografie della tradizione.

Chrysanthos Christodoulou è nato a Larissa, in Grecia, nel 1984. Vive e lavora a Milano. Si è diplomato in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Lecce e successivamente ha studiato Illustrazione all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Ha esposto in diverse mostre in Grecia e in Italia, tra cui la personale KOUKOULA, Cask Gallery, Larissa, 2016, e le collettive Stand by me, Pelagica Gallery, Milano, 2019; Ενα σημείο στο κέντρο, Katsigras Museum, Larissa, 2016; Tramontane, Tounta Contemporary Art Center, Atene, 2016; Unconscious Playground, Mpouzianis Museum, Atene, 2016; #DECORBUZIERS, Romantzo, Atene, 2016; Rem-Brant, Lola Nikoalou Gallery, Salonicco, 2016. È membro fondatore della rivista d’arte Stain.

Come ti sei avvicinato alla pittura?
Sin da piccolo disegnavo. Mi piaceva tanto disegnare. Mio nonno, che non ho mai conosciuto, era un uomo molto creativo, disegnava, faceva piccole sculture in legno. Casa nostra in Grecia è stata costruita interamente da lui, da solo! Questo talento è passato a mio padre. La casa era piena di suoi disegni… Inoltre, mi ha sempre portato a visitare delle mostre. Mi è venuto naturale iniziare a disegnare. Ero anche molto affascinato dai cartoni animati. Ricordo che, quando ho visto il film Casper, al ritorno dal cinema ho disegnato tutti i personaggi del film. Quando ero alle scuole medie i miei genitori mi hanno chiesto quanto mi piacesse e da lì abbiamo iniziato a pensare che io dovessi andare a studiare all’Accademia di Belle Arti.

Come mai dalla Grecia hai scelto l’Italia come luogo per i tuoi studi?
In Grecia c’erano solo due Accademie, una ad Atene e una a Salonicco, per le quali c’era molta richiesta ed era molto difficile entrare. Il livello era molto alto. Per prepararmi all’ingresso in Accademia fin da quando avevo dodici ho frequentato dei corsi di disegno privati.
Consapevole della difficoltà di ingresso in Grecia, per non perdere tempo, ho voluto provare anche in Italia. Mi sono confrontato con degli amici di famiglia e così alla fine mi sono orientato sull’Accademia di Belle Arti di Lecce, una realtà piccola, quasi “di famiglia”, dove mi sono trovato molto bene.

Chrysanthos Christodoulou, Untitled. Casual Form

Chrysanthos Christodoulou, Untitled. Casual Form

Dopo l’Accademia si è sviluppato il tuo interesse per l’illustrazione.
Nell’avvicinarmi al diploma, mi rendevo conto che la mia pittura stava diventando più “illustrativa”. Ho anche iniziato a pensare al mio futuro e all’idea di poter fare qualcosa di più spendibile nel mondo del lavoro. Ho cercato quindi un master sull’illustrazione e ho trovato quello dell’Accademia di Belle Arti di Bologna. Anche lì mi sono trovato molto bene. Devo dire che la formazione molto rigorosa ricevuta in Grecia mi ha aiutato sia a Lecce che a Bologna.
Ho avuto la fortuna di incontrare persone importanti nell’ambito dell’illustrazione però, oggi, il rapporto che ho con questa pratica è di amore e odio, perché trattandosi di un’arte applicata ho sempre paura che uccida un po’ quella parte “romantica” dell’arte.

Nel vedere le tue opere di oggi, si stenta a ritrovare la natura “illustrativa” di cui parlavi prima. Sei approdato all’astrazione, l’elemento figurativo è quasi completamente scomparso. Come si è trasformato il tuo lavoro nel tempo?
In realtà, il tipo di disegno che ho appreso in Grecia era già abbastanza astratto, per la tecnica, le sfumature, i tratti. Quindi una componente di astrazione è sempre stata presente nel mio percorso. All’Accademia, dopo il primo anno di nudo, di disegno dal vivo, piano piano ho iniziato a lavorare per sottrazione a partire dal dato figurativo, arrivando a un punto in cui astrazione e figurazione erano compresenti. Poi, non so bene cosa sia cambiato, mi sono avvicinato alla Street Art, realizzavo sticker, ho adottato un linguaggio più “surreale”. Questa è la parte che definisco più “illustrativa”. Dopo il master, come ti dicevo, ero appesantito da tutto questo e mi sono concentrato più sulle forme, sono diventato più minimalista.

Anche se, a ben guardare, si ritrovano elementi biomorfi e antropomorfi. Le tue opere non sono totalmente avulse dalla figurazione.
Vero, una parte di figurazione è sempre presente.

Recentemente la tua pittura si è “espansa”: lavori sullo spazio, realizzi delle installazioni.
Questa è una cosa abbastanza nuova per me, ho realizzato tre anni fa un’installazione in cui ho riportato in tre dimensioni i soggetti dei miei quadri. Sentivo questa necessità di passare dalla bidimensionalità alla tridimensionalità. Quello era un gruppo di lavori molto personali, forme che avevano a che fare con l’essere uomo, con la mascolinità. Sono arrivato a un punto in cui le due dimensioni non mi bastavano. Sto lavorando molto in questo senso, senza abbandonare la pittura, ovviamente, ma sto anche pensando di prendere una seconda laurea in scultura.

Chrysanthos Christodoulou

Chrysanthos Christodoulou

Quando realizzi un’opera la pensi già in dialogo con lo spazio e con le altre tue opere esposte?
Sì, sempre. Quando espongo tanti lavori li penso già come un’unica installazione. Sono più produttivo quando devo fare un’intera mostra, piuttosto che una singola opera, perché devo concentrarmi su un progetto articolato, che affronto nella sua complessità. Pure lo spazio è molto importante per me, anche per le modalità con cui lo spettatore vi si relaziona in funzione delle opere esposte.

Prima parlavi di un tuo gruppo di opere che esplora il significato dell’essere uomo. Quali sono i temi che ami affrontare nel tuo lavoro?
Ho sempre affrontato temi personali. Sono abbastanza egocentrico. Non voglio parlare di globalizzazione o di climate change o della guerra, perché credo che parlare di me stesso sia più sincero, sicuramente è anche più facile. Le opere cui facevi riferimento sono nate in un periodo in cui mi trovavo in una relazione di lungo periodo, ma ero molto stressato, mi sentivo molto solo. Volevo far vedere agli altri dove mi trovassi in quel momento. Mi interessa la solitudine dell’essere umano. Credo sia uno dei problemi più grandi della nostra epoca, che tocca anche me.

È quindi un modo per esorcizzare determinate paure?
Sì, anche, certo.

Il disegno ti accompagna sempre? Come si relaziona con il tuo lavoro?
Il disegno è in assoluto il mezzo che prediligo. Lo preferisco quasi alla pittura. È anche una questione di materiali. Preferisco quelli più soft, la matita, la grafite… Anche quando dipingo su tela, la matita è sempre presente. Il disegno ha un ruolo preparatorio però, ogni volta che ne finisco uno, non lo considero mai un bozzetto, ma un lavoro vero e proprio, anche più importante dell’esito pittorico finale.

La tua è una pittura lenta o veloce?
Sono abbastanza veloce perché quando decido di fare una cosa mi ci dedico con grande intensità e concentrazione. La fase preliminare della ricerca è molto importante. Quando poi arriva il momento giusto, le cose escono una dopo l’altra in maniera molto veloce. Certo, poi dipende sempre da cosa si intenda per velocità.

E che formati prediligi?
Ho sempre amato le piccole dimensioni. Credo che nello spazio giusto un’opera piccola, ovviamente se ben fatta, possa risultare più potente. A volte ci si lascia inutilmente sopraffare dalla grandi dimensioni di un’opera.

Chrysanthos Christodoulou, Untitled. Works in the Room

Chrysanthos Christodoulou, Untitled. Works in the Room

Chi sono gli artisti e i maestri cui guardi?
La lista potrebbe essere infinita. Ho studiato tanto e amo tanto David Hockney ‒ ho visitato cinque volte la sua retrospettiva a Londra ‒, poi Jannis Kounellis, Robert Motherwell, Giuseppe Penone, Sarah Lucas, Louise Bourgeois, Pierre Huyghe. Quando ero più giovane Klimt, Schiele, Pollock.

Letteratura, musica, cinema hanno un’influenza nella definizione dei tuoi immaginari?
Quando ero più giovane ascoltavo una musica molto potente, quasi da palestra, mi dava un ritmo. E i mei lavori era un po’ più pop. Ora seguo molto la musica indie folk e il jazz. Ascolto tutto quello che mi piace senza pregiudizi, quindi non dirò mai: “A casa mia, Madonna mai!”. I libri e il cinema ovviamente mi hanno formato. Ti devono formare! Amo il cinema francese, un regista come François Ozon ha sicuramente influenzato la mia estetica. E poi la poesia di autori greci come Odysseas Elytīs, Konstantinos Kavafis. Però mi piace molto anche Stephen King!

Spesso per i titoli delle tue opere usi Untitled, cui poi accosti altre brevi indicazioni testuali.
Non mi piace mettere titoli. Evito di mettere un titolo univoco perché non mi piace direzionare lo spettatore verso una strada che magari non vuole seguire. Preferisco lasciare l’opera aperta rispetto alla sua lettura. Il titolo ti vincola, rischia di distruggere quello che lo spettatore si è immaginato vedendo l’opera senza elementi interpretativi aggiuntivi. Un titolo può essere molto potente e dare valore a un’opera, ma può anche distruggerla.

Félix González-Torres usava Untitled e poi, tra parentesi, inseriva un riferimento all’opera che però voleva essere un suggerimento, non un’imposizione di lettura…
Esatto, è un approccio analogo. Anche nel mio caso la seconda parte del titolo è una mia interpretazione. Se qualcuno non è troppo pigro e vuole leggere l’intero titolo senza fermarsi a Untitled ha un elemento in più, ma è davvero solo un mio suggerimento.

Se tu dovessi dare una definizione della tua pittura?
È molto difficile. Perché dobbiamo dare delle etichette? Ci sono vari elementi che concorrono, anche i materiali che uso sono sempre tecniche miste. Non vorrei categorizzarla.

Perché fare pittura oggi?
Per tanti motivi. È un mondo infinito: la superficie bianca, la tela non finiranno mai.
Ed è il mio amore. Non potrei abbandonarlo facilmente.

‒ Damiano Gullì

LE PUNTATE PRECEDENTI

Pittura lingua viva #1 ‒ Gabriele Picco
Pittura lingua viva #2 ‒ Angelo Mosca
Pittura lingua viva #3 ‒ Gianluca Concialdi
Pittura lingua viva #4 – Michele Tocca
Pittura lingua viva #5 ‒ Lorenza Boisi
Pittura lingua viva#6 ‒ Patrizio Di Massimo
Pittura lingua viva#7 ‒ Fulvia Mendini
Pittura lingua viva#8 ‒ Valentina D’Amaro
Pittura lingua viva#9 ‒ Angelo Sarleti
Pittura lingua viva#10 ‒ Andrea Kvas
Pittura lingua viva#11 ‒ Giuliana Rosso
Pittura lingua viva#12 ‒ Marta Mancini
Pittura lingua viva #13 ‒ Francesco Lauretta
Pittura lingua viva #14 ‒ Gianluca Di Pasquale
Pittura lingua viva #15 ‒ Beatrice Meoni
Pittura lingua viva #16 ‒ Marta Sforni
Pittura lingua viva #17 ‒ Romina Bassu
Pittura lingua viva #18 ‒ Giulio Frigo
Pittura lingua viva #19 ‒ Vera Portatadino
Pittura lingua viva #20 ‒ Guglielmo Castelli
Pittura lingua viva #21 ‒ Riccardo Baruzzi
Pittura lingua viva #22 ‒ Gianni Politi
Pittura lingua viva #23 ‒ Sofia Silva
Pittura lingua viva #24 ‒ Thomas Berra
Pittura lingua viva #25 ‒ Giulio Saverio Rossi
Pittura lingua viva #26 ‒ Alessandro Scarabello
Pittura lingua viva #27 ‒ Marco Bongiorni
Pittura lingua viva #28 ‒ Pesce Kethe
Pittura lingua viva #29 ‒ Manuele Cerutti
Pittura lingua viva #30 ‒ Jacopo Casadei
Pittura lingua viva #31 ‒ Gianluca Capozzi
Pittura lingua viva #32 ‒ Alessandra Mancini
Pittura lingua viva #33 ‒ Rudy Cremonini
Pittura lingua viva #34 ‒ Nazzarena Poli Maramotti
Pittura lingua viva #35 – Vincenzo Ferrara
Pittura lingua viva #36 – Luca Bertolo
Pittura lingua viva #37 – Alice Visentin
Pittura lingua viva #38 – Thomas Braida
Pittura lingua viva #39 – Andrea Carpita
Pittura lingua viva #40 – Valerio Nicolai
Pittura lingua viva #41 – Maurizio Bongiovanni
Pittura lingua viva #42 – Elisa Filomena
Pittura lingua viva #43 – Marta Spagnoli
Pittura lingua viva #44 – Lorenzo Di Lucido
Pittura lingua viva #45 – Davide Serpetti
Pittura lingua viva #46 – Michele Bubacco
Pittura lingua viva #47 – Alessandro Fogo
Pittura lingua viva #48 – Enrico Tealdi
Pittura lingua viva #49 – Speciale OPENWORK
Pittura lingua viva #50 – Bea Bonafini
Pittura lingua viva #51 – Giuseppe Adamo
Pittura lingua viva #52 – Speciale OPENWORK (II)

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Damiano Gullì

Damiano Gullì

Damiano Gullì (Fidenza, 1979) vive a Milano. I suoi ambiti di ricerca sono l’arte contemporanea e il design. Da aprile 2022 è curatore per l'Arte contemporanea e il Public Program di Triennale Milano. Dal 2020 è stato Head Curator del…

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