Pittura lingua viva. Parola a Fulvia Mendini

Viva, morta o X? Settimo appuntamento con la rubrica dedicata alla pittura contemporanea in tutte le sue declinazioni e sfaccettature attraverso le voci di alcuni dei più interessanti artisti italiani: dalla pittura "espansa" alla pittura pittura, dalle contaminazioni e slittamenti disciplinari al dialogo con il fumetto e l'illustrazione fino alla rilettura e stravolgimento di tecniche e iconografie della tradizione.

Fulvia Mendini nasce a Milano nel 1966 dove vive e lavora. Figlia dell’architetto Alessandro, dopo gli studi di illustrazione e grafica allo IED, ha lavorato nell’Atelier Mendini. In seguito ha iniziato una ricerca pittorica e decorativa personale, approfondendo in particolare il mondo della natura e del ritratto. Il suo linguaggio è influenzato tanto dal mondo del graphic design quanto dall’illustrazione per l’infanzia e dalla tradizione dell’Arts and Crafts. Non si è dedicata solo alla pittura ma ha realizzato vetri, gioielli e borse. Le sue opere sono state esposte al Grand Palais di Parigi, all’International Expo di Taejon in Corea, alla Biennale di Praga, oltre che in numerose gallerie. È presente nella collezione del Byblos Art Hotel di Verona e, con mosaici, nelle stazioni della metropolitana di Napoli. Diverse sono state le sue partecipazioni a mostre collettive, tra le quali, nel 2013 Kindergarten Artforkids, Galleria Antonia Jannone, Milano, nel 2014 L’Arte al tempo della crisi, Triennale di Milano, nel 2015 La famosa invasione degli artisti a Milano, Antonio Colombo Arte Contemporanea, Milano. Tra le personali, nel 2011 Caleidoscopio Little Circus, Antonio Colombo Arte Contemporanea, Milano, nel 2014 Fulvia Mendini dipinti contemporanei in scena aperta, Galleria Frascione Arte, Firenze, nel 2016 The Age of Innocence, Antonio Colombo Arte Contemporanea, Milano, nel 2017 Il Cavalluccio e Altre Meraviglie, Fabriano Boutique, Roma.

Come ti sei avvicinata alla pittura?
Forse per solitudine, forse dopo un viaggio in India, per fissare le mie emozioni ed esprimere forme, colori e idee.

Quali sono i tuoi maestri o gli artisti, più o meno vicini, a cui guardi?
Tanti e di varie epoche, dagli antichi Egizi, a Giovanni Bellini, da Domenico Gnoli e Antonio Donghi a Salvo. Poi Alex Katz, Cindy Sherman, Pipilotti Rist…

Fulvia Mendini, Il drago, 2017

Fulvia Mendini, Il drago, 2017

Hai un cognome importante, forse talvolta ingombrante. Quale la lezione di tuo padre Alessandro, con il quale in diverse occasioni hai collaborato?
Mio padre è il principale maestro, ho lavorato e lavoro anche per lui. Profondità, equilibrio, sensibilità sono valori importanti che mi trasmette in continuazione. Fragilità e forza insieme sono un esempio straordinario.

La decorazione e l’illustrazione sono parte integrante del tuo immaginario e della tua formazione. Come dialogano con la pittura?
La decorazione appartiene al mio linguaggio e diviene fondamento delle mie pitture.
L’illustrazione è affascinante per la sua forza descrittiva, e, insieme alla grafica, è dunque un punto di partenza. Nel mio lavoro combino queste discipline creando un cortocircuito.

E quale il rapporto con il design?
Preferisco dipingere. Tuttavia gli oggetti per me sono importanti universi, mondi complessi e grandi tracce del tempo passato e futuro. Per me tutto ha un’anima.

Con uno stile asciutto e lineare riesci a sintetizzare la complessità del reale. Come scegli i tuoi soggetti (siano essi animali e fiori esotici e coloratissimi o i ritratti di amici o di protagonisti del mondo dell’arte, o ancora Madonnine ieratiche e ironiche al contempo)?
Per quanto riguarda i ritratti, sono interessata a raffigurare i volti e dunque prediligo i mezzibusti. Mi piace l’idea che, attraverso la visione frontale della posa, non vi sia altro modo di dialogare se non con uno sguardo diretto. In genere, invento dei personaggi immaginari ispirandomi alle arti di varie epoche e culture. Ho ritratto artisti che per me sono fondamentali, citando le loro opere e la loro poetica, negli abiti o nello sfondo. Inoltre ritraggo anche persone reali su commissione. I primi soggetti comunque sono stati i fiori, la natura è la mia prima fonte di ispirazione. Ora mi piace disegnare animali ipercolorati e iridescenti, un vero e proprio bestiario che nasce da un mondo idilliaco.

Fulvia Mendini, Madonnina della passione, 2018

Fulvia Mendini, Madonnina della passione, 2018

Per tornare al ritratto, cosa significa per te confrontarsi con un genere dalla tradizione così lontana?
La tradizione del ritratto è lontana, ma l’indagine dell’identità è sempre attuale e per me molto appassionante. Mi piace dare al volto una severità un po’ astratta. Non mi piace l’uso isterico del selfie. Vorrei citare David Hockney, che dice: “In a portrait I’m looking for the silence in somebody“.

E il disegno che ruolo svolge?
Il disegno è la prima traccia, dopo dipingo e procedo con i colori, e non torno indietro.

Anche il sacro è una costante. Dopo le Madonnine ti sei confrontata anche con l’iconografia delle Sante. La religione rappresenta ancora uno stimolo per la creazione?
Mi ha sempre affascinato l’iconografia mariana. C’è un senso di intimità e di mistero nei visi delle Madonne che mi attrae molto. Cerco di rappresentare la grazia, la dolcezza e il senso di protezione che queste figure trasmettono. Così per me è uno stimolo per dipingerle ancora, in un tempo tutt’altro che mistico.

Fulvia Mendini, Il colibrì, 2017

Fulvia Mendini, Il colibrì, 2017

La favola, il sogno, la simbologia che posto hanno nella tua poetica?
Mi piace essere sospesa in un clima il più possibile fantastico, evocativo e onirico, in un mondo sublime che in realtà non esiste.

E l’ironia?
L’ironia è sottile, ma non credo sia così evidente nei miei lavori. I ritratti sono sempre molto seri, non li faccio mai con i sorrisi. Ma la leggerezza è importante, almeno qualche volta. Per il resto il mondo è durissimo.

La pittura per te è un mezzo o un fine?
La pittura per me è una necessità, il mezzo per esprimermi al meglio e il fine per dire delle cose. Anche se fosse solo un piccolo messaggio, ne sarei felice.

E cosa pensi della pittura italiana contemporanea?
È la pittura in genere che mi piace, mi emoziona e mi interessa, ovunque essa sia. Nella realtà artistica italiana ci sono tanti pittori bravissimi.

Damiano Gullì

Pittura lingua viva #1 ‒ Gabriele Picco
Pittura lingua viva #2 ‒ Angelo Mosca
Pittura lingua viva #3 ‒ Gianluca Concialdi
Pittura lingua viva #4 – Michele Tocca
Pittura lingua viva #5 ‒ Lorenza Boisi
Pittura lingua viva#6 ‒ Patrizio Di Massimo

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Damiano Gullì

Damiano Gullì

Damiano Gullì (Fidenza, 1979) vive a Milano. I suoi ambiti di ricerca sono l’arte contemporanea e il design. Da aprile 2022 è curatore per l'Arte contemporanea e il Public Program di Triennale Milano. Dal 2020 è stato Head Curator del…

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