Ricciotto Canudo, storia del critico che definì il cinema “la settima arte”

Poeta, critico d’arte e di cinema, Ricciotto Canudo fu un intellettuale polivalente, attivo tra l’Italia e Parigi nel primo Novecento

L’arte non è la rappresentazione dei fatti reali, è l’evocazione dei sentimenti che avvolgono i fatti”. Questa frase riassume il pensiero del poeta e scrittore Ricciotto Canudo (Gioia del Colle, 1877 – Parigi, 1923), che ha il grande merito di aver teorizzato il cinema come linguaggio artistico. 

Chi era Ricciotto Canudo

Ricciotto era nato a Gioia del Colle da Eugenio Canudo ed Emilia Stampacchia; dopo la licenza presso l’istituto tecnico a Bari lascia gli studi e si arruola nell’esercito a 18 anni, senza smettere di leggere i classici della poesia, come Dante e Baudelaire, e a suonare il pianoforte. A ventidue anni pubblica la sua prima raccolta di versi, Le piccole anime senza corpo, e comincia a studiare il cinese e il giapponese prima a Firenze e poi all’università di Roma, collaborando con alcuni quotidiani; nel 1902 si trasferisce a Parigi, dove diventa redattore capo della rivista L’Europe artiste, senza però dimenticare la musica classica: nel 1908 pubblica il saggio Le livre de l’évolution: L’Homme. Psychologie musicale des civilisations, incentrato sulla figura di Beethoven e dedicato al poeta Gabriele D’Annunzio: si tratta di un’originale  storia dell’umanità attraverso l’evoluzione della musica, della danza e della poesia, alla quale segue Music as religion of the future, pubblicato a Londra nel 1913. Intellettuale versatile ed eclettico, Ricciotto pubblica saggi dedicati agli argomenti di suo interesse, come Dante Alighieri (oggetto dei testi Nacque al mondo un sole (Saggio sul poema di un’epoca) Dante e San Francesco d’Assisi (1906), seguiti da L’heure de Dante et la nôtre. 1321-1921(1921) e  L’âme dantesque. Essai sur l’évangile moral méditerranéen, pubblicato postumo nel 1924). 

ricciotto canudo 1 Ricciotto Canudo, storia del critico che definì il cinema “la settima arte”
Ricciotto Canudo

Ricciotto Canudo e la critica d’arte

Interessante la sua attività come critico d’arte, oggetto di dieci recensioni di mostre parigine pubblicate tra il 1908 e il 1909 sulla rivista Vita d’arte, dedicate a soggetti di avanguardia come l’Impressionismo e la cosiddetta “arte negra”, molto apprezzate dal suo amico Guillaume Apollinaire, che apprezza la visione di Canudo, il primo a parlare di Marc Chagall nel 1911. Il suo interesse per le arti visive si concretizza nella rivista Montjoe (1913-14), seguita dal Manifeste de l’art cérébriste, pubblicato su Le Figaro il 9 febbraio del 1914. “Il cerebrismo, di cui Montjoie divenne la divulgatrice, è un’estetica – scrive Sisto Sallusti – che rifiuta l’arte nata dal sentimento per un’arte che è “cerebrale” e “sensuale” e che raggiunge il suo vertice con la musica; ispirata al dinamismo, si esprime attraverso il ritmo, “suggerisce” e non intende definire”. 

Ricciotto Canudo
Ricciotto Canudo

L’interesse cinematografico di Ricciotto Canudo

In realtà Canudo è stato riconosciuto soprattutto per la sua teorizzazione del cinema, contenuta in una serie di scritti confluiti nella pubblicazione postuma L’usine aux images, uscita in Francia nel 1927 e tradotta in italiano da Mario Verdone nel 1966 con il titolo L’officina delle immagini. Canudo “parte dal presupposto che le due arti fondamentali sono la musica e l’architettura, che hanno generato, direttamente o indirettamente, le due arti secondarie che da essa derivano: la musica ha generato la poesia e la danza, l’architettura ha generato la pittura e la scultura; questo “circolo in movimento” si conclude nella settima arte, la cinematografia, che è fusione delle sei arti precedenti” prosegue Sallusti nella voce Canudo, Ricciotto del Dizionario Biografico degli Italiani Treccani -Volume 18 (1975). Nel giugno del 1923 Canudo sposa la sua collaboratrice Jeanne Janin, e cinque mesi dopo muore nella sua casa a Parigi. A lui Corrado Serafino Nettis ha dedicato il sito sul cinema www.canudiani.com.

Ludovico Pratesi 

Gli episodi precedenti

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Ludovico Pratesi

Ludovico Pratesi

Curatore e critico d'arte. Dal 2001 al 2017 è stato Direttore artistico del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro Direttore della Fondazione Guastalla per l'arte contemporanea. Direttore artistico dell’associazione Giovani Collezionisti. Professore di Didattica dell’arte all’Università IULM di Milano Direttore…

Scopri di più