I dimenticati dell’arte. Salvatore Fancello, l’enfant prodige della ceramica

Allievo di Artuto Martini e Marino Marini, amico di Costantino Nivola e apprezzato da Giulio Carlo Argan, Salvatore Fancello fu un talento della ceramica

È stato capace di raccontare con la ceramica il mondo rurale della Sardegna, al quale sentiva di appartenere in maniera autentica e profonda, nel corso di una carriera breve ma fulminante. Parliamo dell’artista sardo Salvatore Fancello (Dorgali, 1916 ‒ Bregu Rapit, 1941), nato a Dorgali da Pietro e Rosaria Cucca.

Salvatore Fancello, Pastore con pecore. Courtesy Comune di Dorgali

Salvatore Fancello, Pastore con pecore. Courtesy Comune di Dorgali

LA STORIA DI SALVATORE FANCELLO

Penultimo di dodici figli, fin da bambino Fancello si appassiona al disegno e alla scultura, tanto da spingere i genitori a iscriverlo a una scuola di avviamento professionale, per poi essere impiegato come apprendista nella bottega dell’artigiano ceramista Ciriaco Piras, per aiutare la famiglia. Nel 1930, a soli sedici anni, partecipa a un concorso dedicato alla promozione dell’artigianato con un pannello di legno scolpito, e vince una borsa di studio per l’Istituto superiore per le industrie artistiche di Monza (ISIA). Rimasto orfano dei genitori, parte per Monza dove si iscrive alla sezione dedicata alla ceramica, nella quale insegnano scultori del calibro di Arturo Martini e Marino Marini: tra gli studenti del corso frequenta soprattutto Costantino Nivola e Giovanni Pintori. Nel 1934 ritorna in Sardegna per l’estate e con i due amici decide di organizzare una mostra in un locale di Nuoro, senza alcun successo. Due anni dopo si diploma a pieni voti e partecipa alla VI Triennale di Milano, dove espone varie opere tra le quali I segni dello Zodiaco, terrecotte inserite in coppe smaltate di colore azzurro, mentre in una sala realizza un disegno a graffito su una parete, che raffigura alcuni animali esotici.

Salvatore Fancello, Bovini al pascolo. Courtesy Comune di Dorgali

Salvatore Fancello, Bovini al pascolo. Courtesy Comune di Dorgali

LA CERAMICA SECONDO SALVATORE FANCELLO

Nel 1937 conosce Giulio Carlo Argan, che rimane colpito dal suo talento e gli suggerisce di presentare domanda al Ministero dell’Educazione per ottenere un premio, vinto da Fancello nel 1938: in quello stesso anno comincia a lavorare ad Albissola Marina nel laboratorio dei ceramisti Tullio e Giuseppe Mazzotti. Per i Mazzotti produce 125 opere oltre a un grande presepe con statuine a grandezza naturale, caratterizzate da colori brillanti, che viene esposto a Torino nel dicembre del 1940 nella sede della Gazzetta del popolo. Nel gennaio del 1939 Fancello entra nell’esercito, ma già due mesi dopo ottiene una licenza per partecipare alla nuova edizione della Triennale, dove viene premiato per le sue ceramiche. Nello stesso periodo realizza alcune opere per la mensa dell’Università Bocconi, rimaste incompiute a causa della morte dell’artista, non ancora venticinquenne, il 12 marzo 1941, sul fronte militare in Albania.
Nel 1942 la Pinacoteca di Brera organizza una retrospettiva dedicata a Fancello, e nel 1950 il presepe viene esposto al Brooklyn Museum di New York. Oggi le opere dell’artista sono conservate al museo archeologico di Dorgali, in un’apposita sezione dedicata a Salvatore Fancello, l’enfant prodige della ceramica italiana.

Ludovico Pratesi

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Ludovico Pratesi

Ludovico Pratesi

Curatore e critico d'arte. Dal 2001 al 2017 è stato Direttore artistico del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro Direttore della Fondazione Guastalla per l'arte contemporanea. Direttore artistico dell’associazione Giovani Collezionisti. Professore di Didattica dell’arte all’Università IULM di Milano Direttore…

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