Ida Donati. La pittrice dimenticata allieva di Casorati

Artista molto attiva all’ombra del maestro Felice Casorati, fondò una scuola per giovani emergenti, ed espose anche alla Biennale. Per poi essere dimenticata, come molte altre pittrici del tempo

Nell’Italia del primo Novecento era difficile per una donna avere un’identità professionale autonoma e riconosciuta socialmente: si passava dal ruolo di figlia a quello di moglie, senza mai essere considerata come persona in sé. Fu il destino di Ida Pia Donati Formiggini (1881-1956), nata a Modena e formatasi come artista presso l’Accademia Albertina di Torino, sotto l’insegnamento del pittore Felice Casorati

Ida Donati, Composizione con brocca e sessola e cartiglio della mostra personale di Genova (retro), 1937
Ida Donati, Composizione con brocca e sessola e cartiglio della mostra personale di Genova (retro), 1937

La pittrice dimenticata, allieva di Felice Casorati

Ida Donati, figura molto attiva sia all’interno dell’istituzione, sia presso il suo atelier, fonda la “Scuola di Casorati,” destinata a giovani artisti emergenti, tra i quali personaggi come Silvio Avondo, Nella Marchesini, Daphne Maugham, Marisa Mori, Sergio Bonfantini, Giuseppina Ferraris, Albino Galvano, Paola Levi Montalcini. Vedova del deputato socialista ebreo Pio Donati, perseguitato dal fascismo e morto di leucemia nel 1927 a Bruxelles, dove si era rifugiato, è molto vicina allo stile del suo maestro Casorati. Dipinge opere con soggetti come nudi femminili, nature morte, e oggetti ripresi dall’antico, come le maschere. Le sue composizioni sono essenziali, dal sapore metafisico, e spesso dipinte sui due lati della stessa tela. 

Il successo alla Biennale e a Genova di Ida Donati

La carriera dell’artista sembra prendere il volo nel 1936, quando viene invitata alla Biennale di Venezia (dove tornerà ad esporre nel 1950), seguita dalla sua prima personale presso la galleria d’arte Genova nel 1937 a Genova, presentata da F.M. Bongiovanni, che scrive nel fascicolo che accompagna la mostra  “Ida Donati possiede invece una nativa sicurezza nella concezione pittorica, e dipinge con vigore, con naturalezza, senza calcoli né velature né delicatezza, senza misteri e senza freddezze. . (…) Questi dipinti, con il loro carattere di cosa da riguardare a lungo, di pagina da rileggere, sono decisamente i più poetici, con la loro inconfondibile espressione di temperata gaiezza e di serena, quieta, forse un po’ malinconica indulgenza dell’anima per l’innocente festa che le buone immagini sembrano fare a se stesse nel mettersi in evidenza nel quadro, nell’affacciarsi alla ribalta dell’espressione”. Ma il successo ottenuto non basta per garantire all’artista un mercato e una valutazione critica durevole, tanto che lentamente ma inesorabilmente entra nel dimenticatoio. Solo recentemente, le opere dell’artista sono riemerse, in un focus all’interno dell’asta milanese de Il Ponte, dedicata a Dipinti e sculture del XIX e XX secolo, dove l’esperto Elia Gaetano ha riunito cinque tele di un’artista di indubbio talento, che attende ancora di essere riconosciuta come tale.

Ludovico Pratesi

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Ludovico Pratesi

Ludovico Pratesi

Curatore e critico d'arte. Dal 2001 al 2017 è stato Direttore artistico del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro Direttore della Fondazione Guastalla per l'arte contemporanea. Direttore artistico dell’associazione Giovani Collezionisti. Professore di Didattica dell’arte all’Università IULM di Milano Direttore…

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