I dimenticati dell’arte. Mario Cavaglieri, il pittore mondano che amava la tranquillità

Originario di Rovigo, ma innamorato della Francia, il pittore Mario Oddone Cavaglieri seppe alternare vita mondana e passione per la tranquillità, scegliendo il territorio d’oltralpe come ultima dimora

Amava ritrarre belle donne dell’alta società all’interno di stanze di palazzi gentilizi, cariche di mobili e arredi pregiati, che aveva frequentato fin da piccolo, con uno sguardo alla dimensione più intima della pittura d’oltralpe. Ammiratore di Pierre Bonnard e Édouard Vuillard, Mario Oddone Cavaglieri (Rovigo, 1887 ‒ Pavie-sur-Gers, 1969) era nato nella Rovigo di fine Ottocento, figlio di Pacifico, membro di una famiglia aristocratica di origine ebraica che si era trasferita da Venezia nella cittadina veneta.

Cavaglieri in una fotografia del 1917 dedicata a carlo e Letizia Olivotti, “eterni e carissimi amici”. Courtesy Galleria dello Scudo

Cavaglieri in una fotografia del 1917 dedicata a Carlo e Letizia Olivotti, “eterni e carissimi amici”. Courtesy Galleria dello Scudo

LA STORIA DI MARIO ODDONE CAVAGLIERI

Mario era un bambino privilegiato e trascorse l’infanzia in un ambiente colto e tranquillo nella città di Padova, dove i genitori si erano trasferiti nel 1900. Qui si era iscritto a Giurisprudenza, che abbandonò presto per dedicarsi alla pittura, seguendo le lezioni del pittore Giovanni Vianello insieme a Felice Casorati, che rimase allievo di Vianello fino al 1908. Dopo aver incontrato la sua musa Giulietta Catellini nel 1911 (la sposerà dieci anni dopo), la carriera di Cavaglieri subì un’impennata tra il 1913 e il 1925, con mostre in Italia e all’estero. La sua pittura rarefatta e raffinata aveva colto i gusti di un pubblico ricco e mondano, il quale apprezzava la sua attenzione ossessiva per gli arredi, che aveva colpito perfino un esperto del calibro dello storico dell’arte Roberto Longhi.

Mario Cavaglieri, La collana di perle (L’artista di cinema, la Pellegrinetti), 1919 c., olio su tela, 200,2 x 220,5 cm, collezione privata. Courtesy Galleria dello Scudo

Mario Cavaglieri, La collana di perle (L’artista di cinema, la Pellegrinetti), 1919 c., olio su tela, 200,2 x 220,5 cm, collezione privata. Courtesy Galleria dello Scudo

MARIO ODDONE CAVAGLIERI TRA FRANCIA E ITALIA

Nel 1925 lasciò salotti e mostre per ritirarsi nella campagna francese a Pavie-sur-Gers, presso Auch in Guascogna, nella bella villa di Peyloubére, al centro di una vasta tenuta di sua proprietà. Qui frequentava un circolo di amici, tra i quali Filippo de Pisis, e dipingeva vedute campestri e paesaggi, in una dimensione di vita bucolica e tranquilla, lontana dagli sfarzi precedenti, anche se esponeva regolarmente al Salon d’Automne di Parigi. Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale decise di rientrare in Italia pensando di essere al sicuro, ma si rese conto ben presto di aver preso un abbaglio: buona parte della sua famiglia venne deportata, e lui fu costretto a muoversi di città in città senza tregua. Alla fine del conflitto tornò in Francia, dove trascorse una serena vecchiaia nella villa di campagna, circondato dalla moglie e da qualche amico fedele.
Oggi la pittura di Cavaglieri è promossa dalla Galleria dello Scudo a Verona, che nel 1993 gli ha dedicato l’antologica Mario Cavaglieri, gli anni brillanti. Dipinti 1912-1922, curata da Maurizio Fagiolo dell’Arco, Raffaele Monti e Viviane Vareilles.

Ludovico Pratesi

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Ludovico Pratesi

Ludovico Pratesi

Curatore e critico d'arte. Dal 2001 al 2017 è stato Direttore artistico del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro Direttore della Fondazione Guastalla per l'arte contemporanea. Direttore artistico dell’associazione Giovani Collezionisti. Professore di Didattica dell’arte all’Università IULM di Milano Direttore…

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