I dimenticati dell’arte. Fausta Cialente, scrittrice della modernità

La passione per la letteratura accompagnò Fausta Cialente fin dalla tenera età, trasformandola in una delle scrittrici più talentuose del secolo scorso. Ecco la sua storia e perché va riscoperta

Dopo una vita cosmopolita, scandita da viaggi e soggiorni in tutto il mondo che hanno ispirato romanzi e novelle, per lei l’apice del successo arriva in tarda età, con il racconto della sua adolescenza trascorsa a cavallo tra due secoli. Parliamo di Fausta Cialente (Cagliari, 1898 ‒ Pangbourne, 1994), una delle più interessanti e moderne scrittrici italiane, che vince il premio Strega nel 1976 con Le quattro ragazze Wieselberger, ritratto della vita della propria famiglia nella Trieste del primo Novecento.

Fausta Cialente, Le quattro ragazze Wieselberger (La Tartaruga, 2018)

Fausta Cialente, Le quattro ragazze Wieselberger (La Tartaruga, 2018)

LA STORIA DI FAUSTA CIALENTE

Era nata a Cagliari, figlia dell’ufficiale di fanteria Alfredo Cialente e della nobildonna triestina Elsa Wieselberger, che aveva interrotto la sua carriera di soprano a causa del matrimonio. Alfredo si sposta continuamente per l’Italia con la moglie e i due figli Renato e Fausta, ma la vita in famiglia è turbolenta a causa del suo carattere difficile e collerico. Se Renato segue la sua passione per la recitazione, la sorella manifesta fin dall’infanzia uno spiccato interesse per la letteratura, coltivato durante i soggiorni estivi nella casa triestina del nonno materno Fausta si nutre di un’atmosfera colta e illuminata, tra i balli dell’alta società e i concerti di musica classica, che si tenevano nel salotto dei Wieselberger. Nel 1909 la famiglia si trasferisce a Milano e poi a Roma, per seguire la carriera del fratello, destinato a diventare uno dei maggiori attori del suo tempo. Nel 1921 Fausta sposa Enrico Terni, compositore e agente di cambio: la coppia si trasferisce ad Alessandria d’Egitto, dove conduce una vita molto agiata, accolta con grande affetto dalla famiglia Terni, che possedeva una biblioteca cosmopolita, dove la ragazza scopre autori come Kafka, Mann, Conrad, Proust e Joyce.

Fausta Cialente, Natalia (La Tartaruga, 2019)

Fausta Cialente, Natalia (La Tartaruga, 2019)

I ROMANZI DI CIALENTE

Nel 1927 scrive Natalia, un romanzo sulla vita nella provincia italiana, lodato da Massimo Bontempelli: pubblicato nel 1930, vince il premio dei Dieci, promosso dallo scrittore, ma viene presto censurato dal regime in quanto racconta un’amicizia molto intima, anche se casta, tra due donne. Con il racconto Marianna vince due anni dopo il premio Galante Bompiani, riservato alle scrittrici, e il suo nome comincia a circolare nell’ambiente letterario: Fausta pubblica Cortile a Cleopatra, il primo romanzo ambientato in Egitto, mentre nel 1933 incontra Sibilla Aleramo, che la introduce a tematiche di carattere femminista, che la interessano sempre di più. Negli anni del fascismo avverte con preoccupazione il clima repressivo del regime in Egitto, dove conduce un programma antifascista su Radio Cairo. Alla fine del conflitto, segnato dalla morte del fratello a causa di un incidente, Fausta si separa dal marito e lascia l’Egitto per trasferirsi nella casa della madre a Roma e nella villa di famiglia sul lago Maggiore, iniziando a collaborare con riviste e giornali come Rinascita, Italia Nuova, Noi Donne e l’Unità.

Fausta Cialente

Fausta Cialente

CIALENTE TRA VIAGGI E SCRITTURA

Nel 1953 Sansoni ristampa Cortile a Cleopatra, e la critica si accorge del valore di Fausta: nella prefazione Emilio Cecchi scrive: “Invidiamo quelli che lo leggeranno ora per la prima volta”, mentre sulle pagine del Corriere della Sera Eugenio Montale sottolinea “la singolare arte che la Terni Cialente ha di comporre non componendo”. Dopo anni di viaggi all’estero, l’attività letteraria riprende negli Anni Sessanta con libri come Ballata levantina (1960), seguito da Un inverno freddissimo (1966), l’ultimo romanzo egiziano Il vento sulla sabbia (1972) e infine Le quattro ragazze Wieselberger (1976), con il quale vince lo Strega, grazie al fondamentale sostegno di Giovanni Macchia e Giorgio Bassani. Negli Anni Ottanta si trasferisce in Inghilterra e si dedica alla traduzione dall’inglese di testi come I miti greci (1982) di Nathaniel Hawthorne e Giro di vite di Henry James (1985).

Ludovico Pratesi

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Ludovico Pratesi

Ludovico Pratesi

Curatore e critico d'arte. Dal 2001 al 2017 è stato Direttore artistico del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro Direttore della Fondazione Guastalla per l'arte contemporanea. Direttore artistico dell’associazione Giovani Collezionisti. Professore di Didattica dell’arte all’Università IULM di Milano Direttore…

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