I dimenticati dell’arte. Ettore Innocente, l’artista che odiava il mercato

Esponente della Scuola di Piazza del Popolo, Ettore Innocente partecipò alla stagione artistica romana insieme a Jannis Kounellis, Pino Pascali, Eliseo Mattiacci, agendo in ambito concettuale e sul legame opera-pubblico

Ettore fu un uomo di (neo)avanguardia. Lentigginoso, robusto, sanguigno e barbuto era disponibile a ogni convivio, di arte o di rigatoni all’amatriciana”. Così Roberto Gramiccia descrive la personalità di Ettore Innocente (Roma, 1934-1987), protagonista di primo piano della “Scuola di Piazza del Popolo”, accanto a Mario Schifano, Tano Festa, Pino Pascali e Jannis Kounellis, ma a differenza di loro quasi del tutto escluso dalla cronaca di quegli anni straordinari, sia a causa del suo carattere schivo sia per la sua avversione verso il mercato.

Ettore Innocente, Autoritratto, 1976. Courtesy Archivio Ettore Innocente

Ettore Innocente, Autoritratto, 1976. Courtesy Archivio Ettore Innocente

LA STORIA DI ETTORE INNOCENTE

Eppure al cursus honorum di Innocente, romano doc, non manca nulla. Nato nella Capitale nel 1934, frequenta il corso di scenografia tenuto da Toti Scialoja all’Accademia di Belle Arti, insieme a Kounellis e Pascali, esordisce nel 1965 con una personale alla galleria La Salita presentata da Cesare Vivaldi, e nel corso degli Anni Sessanta espone nei due spazi di punta dell’avanguardia romana: La Salita e la Tartaruga. I suoi primi quadri si inseriscono perfettamente nel clima del momento, con una specifica attenzione alla materia: i singoli elementi dei dipinti figurativi sono pannelli di plastica, imbullonati al telaio. E di plastica sono anche le centinaia di girandole colorate con le quali Ettore tappezza le pareti della Tartaruga per l’installazione Camera fiorita nel maggio 1968, durante la manifestazione Teatro delle mostre, che decretò la chiusura della galleria di Plinio de Martiis a piazza del Popolo, sopra il caffè Rosati. “Io srotolo immagini dalle immagini, in una sequenza di spazi, di combinazioni, di idee, di ricordi, di sensazioni, e non vorrei tornarvi sopra a spiegare, una volta realizzati, perché il mio mondo è già lì”, scrive l’artista nel 1967 : in quegli anni  trascorre tante serate nelle trattorie romane come il “Faciolaro” a via dei Prefetti con i tavoli di marmo, a discutere insieme a Pino Pascali, Jannis Kounellis e sua moglie Efi, Renato Mambor, Mario Ceroli, Clori Ricciardi , Eliseo Mattiacci e Maurizio Mochetti. Proprio quell’anno realizza una delle sue opere più iconiche, Fratelli Fabbri, esposta alla Biennale di Parigi, curata da Palma Bucarelli. Si tratta di un’opera ispirata alla serie I Maestri del Colore, concepita in forma di grande libro con le pagine di plastica da appendere al muro, dove ciascuna pagina costituisce un omaggio a un grande artista italiano della metà del Novecento.

Ettore Innocente, Contatto, 1973. Courtesy Archivio Ettore Innocente

Ettore Innocente, Contatto, 1973. Courtesy Archivio Ettore Innocente

LE OPERE INTERATTIVE DI ETTORE INNOCENTE

Una volta finita la stagione della pittura, Innocente comincia a sperimentare opere interattive a partire dal 1969, quando espone alla Salita Azioni inutili: grandi strisce di stoffa agganciate alle pareti e al soffitto con occhielli metallici, che il pubblico può spostare a suo piacimento. Negli Anni Settanta l’artista continua la sua ricerca nell’ambito concettuale con il ciclo dei Take one, esposti per la prima volta nel 1971 alla galleria GAP e così descritti dall’artista: “Lavoro composto di 1500 microelementi in trafilato di ferro cm.1x1x7 (vettori), facenti parte di una forma iniziale statico-contemplativa (gene), per divenire poi azione, in continua dilatazione nello spazio attraverso il fruitore, fino a totale esaurimento del gene stesso”. Il rapporto tra opera e pubblico continua con una serie di azioni pubbliche nella città di Roma, pubblicizzate sul Messaggero in questo modo: “Da oggi per 100 persone sono disponibili gratuitamente prime 100 di 500 piastre-vettori marciapiede corso Vittorio angolo Baullari. Ettore Innocente”. Uno dei critici che segue questa fase del lavoro più da vicino è l’amico del cuore Emilio Villa, che scrive in proposito:” Nessuna, o solo pochissime, delle sculture nei nostri tempi, è trono e urna di una intelligenza così gelida e così integra”. Oggi l’opera dell’artista è gestita dall’archivio Ettore Innocente.

Ludovico Pratesi

https://www.ettoreinnocente.it

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Ludovico Pratesi

Ludovico Pratesi

Curatore e critico d'arte. Dal 2001 al 2017 è stato Direttore artistico del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro Direttore della Fondazione Guastalla per l'arte contemporanea. Direttore artistico dell’associazione Giovani Collezionisti. Professore di Didattica dell’arte all’Università IULM di Milano Direttore…

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