Herbert Pagani. Creativo a tutto tondo, dimenticato troppo a lungo
Una carriera tra Italia e Francia, origini un po’ berbere un po’ ebree, e nessuna categoria in cui poterlo incasellare. Vi raccontiamo la storia di Herbert Pagani

Non solo cantante, ma scrittore, artista e conduttore radiofonico, sempre in bilico tra diverse culture: ebrea, francese e italiana. Herbert Avraham Haggiag Pagani (Tripoli, 1944 – Palm Beach, 1988) nasce in Libia da Clemente Pagani e Giulia Arbib, entrambi ebrei di origine berbera, che si separano poco dopo la sua nascita; il piccolo a tre anni viene condotto dalla madre in Italia, per poi essere portato dal padre in una clinica bolognese. Da allora tutta la sua infanzia è un peregrinare tra un collegio e l’altro in Svizzera, Austria, Germania e Francia, spesso oggetto di litigi e ricatti tra i genitori. Nel frattempo, Herbert comincia a suonare flauto e pianoforte ma esprime il suo disagio con la pratica del disegno: alla fine dell’adolescenza si trasferisce a Parigi dove termina il liceo, senza però iscriversi all’università per polemica contro il padre, guadagnandosi da vivere come disegnatore e illustratore, con uno stile fantastico e onirico.
I successi musicali di Herbert Pagani
Dopo poco tempo entra in contatto con il mondo della chanson, ispirato da artisti come Jacques Brel e Léo Ferré: a metà degli Anni Sessanta, lascia la Francia e torna in Italia, dove abbandona il disegno per dedicarsi interamente alla musica, traducendo canzoni francesi. Nel suo primo disco Una serata con Herbert Pagani (1965), tre pezzi sono ispirati da opere di Brel, mentre il suo più grande successo italiano, Un albergo a ore, è l’adattamento di Les amants d’un jour, cantata da Édith Piaf.
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Il ritorno in Francia
Oltre a collaborazioni con interpreti del calibro di Dalida e Edoardo Bennato, Pagani esordisce come disc-jockey su Radio Montecarlo con il programma Fumorama e diventa presto famoso: nel 1969 il suo album Amicizia prelude al suo ritorno in Francia, causato anche dalle difficoltà che i testi di alcune sue canzoni avevano riscontrato con il pubblico italiano, meno aperto di quello francese. Nel 1972 porta al Palais de Chaillot di Parigi e al Festival dei Due Mondi di Spoleto lo spettacolo Mégalopolis, ispirato al romanzo di Roberto Vacca Medioevo Prossimo Venturo, carico di riferimenti simbolici ad un futuro inquietante, caratterizzato da uno sviluppo abnorme delle metropoli in un mondo sempre più lontano dalla natura.
Gli ultimi anni di Herbert Pagani
Negli Anni Ottanta abbandona la musica e si dedica all’arte visiva di taglio pop e informale, e abbraccia con passione la causa ebraico-palestinese, in qualità di portavoce degli ebrei libici, con appelli per la pace come Lettera al colonnello (Gheddafi). Nel 1988 muore per una leucemia fulminante, ma la memoria del suo personaggio si tramanda anche grazie al tribute album di Marco Ferradini La mia generazione, uscito nel 2012.
Ludovico Pratesi
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Ludovico Pratesi
Curatore e critico d'arte. Dal 2001 al 2017 è stato Direttore artistico del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro Direttore della Fondazione Guastalla per l'arte contemporanea. Direttore artistico dell’associazione Giovani Collezionisti. Professore di Didattica dell’arte all’Università IULM di Milano Direttore…