Futuro Antico. Intervista all’editore d’arte Giancarlo Politi

Considera il passato come un peso, e a un giovane artista consiglierebbe di cambiare strada. Ecco la visione del domani del fondatore della prima rivista d’arte contemporanea in Italia: un cult nato nel 1967

Nato a Trevi nel 1937, Giancarlo Politi è critico ed editore di arte contemporanea. Dopo una parentesi come poeta e critico letterario per il settimanale La Fiera Letteraria, nel 1967 Politi avvia Flash Art, la prima rivista d’arte contemporanea in Italia. Nel 1978 crea, Flash Art International con Helena Kontova, rivista cult dell’arte contemporanea internazionale.

Pietro Tariccone in copertina su Flash Art nel 2001

Pietro Tariccone in copertina su Flash Art nel 2001

INTERVISTA A GIANCARLO POLITI

Quali sono i tuoi riferimenti ispirazionali nell’arte?
La vita, la strada, la sconvolgente bellezza che ci circonda, le tragedie del presente.

Qual è il progetto che ti rappresenta di più? Puoi raccontarci la sua genesi?
Io personalmente non ho progetti. Vivo la quotidianità. Con le sue inquietudini e con le sue tragicità.

Che importanza ha per te il Genius Loci all’interno del tuo lavoro?
Ogni grande artista porta con sé la cultura delle sue origini. Maurizio Cattelan, con i suoi funambolismi alla Gian Burrasca che esplora tutti i territori ficcando il naso ovunque (vita, arte, moda, design) non poteva che essere italiano, Gerhard Richter rappresenta la estenuante ed entusiasmante freddezza di certa pittura tedesca, Damien Hirst è la declinazione delle inquietudini paradossali della pittura inglese, lo sguardo gioioso e pragmatico sulle cose di Jeff Koons è l’ottimismo americano. Impossibile scrollarsi di dosso il proprio Genius Loci. Ognuno di noi è sempre odore e sapore della propria terra delle sue passioni, ossessioni, gioie, ferite.

Giancarlo Politi 85 anni fa

Giancarlo Politi 85 anni fa

PASSATO E FUTURO SECONDO GIANCARLO POLITI

Quanto è importante il passato per immaginare e costruire il futuro? Credi che il futuro possa avere un cuore antico?
Se dovessi giudicare da alcuni grandi protagonisti del Dopoguerra (Pollock, Kline, Rauschenberg, Johns) direi che il passato è solo un peso. Per interpretare il proprio tempo, lo Zeitgeist, occorrono antenne direzionate verso l’oggi e magari il domani. Poi se nello zaino del viaggio ci sono Piero della Francesca o Donatello, tanto meglio. Purché non rappresentino un freno, come spesso è accaduto in Italia.

Quali consigli daresti a un giovane che voglia intraprendere la vostra strada?
Di cambiare strada. La strada dell’arte è troppo incerta e senza un grande futuro. Tantissimi i chiamati, pochissimi gli eletti.

In un’epoca definita della post-verità, ha ancora importanza e forza il concetto di sacro?
Certo. Direi che tutta l’arte cerca il sacro profano che è nella nostra quotidianità.

Come immagini il futuro? Sapresti darci tre idee che secondo te guideranno i prossimi anni? 
Credo che l’intelligenza artificiale influenzerà molto l’arte (e la nostra vita). Gli NFT sono un’altra via parallela all’arte, che sta però influenzando gli artisti che la via dell’arte non sono riusciti a trovarla. Credo che molta arte contemporanea abbia abdicato a favore della moda e del design. La forte economia ha sempre attirato gli artisti. Grandi e piccoli.

Ludovico Pratesi
 

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Ludovico Pratesi

Ludovico Pratesi

Curatore e critico d'arte. Dal 2001 al 2017 è stato Direttore artistico del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro Direttore della Fondazione Guastalla per l'arte contemporanea. Direttore artistico dell’associazione Giovani Collezionisti. Professore di Didattica dell’arte all’Università IULM di Milano Direttore…

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