Le reazioni del mondo dell’arte alla sentenza americana sull’aborto

Anche il mondo dell’arte sta facendo sentire la propria voce in risposta alla decisione della Corte suprema americana che revoca la storica sentenza Roe v Wade del 1973, con cui la stessa Corte suprema rendeva l’aborto legale

Se la revoca di Roe vi sciocca, non siete stati attenti”. Così si è espressa l’artista Barbara Kruger che, all’indomani della decisione della Corte suprema americana di rovesciare la sentenza del 1973 su cui si basava il diritto all’aborto negli USA, ha creato un’opera con quelle parole nel suo caratteristico lettering nero su bianco per un intervento sul New York Times. Ed è vero: la decisione era nell’aria da tempo. Già all’ultima edizione di Frieze, a inizio maggio, la storica A.I.R. Gallery aveva presentato un’opera dal titolo How To Perform an Abortion, una mappa degli Stati Uniti su cui gli artisti avevano applicato erbe tradizionalmente utilizzate per interrompere le gravidanze indesiderate quando l’unica opzione a disposizione delle donne è l’aborto clandestino fatto in casa. Come avevamo già notato in quell’occasione, il pubblico, distratto, non sembrava aver prestato troppa attenzione a quell’opera di forte denuncia. In quei giorni, appena due mesi fa, i piani della Corte suprema per ribaltare la sentenza erano solo delle indiscrezioni. Oggi, quelle indiscrezioni si sono rivelate in tutta la loro concretezza: il 24 giugno la Corte suprema ha deciso per l’incostituzionalità di quella sentenza, negando, di fatto, il diritto all’aborto a livello federale e rimettendo invece la materia nelle mani dei legislatori dei singoli Stati, alcuni dei quali si sono già attivati per vietare la procedura con effetto immediato.

Marina Sagona, Eden, 2017

Marina Sagona, Eden, 2017

LA RISPOSTA DEL MONDO DELL’ARTE ALLA SENTENZA SULL’ABORTO

Le reazioni non si sono fatte attendere e già lo stesso 24 giugno le strade di tante città americane si sono riempite di manifestanti decisi a battersi contro un arbitrario ritorno al passato. Il mondo dell’arte si è unito alle proteste. A Los Angeles l’artista Elana Mann è scesa in piazza armata dei suoi sonagli in ceramica, opere d’arte che sconfinano nell’oggetto rituale, pensate per produrre un suono che può essere un ritmo gioioso o di dissenso e che portano diverse scritte di rabbia e speranza. Sgomento anche tra gli artisti italiani che hanno fatto degli USA la propria patria di adozione, come Marina Sagona, originaria di Roma, naturalizzata americana e con una figlia di vent’anni nata a New York. “Il Paese si trova in uno stato di totale schizofrenia” ‒ ci ha detto. “Da una parte le assicurazioni sanitarie offrono agli adolescenti, a partire dai 14 anni, la possibilità di essere assistiti, anche psicologicamente, nella transizione da un sesso all’altro; dall’altra le stesse adolescenti, con la recente decisione della Corte suprema, hanno visto i propri diritti fare un balzo indietro di 50 anni. E ora, dopo decenni in cui dal Messico si emigrava in Texas per ottenere un aborto legale, il percorso si è rovesciato e dal Texas alcune donne americane stanno già varcando il confine, e il muro costruito da Trump, per procurarsi una interruzione di gravidanza in Messico, dove questa è stata resa legale meno di un anno fa”.

LE REAZIONI DELLE ARTISTE

Si sono fatte sentire anche quelle artiste che da sempre portano i diritti della donna nel loro lavoro. Oltre a Kruger, la cui opera per il New York Times è stata ripresa in un post dalla galleria David Zwirner, che in queste settimane ospita una mostra dell’artista, ha espresso la sua incredulità Marilyn Minter che, su Instagram, ha pubblicato il suo video My Vote, creato in occasione delle elezioni 2020 e che recita My Body, My Mind, My Rights, My Vote, accompagnato da un appello a esprimere il proprio dissenso alle elezioni di medio termine in programma a novembre.
Si è subito attivata anche Jenny Holzer, lanciando un NFT per raccogliere fondi a favore delle associazioni che difendono il diritto all’aborto. L’opera è un tweet in cui Gillian Branstetter, addetta alle comunicazioni della American Civil Liberties Union, paragonava un dibattito televisivo in cui un repubblicano contrario ai vaccini argomentava che “fare una scelta informata sul proprio corpo non dovrebbe essere controverso” a uno dei truism di Holzer, puntando il dito contro l’involontaria ironia del ricorso a un tale argomento da parte di una forza politica che da anni nega il diritto delle donne a prendere decisioni sul proprio corpo.

Jenny Holzer - Protect Me From What I Want

Jenny Holzer – Protect Me From What I Want

PAROLA ALLE GALLERIE AMERICANE

Anche alcune gallerie sono scese in campo. La stessa A.I.R. Gallery, che ha una lunga storia di attivismo su questi temi, ha immediatamente rilasciato un comunicato, pubblicato anche su una pagina dedicata del proprio sito Internet, in cui elenca una serie di risorse a disposizione di chi voglia attivarsi per il diritto all’aborto ma anche per le donne che, a causa della decisione della Corte suprema, si ritroveranno senza assistenza.  “La difesa dei diritti di giustizia riproduttiva è un pezzo importante della storia e della missione di A.I.R.” ‒ ha commentato ad Artribune la galleria. “Sosteniamo un’assistenza sanitaria all’aborto sicura e accessibile, il che significa accesso gratuito e facile ai professionisti sanitari e alle cure, ovunque. Il ribaltamento di Roe non significherà che le persone non avranno più bisogno di assistenza sanitaria per l’aborto, renderà solo più pericoloso accedervi, negando alle persone in gravidanza l’autonomia sul proprio corpo, la libertà personale, la dignità e il loro diritto a un’eguale protezione a norma di legge”.
Su Instagram, la galleria Sargent’s Daughters, che già il mese scorso aveva organizzato un’asta in supporto di associazioni per la difesa del diritto alla scelta della donna, ha dichiarato battaglia ai tentativi di limitare l’accesso all’aborto. Secondo Allegra LaViola, direttrice della galleria, in questo momento le cose più strategiche da fare sono: “Fare donazioni a fondi che supportano l’aborto come Keep our Clinics, WRRAP, The National Network of Abortion Funds e Planned Parenthood; continuare ad attivarsi, manifestare, chiamare senatori e parlamentari; votare!”. Ed è importante che il mondo dell’arte faccia la propria parte, ci ha detto: “Vorrei incoraggiare tutte le organizzazioni artistiche a trovare modi per mobilitarsi a livello locale, organizzando aste di raccolta fondi o contribuendo direttamente. Deve partire un’ondata travolgente di rabbia e cambiamento”.
Già il mese scorso era stata avviata anche una campagna pubblicitaria lanciata da Planned Parenthood su The New York Times e sottoscritta da oltre 160 artisti, tra musicisti, registi e creativi di ogni disciplina, per protestare contro quelle che allora erano ancora solo le intenzioni della Corte suprema. Oggi che quelle intenzioni sono diventate una realtà che mette a repentaglio la vita di milioni di donne, il mondo dell’arte è deciso a continuare a far sentire la propria voce, in vista di elezioni che rischiano di risultare nell’immobilismo per gli ultimi due anni della presidenza Biden.

Maurita Cardone

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Maurita Cardone

Maurita Cardone

Giornalista freelance, abruzzese di nascita e di carattere, eterna esploratrice, scrivo per passione e compulsione da quando ho memoria di me. Ho lavorato per Il Tempo, Il Sole 24 Ore, La Nuova Ecologia, QualEnergia, L'Indro. Dal 2011 New York è…

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