Combattere il razzismo con la Street Art. Intervista a Ileana Panama

Parola alla giornalista Ileana Panama, che ha trovato nella Street Art un mezzo per contrastare la diffusione di messaggi razzisti sui muri delle città.

Ileana Panama, giornalista, 38 anni, siciliana. Ribelle, polemica, altruista. Responsabile dell’ufficio stampa e comunicazione di Youth Press & Management. Da sempre attenta e sensibile alla promozione e valorizzazione delle persone e del territorio, si occupa di eventi culturali e urbani. Abbiamo parlato con lei del progetto La Memoria dipinta sui Muri, realizzato a Messina per combattere odio e razzismo.

Come e perché è nata l’idea di realizzare questo progetto?
Tutto è cominciato a marzo 2019, quando improvvisamente sono apparse una svastica e delle scritte che inneggiavano “morte ai negri” su due muri di una strada della mia città, Messina. Scritte inaccettabili, sia dal punto di vista urbano che umano, oltre che mortificanti per la città stessa, che non ha mai smesso di accogliere, e così ho deciso di intervenire per coprire quelle scritte ma non pensavo ancora di ideare e scrivere La Memoria dipinta sui Muri, il progetto che vuole affiancare scuole, famiglie e istituzioni in questo difficile e quanto mai necessario processo di sensibilizzazione contro odio razzismo e xenofobia che sto raccontando in giro per le scuole d’Italia. Il progetto è stata la conseguenza naturale, l’evoluzione del significato della mia personale espressione del concetto di comunicazione.

Quali artisti hai coinvolto?
Innanzitutto non ho avuto dubbi quando ho pensato a come coprire le scritte e la Street Art era la risposta, non solo per la sua naturale vocazione a questo genere di interventi, ma soprattutto perché volevo capovolgere il significato, capovolgere l’idea che i muri possano solo dividere persone, culture, realtà. E, dato che succede ancora, vuol dire che ancora continueremo a lottare per abbattere questi muri, che sono frutto di pregiudizi e ignoranza. Ho chiamato Collettivo FX, non solo per la stima e l’amicizia che ci lega da diversi anni ma soprattutto per il suo impegno sociale e la sua sensibilità nell’affrontare tematiche così delicate. Dunque Collettivo FX e Nessunettuno hanno ritratto rispettivamente Fatim Jawara, portiere della nazionale di calcio femminile in Gambia ‒ morta annegata nel 2016 durante la traversata per raggiungere le nostre coste ‒ e una balena, simbolo di pace e speranza.

Quali sono state le reazioni delle persone che abitano o lavorano in quella zona?
Le persone hanno accolto con entusiasmo i murales e non avevo dubbi. Ribadisco che la mia città non ha mai smesso di essere solidale. Durante l’intervento le macchine o le moto o chiunque stesse transitando rallentava e, incuriosito, quando capiva cosa stessimo facendo, incitava i due artisti o meglio ancora gridava frasi come: “Era ora!”. Siamo dunque riusciti nel nostro primo intento, che era sottolineare che si stava reagendo con gentilezza a quelle parole di odio.

La Balena, Salita Frantinaro, Capo Peloro, Messina, 2019. Photo credits Youth Press & Management

La Balena, Salita Frantinaro, Capo Peloro, Messina, 2019. Photo credits Youth Press & Management

Che differenza può fare, secondo te, un intervento di Street Art rispetto ad altre iniziative artistiche?
La differenza non la fa la Street Art. La differenza la fanno le azioni. Collettivo FX un giorno mi ha detto che io ho fatto Street Art, ho sorriso perplessa. Poi ho capito. Dunque vi dico che tutte le iniziative artistiche e non, che siano musica o teatro o performance di qualsiasi natura, la moda stessa, o semplicemente coprire delle scritte come ho fatto io, fanno la differenza. Credo che in questo la Street Art mi abbia aiutato, è stata il veicolo per far riflettere, interrogarsi, entrare nell’anima di una città, capirne le dinamiche, le sue sofferenze, le sue battaglie ma soprattutto i suoi valori. Anche questo è uno dei messaggi che vorrei portare avanti: la Street Art non è accessori per articoli di giornali o scenografia per candidati politici. Dietro c’è ricerca, progettazione, impegno, obiettivi, competenze e argomenti.

Quale messaggio vuoi dare con questo progetto?
Il messaggio vorrei che arrivasse a più generazioni. In primis alla mia ‒ io ho 38 anni ‒ poi ai giovanissimi che sto incontrando nelle scuole e che stanno dimostrando molta più saggezza di noi adulti e infine ai più grandi: comunicazione. Sembra una parola ma sono due e racchiudono il senso del condividere e nello stesso tempo dell’agire, personalmente e attivamente. Io la leggo così: ComunicAzione. Comunicare vuol dire Agire e viceversa.

Come vorresti svilupparlo?
La Memoria dipinta sui Muri avrà un seguito e affronterà anche altre tematiche a cui sto già lavorando. Durante gli incontri ho intervistato i ragazzi e realizzerò un reportage con le loro voci e le loro riflessioni, saranno loro stessi i testimoni e i testimonial, anzi gli influencer ‒ per usare un termine contemporaneo ‒ di questo progetto, chiamati per dargli voce e anima. Io resterò “solo” Street Art.

Alessia Tommasini

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Alessia Tommasini

Sono veneta di nascita, ho abitato per anni a Roma e ora a Firenze. Mi sono laureata in Filosofia a Padova e subito ho cominciato a muovere le mie prime esperienze nel campo della creatività e dell'arte, formandomi come editor,…

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