Raccontare la Street Art. Parola a Ozmo

Pioniere della Street Art in Italia, Ozmo ha ormai conquistato una salda visibilità anche a livello internazionale. E ora ha dato alle stampe anche un libro.

Ozmo, alias Gionata Gesi, è considerato uno dei più importanti esponenti della Street Art in Italia. Fumetto, pittura accademica e writing sono i primi ambiti della formazione dell’artista, cresciuto a Pisa e poi trasferitosi a Firenze per frequentare l’Accademia di Belle Arti, iniziando a dedicarsi alla pratica dei graffiti per quasi dieci anni, fino al 1998. Nel 2001 l’artista si trasferisce a Milano, dove, oltre all’attività in galleria, lavora nello spazio pubblico e getta le basi della Street Art italiana, di cui è uno degli indiscussi pionieri. Ha realizzato opere sui muri di mezzo mondo, dalla Poloni alla Russia, dagli Stati Uniti alla Gran Bretagna.

Ci racconti la tua ultima esperienza alla SMART Street Colors?
Rancy mi ha invitato a dipingere un muro molto bello e interessante su via Gallarate, una delle vie principali per traffico urbano di Milano nord.
Essendo orizzontale ho proposto due statue contrapposte nella medesima posizione, sul modello di un mio murale realizzato a Miami. L’idea è piaciuta e i primi di dicembre siamo quasi congelati nel dipingere questa enorme struttura di cemento.

Hai da poco pubblicato un libro monografico. Quando hai deciso di descriverti e di raccontarti con le parole? Perché ne hai sentito l’esigenza?
Il libro edito da crowdbook serviva come documento storico che testimoniasse le mie scoperte effettuate sul campo nel contesto della Street Art o proto Street Art. Mi sono reso conto che, a parità di date, la mia ricerca è stata estremamente pionieristica, anche se oggi viviamo in un eterno presente sincronico distorto dalle tecnologie e dalla rete.
Il libro è servito molto anche a me per vedere oggettivamente l’evoluzione di questi vent’anni di graffiti, murales, pittura, Street Art e arte pubblica.
Per la prima volta la Street Art è stata trattata da public art, invitando cinque ricercatori della Scuola Normale, Pier Luigi Sacco, economista che collabora con la Comunità Europea, il direttore del dipartimento educativo del Louvre, che hanno scritto dei mini saggi su Ozmo, mentre Pietro Rivasi, da ex writer, ripercorre la carriera illegale dagli Anni Novanta fino ai nostri giorni.
È un libro abbastanza rivoluzionario, curato da Francesca Riccioni Holsenn, che, conoscendo profondamente tutto il mio percorso, è stata la editor perfetta per dare al volume quella chiave di lettura inedita con la quale, per la prima volta in una pubblicazione italiana, la ‘street art’ di Ozmo è stata trattata da arte contemporanea-public art.

Ozmo, Hermes & Dioniso, 2018. Photo Elena Muresu

Ozmo, Hermes & Dioniso, 2018. Photo Elena Muresu

Cosa ne pensi dello stato della Street Art in Italia? Che futuro vedi?
Penso che la Street Art debba evolversi senza sosta, il suo problema, lo dico sempre, è l’eccessiva freschezza a danno della profondità. È bella l’orizzontalità di un sistema accessibile (tutti possono definirsi street artist facendo anche un intervento minimo in strada), ma preferisco la profondità di una storia dell’arte contemporanea.
Personalmente voglio continuare a realizzare opere pubbliche site specific, ma contemporaneamente concentrarmi sulla mia produzione in studi. Prendere le distanze, insomma, da un fenomeno che credo sia in crisi (vedi la mostra di Banksy…)
Terminando il libro mi sono accorto che io ho sempre realizzato arte pubblica e quasi mai Street Art, però non credo di essere stato molto chiaro, confondendo sia critici d’arte che amanti della street.

Trovi differenze tra il fare Street Art in Italia rispetto all’estero?
Per un muro ti offrono mille euro al posto di 10mila e pensano di farti quasi un favore, prendendosela se declini. Ignorano tutto il tuo percorso dalla strada al museo e all’estero (per le motivazioni di cui sopra). Purtroppo la storia dell’arte la si fa dove c’è il capitale (vedi la mia opera In Art We Trust al MACRO di Roma).

Rancy, Volere è potere, 2018. Zed1, Il bivio, 2018. Photo Alice Tite

Rancy, Volere è potere, 2018. Zed1, Il bivio, 2018. Photo Alice Tite

Sei stato uno dei precursori di questa arte: cosa e quanto è cambiato dai tuoi esordi?
Tutto e niente.

Un’opera a cui sei particolarmente legato e perché.
La prossima che dipingerò!

I tuoi progetti per il futuro.
Presentazione del libro in giro per l’Italia, smontare la mostra museale a Pisa e portarla in altre città italiane e europee. Closing della mostra con presentazione del libro in Svizzera. Mostra a Parigi il 6 marzo.

Alessia Tommasini

www.ozmo.it

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Alessia Tommasini

Alessia Tommasini

Sono veneta di nascita, ho abitato per anni a Roma e ora a Firenze. Mi sono laureata in Filosofia a Padova e subito ho cominciato a muovere le mie prime esperienze nel campo della creatività e dell'arte, formandomi come editor,…

Scopri di più