Street Art in galleria. Il caso Street Levels Gallery a Firenze

Intervista ai curatori e gestori della Street Levels Gallery, la prima galleria fiorentina totalmente votata alla Street Art.

Street Levels Gallery è la prima galleria di Firenze interamente dedicata alla Street Art, arte urbana e graffiti writing. Nasce nel 2016 dall’incontro tra cinque artisti locali e due produttori culturali provenienti dal collettivo fiorentino Progeas Family. Fin dalla sua fondazione, l’obiettivo chiaro di Street Levels Gallery è stato quello di creare uno spazio articolato che si incaricasse di indagare, documentare e fare informazione sui vari livelli d’interazione dell’arte con la strada, il pubblico e lo spazio espositivo, oltre a rappresentare un punto d’incontro e di ritrovo per molti creativi fiorentini. Street Levels Gallery non si limita a essere uno spazio espositivo, ma interagisce con il tessuto urbano curando interventi pubblici di varia natura, in uno scambio reciproco e dinamico tra galleria, laboratorio e strada. Crea continue collaborazioni con realtà affini, promuovendo l’arte urbana attraverso progetti nello spazio pubblico, mostre, workshop, lezioni e conferenze.
A questa intervista hanno risposto collettivamente Matteo Bidini, Gianluca Milli e Sofia Bonacchi, curatori e gestori della Street Levels Gallery di Firenze.

Quando è nata la galleria e con quali finalità?
Street Levels Gallery ha aperto le sue porte il 18 dicembre 2016, con la prima mostra intitolata UNITY WANTED. Abbiamo celebrato alcuni dei principali protagonisti del movimento street fiorentino, provenienti sia dal mondo del graffiti writing che da quello dell’arte urbana. Ce la ricordiamo come una grande festa che celebrava la fine di un ciclo e l’inizio di un altro. Fino a quel momento avevamo lavorato come produttori culturali nella realizzazione di vari interventi nello spazio pubblico, direzione artistica di festival e organizzazione di concerti, ma mai ci saremmo sognati di aprire una galleria.
Lo spazio era uno studio artistico sin dal 2013, quando cinque artisti trasformarono un garage poco dietro la stazione di Santa Maria Novella nel proprio atelier, finché non nacque il desiderio di tramutarlo in qualcosa di più.

E quindi cosa accadde?
Dall’incontro tra Zeus OCZB, Ache77, Marco Viola, Lorenzo Loizzi e 17Dan con Matteo Bidini e Gianluca Milli nacque il primo spazio fiorentino interamente dedicato a Street Art e graffiti writing. Un’isola felice. La particolare conformazione architettonica del luogo, sviluppato a ferro di cavallo, ci ha permesso di dividere lo spazio espositivo dall’hub creativo, dove abbiamo i nostri uffici, una falegnameria, una doccia per lavorare con gli spray, alcune postazioni di lavoro, il deposito e un’area chill.
Siamo nati dalla voglia di prenderci uno spazio in una città satura che di spazi non ne concede, soprattutto nel settore culturale. A distanza di tre anni ci guardiamo indietro e vediamo che di cose ne abbiamo fatte tante, non sappiamo se in qualche modo abbiamo contribuito alla crescita culturale di Firenze, ma di sicuro ci siamo divertiti, conoscendo e collaborando con persone meravigliose che hanno lasciato il loro segno in città.

Ache77, Ritratti dall'infanzia negata, CopulaMundi Festival, Firenze, 2019. Photo Matteo Bidini

Ache77, Ritratti dall’infanzia negata, CopulaMundi Festival, Firenze, 2019. Photo Matteo Bidini

Su quale tipologia di artisti puntate maggiormente oggi?
Lavoriamo esclusivamente con artisti che interagiscono a vario titolo con lo spazio pubblico. Ci piace molto coinvolgere nei nostri progetti artisti giovani, di solito sono loro che hanno più bisogno di un aiuto. Siamo alla continua ricerca di creativi che propongono progetti innovativi e non banali, ovviamente questo è inevitabilmente filtrato dal nostro gusto personale e dalle possibilità e occasioni che si presentano. Spesso scegliamo di esporre artisti che, in qualche modo, pensiamo possano creare contrasto con la città di Firenze, mettendone in risalto i mille paradossi e cortocircuiti. In questo, una menzione speciale va a Hogre, DoubleWhy e Illustre Feccia, che con la mostra Dildo sono stati capaci di giocare con la città facendo storcere il naso a non poche persone.

Cosa vi deve colpire di una artista? Quali caratteristiche ricercate?
Non c’è una ricetta precisa. Di solito ci colpiscono gli artisti che tentano percorsi nuovi e sono in grado di lanciare forti messaggi con le loro immagini. Ci piacciono quelli un po’ matti che hanno “l’attitudine” di dipingere muri perché non ne possono fare a meno e non perché gli fa vendere più tele. Adoriamo quelli che si sbucciano le ginocchia, girano sempre sporchi di vernice e credono in quello che fanno, divertendosi.

I vostri artisti/street artist preferiti di sempre.
È difficile scegliere perché negli anni ce ne sono stati moltissimi che ci hanno affascinati e insegnato qualcosa. Sicuramente siamo grati a tutti quelli che, con la loro follia e tenacia, hanno contribuito alla crescita di questo movimento fin dai primi anni, quando c’era solo tanta infamia per chi imbrattava muri.

Come è cambiata, a vostro avviso, la scena artistica in Italia negli ultimi anni? La scena della Street Art italiana negli ultimi anni è molto cresciuta, con i suoi pro e contro. Abbiamo visto diffondersi sempre più progetti, festival e mostre che, purtroppo, spesso sono improvvisazioni amatoriali che fanno più danni che altro. Peggio ancora sono quelle realtà che si sono buttate nel campo della Street Art da quando hanno iniziato a fiutarne il profitto, creando progetti con il solo obiettivo di fare speculazione. Questo è triste. Ciò non toglie che nascano anche realtà meravigliose, che con passione e competenza contribuiscono alla creazione di eccellenze di cui andare fieri come Fame, Urban Vision, Draw the line, Pennelli Ribelli, Restart o Murarte, per citarne alcuni. Stessa cosa per quanto riguarda la scena degli artisti.

Guerrilla Spam, Il carro, Follonica, 2019. Photo Giada Ghignoni

Guerrilla Spam, Il carro, Follonica, 2019. Photo Giada Ghignoni

Avete esperienza anche con l’estero? Che differenze trovate con l’Italia?
È importante studiare i percorsi e approfondire continuamente, per essere in grado di capire cosa è valido e cosa invece è solo vernice sul muro. Forse è una considerazione spietata, ma ormai basta veramente fare qualsiasi disegnino su un palazzo e aprirsi un profilo Instagram per essere chiamati street artist e l’Italia non è seconda a nessuno nell’abilità di “buttare le cose in caciara”. Abbiamo lavorato a progetti in Romania, dove la scena è ancora acerba ma cresce rapidamente, e in Olanda, dove, invece, sono già molto più abituati a dare spazio a questo tipo di arte, a promuoverla e sostenerla con riviste specializzate, spazi espositivi, finanziamenti pubblici dignitosi etc. La Street Art e in generale il contemporaneo avranno sempre vita dura in Italia, poiché dovremo sempre lottare con il peso del nostro patrimonio storico che, troppo spesso, ci schiaccia non permettendoci di andare avanti, fossilizzandoci su qualcosa che vantiamo come nostro ma che non abbiamo contribuito a creare, ma solo ereditato e pure svenduto male. In questo Firenze insegna.

Seguite principalmente artisti di Street Art: ci fate tre nomi di quelli che secondo voi sono da tenere d’occhio? Ne sceglieremo uno per uno.
Matteo Bidini: Spero di non far torto a nessuno, ma la mia scelta ricade sui Guerrilla Spam. Non sono mai banali e creano progetti potentissimi, che hanno la pretesa di utilizzare l’arte come strumento per immaginare un mondo più giusto e solidale.
Sofia Bonacchi: Fra tutti gli artisti che ho avuto il piacere di conoscere e apprezzare, consiglio personalmente di puntare gli occhi su Ache77: questo artista ha raggiunto un alto livello di consapevolezza di sé e degli altri ed è capace di trasfigurare ciò che costantemente apprende dalla vita in opere che, attraverso lo sguardo, puntano alla dimensione più emotiva e interiore, instaurando connessioni profonde con gli spettatori che le incontrano.
Gianluca Milli: Tra gli artisti con i quali abbiamo lavorato negli ultimi anni, apprezzo moltissimo il lavoro di Míles. Ha una grande capacità di trasmettere emozioni e sensazioni sia su muro, che su tela o scultura. Attraverso una ricerca attenta e matura, racconta l’essere umano nel suo ruolo di animale sociale. Oltre a lui, mi sento di render merito anche ad altri due artisti giovanissimi, che credo debbano essere tenuti d’occhio: Riky Boy e Mehstre.

Che direzione prenderà la vostra galleria nel prossimo anno? Quali eventi seguirete? Ci potete dare qualche anticipazione?
Quest’anno ci concentreremo di più su progetti di arte urbana e laboratori nelle scuole. Abbiamo in serbo anche un paio di mostre/residenza con artisti molto interessanti. In questo periodo siamo alla Fortezza da Basso di Firenze, per la Florence Biennale. Curiamo un’installazione di Ache77 e la relativa mostra insieme allo street artist NemO’s e al graffiti writer Mr. Wany. Parallelamente stiamo realizzando un progetto matto con Exit Enter in una fabbrica abbandonata e un residenza artistica con Elfo.

Mehstre, Desiderio Re dei Longobardi, Montalto di Castro, 2019. Photo Matteo Bidini

Mehstre, Desiderio Re dei Longobardi, Montalto di Castro, 2019. Photo Matteo Bidini

Cosa vorreste vedere fatto di più o in maniera diversa dagli enti pubblici o locali con i quali collaborate?
Vorremmo che ci fosse più approfondimento e studio della materia. Troppo spesso, da parte delle istituzioni, il tema della Street Art viene preso sotto gamba, trattato superficialmente o strumentalizzato come oggetto di propaganda partitica. È facile capire che un bel muro colorato costi meno e porti più consensi di un’agenzia pubblicitaria; più difficile invece è coglierne il valore sociale, emotivo, culturale e a volte artistico. La competenza passa in secondo piano, lasciando spazio alla riqualificazione (?!) e alla sterilità di operazioni che nulla aggiungono al patrimonio di una città. Questo non toglie il fatto che abbiamo avuto la fortuna di vedere l’operato di amministrazioni illuminate, senza le quali tanti validi progetti non si sarebbero potuti mai realizzare. Questo quasi sempre in piccoli paesi.

Alessia Tommasini

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Alessia Tommasini

Alessia Tommasini

Sono veneta di nascita, ho abitato per anni a Roma e ora a Firenze. Mi sono laureata in Filosofia a Padova e subito ho cominciato a muovere le mie prime esperienze nel campo della creatività e dell'arte, formandomi come editor,…

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