Street Art e sovversione. Intervista a Illustre Feccia

I suoi lavori parlano un linguaggio volutamente sovversivo, che mette in discussione le convenzioni e i luoghi comuni. Lui è Illustre Feccia e lo abbiamo intervistato.

Illustre Feccia (oppure Sagace Bischero, Onesto Delinquente, Royal Shit) nasce una decina di anni fa in un’occupazione anarchica della bassa modenese, come militante del pensiero libero e poi studente d’illustrazione a Firenze. Fin dai primi anni illustra punk-zine come la pisana 21GRAMMI, l’opuscolo anarchico Pistoiese L’incendiario, la zine fiorentina RUGGINE. È stato membro del collettivo londinese di squatters&pirati, chiamata la MINESWEEPER, residente su una barca abbandonata della Seconda Guerra Mondiale, dove si dipingeva e si organizzavano eventi controculturali e laboratori di stampa D.I.Y., come la serigrafia e la linografia. Da tre anni a questa parte, grazie all’incontro con Hogre e il gruppo della Special Patrol, è stato ingaggiato come “agente della sovversicità”, ovvero subvertiser (sovvertitore della pubblicità).

Ci parli del tuo ultimo lavoro?
Ne ho fatti diversi: uno è un murale in Bulgaria, e diversi lavori di subvertising a Londra.
Il lavoro in Bulgaria è il prodotto di una residenza artistica nella campagna bulgara, a Lyubitsa un piccolo villaggio sperduto nel bosco, lontano una settantina di chilometri da Sofia. Il progetto si chiama RURAL MURAL ed è organizzato dal muralista bulgaro Krom Bagelsky.Il disegno è un vampiro (вампир in bulgaro). Il corpo del mostro è di un pipistrello bianco e nero astrattizzato in onde, mentre il volto è quello di un vampiro rosso, il volto è squadrettato all’interno di un’aureola bianca. Nel disegno ho mescolato la tradizione iconografica ortodossa cristiana con quella vampiresca dei Balcani, al fine di sovvertire l’immagine religiosa in qualcosa di mostruoso. Svelando la vera natura divina dei culti e della religione: ciò che è sacro è abominevolmente opprimente e spaventoso!

L’origine del tuo nome qual è?
Il nome nasce una decina di anni fa, l’originale era Feccia, era il modo con cui mi chiamavano i miei amici. Era uno sfottò! Poi mi ci sono affezionato e l‘ho scelto come nome artistico quando ho cominciato a fare illustrazioni. Sull’indirizzo della mia prima pagina di internet si abbreviava Illustr. (che stava per illustrazioni) poi un punto e Feccia. Quando lo notai, pensai che fosse un ossimoro! Ed è fighissimo! Decisi di chiamarmi così. Era il periodo in cui stavo leggendo e illustrando i vangeli gnostici. Mi hanno aperto a un nuovo modo di vedere. In uno si diceva (mi sembra dal vangelo di Filippo): “Luce e tenebre, vita e morte, destra e sinistra sono tra loro fratelli! Non è possibile separali, perciò né i buoni sono buoni né i cattivi sono cattivi, né la morte è morte!” Quindi ho pensato: “La feccia non è feccia!

Illustre Feccia, Nessun titolo, Londra, 2018

Illustre Feccia, Nessun titolo, Londra, 2018

Come definisci il tuo stile?
Una ricerca continua, situazionista e anarco-futurista. Sono un subvertiser! Per i muri mi piace ricercare forme di espressione più complesse. Adoro l’Espressionismo dada e il Muralismo messicano. Invece come subvertiser faccio parodia della pubblicità e delle istituzioni, scimmiottandole in modo segnico e come processo sovversivo; e, per questo intento, esigo una forma di comunicazione più diretta e semplice possibile.

Che messaggio vuoi dare?
Disegnando voglio esprimermi, voglio esprimere i miei pensieri e ciò che sento, denunciando la realtà e ciò che non va. Affilo la matita come un pugnale per liberarmi dalle convenzioni, giocare innocentemente o dichiarare guerra!

Come pensi venga recepito dalle persone?
Ma non me la sono mai posta come domanda e ora che mi ci fai pensare…. Penso che la reazione sia quella di curiosità o di solleticamento celebrale, almeno spero! Alle volte cerco di scioccare con delle immagini forti oppure di far divertire, comunque il mio intento principale è quello di far pensare.

Che ricordo hai degli inizi?
Ricordo di me e un mio amico alle tre di notte lungo i binari di una stazione a graffitare sui muri: “DOMANI IN TUTTE LE CITTÀ CI SARÀ RIVOLTA!” Non so se chiamarla Street Art oppure vandalismo, ma per me ha e aveva un grande valore artistico. Poi ricordo dei poster da me disegnati e “attacchinati” per un mio compagno e amico agli arresti domiciliari, che diceva Marco Libero subito! Lo stato reprime chi non doma!! Ma ne ho un bellissimo ricordo, un ricordo di lotta e resistenza, che persiste ancora in ciò che faccio.

Illustre Feccia, Fortezza Europa, Varsavia, 2018

Illustre Feccia, Fortezza Europa, Varsavia, 2018

Dove va ora la tua ricerca?
La mia ricerca in arte si sta sviluppando, allargando e si sta raffinando in diverse discipline: dal muralismo alla stampa D.I.Y. al subvertising, fino al tatuaggio! Cerco di curare un po’ tutte queste discipline anche se adesso predomina il subvertising.

La tua definizione di Street Art. Che cosa è per te?
Genericamente direi che è un po’ tutto quello di artistico che viene creato in uno spazio pubblico. Per me la Street Art è un’ottima situazione per esprimere quello che penso in pubblico senza finire in prigione subito [sorride, N.d.R.].

Quali tecniche utilizzi?
Mi piace lavorare con diverse tecniche: dipende dal che supporto su cui devo lavorare. Parto sempre e comunque da un bozzetto a matita. Il disegno poi lo sviluppo come una illustrazione o stencil o murale, oppure street-poster o subvertising.

Come scegli i soggetti da rappresentare? Come avviene il tuo processo artistico?
Rielaborando o alterando tutto quello che percepisco, studio, leggo, guardo o ripudio.

Italia ed estero: dove ti piace lavorare di più e perché?
Mi piace lavorare in Italia, soprattutto al sud, anche se ho bisogno di distanza e di evasione da questo Paese, ogni tanto.

Ci racconti qualche aneddoto particolare che ti è accaduto durante uno dei tuoi lavori in strada?
Una volta stavamo mettendo su un cartellone, era il progetto RoyalShit, con Ceffon e alcuni della Special Patrol. Era una offesa antimonarchica di 6 x 3 metri, durante il giubileo reale, divisa in 6 strisce. Appena messa la quinta, vediamo il riflesso blu della volante della polizia sulla colla fresca del cartellone, spaventati finiamo di attacchinare in fretta e furia l’ultima striscia e scappiamo. Nel mentre ci accorgiamo di esser seguiti da un tipo in bicicletta. Buttiamo pali e secchi in terra e corriamo più veloce possibile all’arrembaggio, fino a che ci accorgiamo che il tipo non era un poliziotto, ma solo una persona che voleva esprimere i suoi apprezzamenti e ringraziarci per questa azione! Quanta adrenalina e sudore…

Progetti per il futuro?
Sto lavorando a un libro d’illustrazioni anarchiche e cercherò di diventare un buon tatuatore.

Alessia Tommasini

http://fecciax.blogspot.com/

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Alessia Tommasini

Alessia Tommasini

Sono veneta di nascita, ho abitato per anni a Roma e ora a Firenze. Mi sono laureata in Filosofia a Padova e subito ho cominciato a muovere le mie prime esperienze nel campo della creatività e dell'arte, formandomi come editor,…

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