Writing e Street Art. Intervista a Mr. Wany

Parola ad Andrea Sergio, noto sulla scena dei graffiti internazionali con lo pseudonimo di Mr. Wany.

Mr. Wany, aka Andrea Sergio, classe 1978, ha iniziato il suo percorso artistico con il graffiti writing a soli 12 anni. Nel 1990 è già noto sui muri di Brindisi per i suoi character, dettando presto le regole sullo stile fino a diventare uno dei pionieri della cultura europea dei graffiti come Mr.Wany, pseudonimo con il quale si firma.
Artista versatile e poliedrico, ha una grande esperienza nel campo dell’arte visiva e delle combinazioni cromatiche. Spazia dalla grafica al fumetto all’illustrazione, passando dal tattoo, lavorando negli anni anche come scenografo, progettista, serigrafo con parentesi di producer musicale, editore autoprodotto di Ill Fame – una delle prime fanzine nata nel 1996 che trattava il writing e la cultura hip hop – e ballerino professionista. Collabora come testimonial e opinion leader per numerosi brand come Red Bull, Casio, Nike, Adidas, Coca Cola, Timberland, Volkswagen, MTV, Mediaset, Reebok, Eastpak, Jeep, Fiat, Canon, Nikon, Algida.

Ci racconti l’urgenza che ti ha spinto a dipingere?
Ho iniziato a disegnare quando ero un bambino copiando i cartoon anime robotici giapponesi come Ufo Robot, Goldrake, Jeeg, ecc. A 12 anni ho iniziato con il graffiti writing in strada, a Brindisi, un posto dove non c’era veramente nulla di sano da fare.  Poi nel 1999-2000 ho maturato le prime idee in qualche modo legate alla Street Art, come dipingere oggetti della e nella città. Le esigenze si sono trasformate e sono cresciute con me. Step by step. Vorrei comunicare sempre in maniera più profonda e matura. Quest’esigenza di fatto è in continuo divenire.

Che cos’è per te la Street Art?
Per me è una tipologia d’arte, in alcuni casi ancora acerba, ma che inizia a strutturarsi.

Mr. Wany, Grenoble 2015

Mr. Wany, Grenoble 2015

Come nascono i tuoi personaggi, così ricchi di colori, dallo stile “contaminato” da mille sapori?
Amo le fusion. Nel mio stile si può vedere un forte imprinting del writing e del fumetto, di grafica pubblicitaria, di illustrazione, tattoo e pittura. Sono tutte materie che hanno avuto a che fare con il mio percorso di studi e di vita. Il mio personaggio Hyroshi Kabuki, infatti, è di “nazionalità” giapponese e di professione “attore”: per questo interpreta di volta in volta temi e scenari differenti.

Quali tecniche utilizzi?
Come avrete capito, mi annoio in fretta. La tecnica di fatto è quasi sempre mista. Per avere un risultato che comunichi dimensioni differenti utilizzo materiali diversi, creando così delle soluzioni uniche e originali. Poi dipende dalle superfici su muro; ad esempio amo lavorare con lo spray ironlak e i rulli Roll Art Paint.

Quanto il contesto su cui realizzi un’opera determina l’opera stessa?
Dipende, ma spesso il 90%, perché tento di realizzare un’opera che dialoghi con l’architettura, la storia e la gente. Quindi studio, faccio domande e cerco ispirazione.

Qual è stata la tua prima opera di Street Art? Cosa hai provato? Cosa è quanto è cambiato rispetto all’ultima?
Il primo muro l’ho dipinto nell’estate del 1990 a Brindisi e avevo solo 12 anni. Ma era più legato al writing e alla cultura hip hop. Credo che il primo vero approccio inconsapevole alla Street Art sia stato intorno al 1998-99. Ovviamente prima che diventasse un fenomeno sdoganato.

Mr. Wany, Abu Dhabi 2013

Mr. Wany, Abu Dhabi 2013

Come vivi il fatto che una tua opera sia esposta alla caducità del tempo?
Beh per me è normale. L’opera termina nell’istante in cui è stata fotografata. E poi la si lascia andare verso il proprio futuro. Proprio ragionando su quest’idea, ho da poco realizzato un progetto di mostra chiamato Ephemeral Beauty, per il momento presentato in due gallerie italiane, la Galo Art Gallery di Torino con l’amico Deep e la Street Levels Gallery di Firenze, con la quale abbiamo realizzato anche un fantastico catalogo che è andato sold out in pochi giorni. In questo progetto, tributo alla scena del writing newyorkese, rifletto su quale valore culturale e anche economico potrebbero avere dei vagoni della subway dipinti da Dondi White, Phase2 o Futura 2000, Lee Quinones o Daze oggi. Giusto per citarne alcuni. La fortuna è stata che fotografi come Henry Chalfant e Martha Cooper hanno documentato (e quindi salvato) quel momento storico. Di fatto la mostra però tocca diversi generi: writing, Street Art, calligrafia, Pop surrealismo e quindi pittura, print, custom fotografia, scultura e installazioni.
Il manifesto della mostra compara gli aspetti effimeri del movimento del writing alla vita, breve, di una bellissima farfalla con le ali colorate da graffiti iconici per il movimento del writing. Inoltre, tramite la pittura, creo delle citazioni e racconto delle storie. Vedi per esempio il ritratto della gallerista, Modella Patty Astor o la storia delle metro di New York che vennero buttate nell’oceano a fine Anni Ottanta.

Qual è oggi l’aspetto contemporaneo della Street Art? Cosa ne pensi della diffusione della Street Art sui social?
La trovo normale. D’altronde l’auto pubblicizzare le proprie creazioni al di fuori dei soliti circuiti è alla base di questo modo di esprimersi.

Cosa vorresti esplorare nella tua attività di domani?
Mi piacerebbe ampliare e approfondire la scultura e le installazioni, non per forza con un approccio classico, anzi… Mi piacerebbe esplorare anche l’arte concettuale. Vedremo.

Progetti per il futuro?
Ho dei progetti di mostra che sto portando avanti come Semiotic of Bboying, che lega danza, musica e arte performativa allo studio semiotico dei segni, Deep Trip, che è una mostra nella quale sperimento un approccio più astratto rispetto a quello fatto in precedenza e vorrei proseguire con il progetto Ephemeral Beauty. Ho già delle opere nuove che sostituiranno quelle vendute durante le due mostre precedenti.

Alessia Tommasini

www.wanyone.com

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Alessia Tommasini

Alessia Tommasini

Sono veneta di nascita, ho abitato per anni a Roma e ora a Firenze. Mi sono laureata in Filosofia a Padova e subito ho cominciato a muovere le mie prime esperienze nel campo della creatività e dell'arte, formandomi come editor,…

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