Le mostre da vedere a Bologna durante le feste

Una guida alle mostre da vedere in città in queste settimane di festa tra pitture pompeiane, artisti rinascimentali e star della public art contemporanea, da Banksy a Tvboy

Lasciato il Natale alle spalle, il periodo delle festività che conduce al passaggio d’anno è nel pieno del suo corso. Ci concentriamo dunque su Bologna e sulle numerose mostre visitabili in città da chi ha scelto il capoluogo emiliano per trascorrere qualche giorno lontano dalla routine. Qui una selezione degli appuntamenti da non perdere, tra arte rinascimentale, grandi maestri del Novecento, affreschi pompeiani, fotografia e ceroplastica.

Livia Montagnoli

I PITTORI DI POMPEI AL MUSEO ARCHEOLOGICO

Se indubbia è la qualità dei pezzi arrivati a Bologna dal MANN (e dai suoi depositi) per raccontare la grande stagione degli affreschi di Pompei, Ercolano e Boscoreale in epoca romana, il principale merito della mostra allestita al Museo Archeologico è quello di indagare su una figura poco esplorata del tempo, quella del pittore, per ricostruirne i rapporti con la committenza, il ruolo sociale, lo status economico. La ricerca si scontra con le pochissime – quasi nulle – testimonianze circa l’identità dei frescanti romani, che a differenza di scultori e pittori da cavalletto non godevano di alta considerazione in società. È possibile, però, confrontando gli affreschi staccati presenti in mostra, verificare le caratteristiche stilistiche di ciascuno, e rilevare i temi più diffusi e di maggior successo dell’epoca, dalle storie legate ai poemi omerici agli amori degli dei. E, ancora, stupirsi al cospetto dell’abilità tecnica di questi pittori, quadraturisti capaci e dotati di grande sensibilità per l’imitazione della natura. Sullo sfondo, un confronto sempre presente con i modelli greci. Grande l’impegno per approntare un allestimento mimetico, che evoca gli ambienti delle domus vesuviane di provenienza delle pitture murali.

I pittori di Pompei. Exhibition view at Museo Civico Archeologico, Bologna 2022. Photo Roberto Serra

I pittori di Pompei. Exhibition view at Museo Civico Archeologico, Bologna 2022. Photo Roberto Serra

IMAGE CAPITAL ALLA FONDAZIONE MAST

Partendo dal lavoro di Armin Linke ed Estelle Blaschke, la mostra – a cura di Francesco Zanot – analizza la fotografia come sistema di creazione, elaborazione, archiviazione, protezione e scambio di informazioni visive, indagandone gli utilizzi pratici in ambito scientifico, culturale e industriale. Gli scatti e i video di Linke sono associati ai testi di Blaschke: installazioni scultoree affiancano interviste-video a esperti e materiali d’archivio. Così si indaga il ruolo della fotografia nei processi di apprendimento automatico; la funzione di controllo delle telecamere aeroportuali che, sfruttando algoritmi basati su data-set, permettono di procedere al riconoscimento facciale. E si osserva come sia essenziale lo strumento fotografico in campo industriale, per guidare i processi produttivi coordinando le fasi di controllo della qualità. In sei sezioni, l’allestimento muove dalla storia del mezzo fotografico come veicolo e catalogatore di informazioni nel XX secolo all’analisi dei metadati in epoca contemporanea, passando attraverso i temi della salvaguardia delle immagini e della tutela del copyright e delle moderne tecnologie per il riconoscimento automatico.

Image Capital, exhibition view at MAST Bologna, 2022

Image Capital, exhibition view at MAST Bologna, 2022

ALBERTO BURRI RELOADED AL CUBO

Articolata tra le due sedi del CUBO – museo d’impresa del Gruppo Unipol, a Porta Europa e presso la Torre Unipol – la mostra a cura di Ilaria Bignotti si rivela particolarmente interessante per l’intervento di restauro che ha portato a recuperare l’opera Nero con punti (1958) di Alberto Burri (Città di Castello, 1915 – Nizza, 1995), parte della serie di Sacchi che caratterizzano la ricerca dell’artista umbro sulla trasformazione della materia.
Il progetto si avvale della collaborazione di Tornabuoni Arte per il prestito di quattro opere di Burri (due lavori del ciclo dei Catrami, datati 1950; Muffa, olio e pietra pomice su tela, del 1951; Senza titolo, olio, vinavil, sabbia, sacco e collage su tela, del 1952), funzionali però ad alimentare la riflessione sul grande lavoro pittorico realizzato dall’autore nel ’58, oggi nel patrimonio di Unipol, che ne ha commissionato per l’occasione il restauro, così da restituirlo al pubblico dopo un lungo periodo di assenza. Due anni di lavoro (a cura di Muriel Verat) sono stati necessari per giungere al risultato finale, volto a mettere in sicurezza l’opera, senza intaccare il naturale processo di trasformazione e invecchiamento ancora in corso. Un’opportunità per riflettere sull’approccio del restauro all’arte contemporanea e per confrontarsi con le difficoltà determinate dal processo di stratificazione materica caro a Burri. Proprio il restauro, allora, diventa protagonista del progetto espositivo, accompagnato da video, materiali didattici e incontri con gli esperti ideati per approfondire e rinnovare la disciplina della conservazione delle opere d’arte.

Alberto Burri, Nero con punti (dett.), restauro. Patrimonio artistico del Gruppo Unipol. Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, Città di Castello © 2022

Alberto Burri, Nero con punti (dett.), restauro. Patrimonio artistico del Gruppo Unipol. Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, Città di Castello © 2022

GIULIO II E RAFFAELLO ALLA PINACOTECA NAZIONALE DI BOLOGNA

Sin dalla locandina della mostra, è il Ritratto di Giulio II realizzato da Raffaello, concesso in prestito dalla National Gallery di Londra, il motore da cui prende le mosse il progetto della Pinacoteca Nazionale, che ripercorre il legame di papa della Rovere con la città di Bologna. Nel 1506, il pontefice entra in città sancendo la fine del governo della famiglia Bentivoglio, assoggettando Bologna allo Stato della Chiesa. L’avvento del papato coincide con l’arrivo dei più influenti artisti dell’epoca, dallo stesso Raffaello a Bramante e Michelangelo: la mostra ha cura di verificare l’impatto che il Rinascimento artistico veicolato dai suoi principali fautori avrà sui maestri bolognesi, nell’arco temporale che dalla signoria dei Bentivoglio si protrae fino all’incoronazione di Carlo V. L’allestimento spazia da “testi” fondamentali come l’Estasi di Santa Cecilia di Raffaello a resistenze locali (si veda Amico Aspertini) ai nuovi linguaggi ragionati sull’esempio dei maestri, però decisamente personali, come dimostra l’ascesa del Parmigianino, presente a Bologna tra il 1527 e il ’30.

Raffaello Sanzio Urbino 1483 – Roma 1520 Ritratto di papa Giulio II 1511 1512 Tavola cm 108×807 Londra National Gallery Le mostre da vedere a Bologna durante le feste

Raffaello Sanzio (Urbino, 1483 – Roma, 1520) Ritratto di papa Giulio II 1511 1512 Tavola, cm 108×80,7 Londra, National Gallery

FATTORI. L’UMANITÀ TRADOTTA IN PITTURA A PALAZZO FAVA

Inaugurata poco prima di Natale, la mostra di Palazzo Fava su Giovanni Fattori (Livorno, 1825 – Firenze, 1908) chiude un 2022 che molto si è concentrato sul più celebre interprete della poetica della “macchia” (pensiamo alle mostre di Torino, Forte dei Marmi e Pisa, quest’ultima, ancora in corso a Palazzo Blu, dedicata all’attività incisoria dell’artista livornese). L’umanità tradotta in pittura presenta settanta opere di Fattori, a oltre cinquant’anni dall’ultimo progetto espositivo a lui dedicato a Bologna: l’allestimento, che procede per sezioni tematiche, permette di seguire l’evoluzione creativa del pittore, esplorandone anche aspetti meno noti, sempre seguendo il filo dell’umanità espressa da Fattori nell’indagine incessante della realtà che lo circondava, immune ai condizionamenti politici dell’epoca. Al suo fervore cronachistico si deve un’opera esposta per la prima volta al pubblico, L’appello dopo la battaglia del 1866.

Giovanni Fattori. L'umanità tradotta in pittura, exhibition view at Palazzo Fava, Bologna, 2022

Giovanni Fattori. L’umanità tradotta in pittura, exhibition view at Palazzo Fava, Bologna, 2022

DE CHIRICO E L’OLTRE A PALAZZO PALLAVICINI

Dalla stagione barocca alla neometafisica. Sono gli estremi individuati dai curatori della mostra di Palazzo Pallavicini per circoscrivere l’attività di Giorgio de Chirico (Volos, 1888 – Roma, 1978) dopo il periodo dell’avanguardia metafisica. La prima sezione, con opere realizzate tra il 1938 e il ’68, si concentra sugli esiti “barocchi” di lavori ispirati a Rubens, Raffaello e Delacroix, volti a creare “una finzione più vera del vero”, ancora metafisiche nella rappresentazione di una natura “che in natura non esiste”. La stagione neometafisica è invece relativa al decennio 1968-78, in cui de Chirico ritorna a dipingere i suoi manichini, le piazze d’Italia e altre invenzioni da decifrare, però con un’ironia e una serenità nuove rispetto al passato. Circa settanta sono le opere esposte a sostegno del progetto curatoriale di Elena Pontiggia e Francesca Bogliolo, realizzato in collaborazione con la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico.
Incline a subire la fascinazione barocca, ma ancor più l’influenza caravaggesca, è pure Roberto Ferri (Taranto, 1978), cui è dedicata la monografica in programma fino a marzo 2023. Sessanta opere, tra tele e disegni, illustrano la poetica dell’artista pugliese, che si muove tra sacro e profano e utilizza la luce per creare composizioni intrise di lirismo, aderenti all’osservazione della realtà, però al contempo volutamente visionarie e cariche di simboli da decifrare.

Giorgio de Chirico. Dalla stagione barocca alla neometafisica, exhibition view at Palazzo Pallavicini, Bologna, 2022

Giorgio de Chirico. Dalla stagione barocca alla neometafisica, exhibition view at Palazzo Pallavicini, Bologna, 2022

THE FLOATING COLLECTION E PORPORA MARCASCIANO AL MAMBO

A cura di Lorenzo Balbi e Caterina Molteni, The Floating Collection è una collettiva che riunisce al MAMbo i lavori di sei artisti internazionali contemporanei chiamati a esplorare i musei di Bologna, per rileggere l’arte delle collezioni civiche. Loro sono Alex Ayed (Strasburgo, 1989), Rä di Martino (Roma, 1975), Cevdet Erek (Istanbul, 1974), David Jablonowski (Bochum, 1982), Miao Ying (Shanghai, 1985) e Alexandra Pirici (Bucarest, 1982); il risultato si compone di installazioni, sculture, video esposti nella Sala delle Ciminiere del museo, invitando a riflettere sul tema della decolonizzazione e sulla necessità, per musei e istituzioni culturali, di metterla in atto.
Nel frattempo va in scena la personale di Porpora Marcasciano (Non so dove mi cercate), a cura di Michele Bertolino. La mostra espone un corpus di disegni realizzati tra il 1973 e il ’77, e nella prima metà degli Anni Ottanta, che interpretano ‒ con l’espressività psichedelica propria all’artista (Benevento, 1957) ‒ la temperie dell’epoca sulle questioni di genere e sui diritti civili, di cui Bologna fu fucina molto attiva. A corredo dei disegni, la Project Room del MAMbo ricostruisce il movimento attraverso una raccolta di materiali d’archivio, tra ritagli di giornali, fotografie, libri, comunicati stampa, documenti politici, flyer e copertine di dischi.
Le stesse atmosfere vengono attualizzate nell’installazione sonora Non siamo dove ci cercate realizzata per l’occasione da ALMARE.

The Floating Collection, exhibition view, Rä di Martino, Moonbird, 2022, Still da video con musica originale e libretto di Mauro Remiddi. HD video, stereo sound, 25’ produzione di MAMbo - Museo d’Arte Moderna di Bologna; Azienda Speciale Palaexpo | Mattatoio – Roma, coprodotto da Fondazione Merz, Torino-Palermo; Triennale Milano, Milano; Snaporazverein, CH. Si ringraziano inoltre per il supporto Galleria Valentina Bonomo, Roma; Galleria Monica De Cardenas, Milano – Zuoz. MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna. Ph. Ornella de Carlo, Courtesy Settore Musei Civici Bologna | MAMbo

The Floating Collection, exhibition view, Rä di Martino, Moonbird, 2022, Still da video con musica originale e libretto di Mauro Remiddi. HD video, stereo sound, 25’, produzione di MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna. Photo Ornella de Carlo, Courtesy Settore Musei Civici Bologna | MAMbo

JAGO, BANKSY, TVBOY E ALTRE STORIE CONTROCORRENTE A PALAZZO ALBERGATI

È un progetto sui linguaggi artistici contemporanei quello che concentra a Palazzo Albergati il confronto tra Banksy, Jago e TVboy, tre artisti fra i più discussi e più seguiti degli ultimi anni. Una collettiva cui fa da fil rouge l’anticonformismo degli interpreti coinvolti, funzionale ad alimentare il dibattito e a provocare l’opinione pubblica su tematiche attuali e, spesso, scottanti. L’allestimento segue il percorso di ognuno di loro, articolando una sorta di tre in uno, tre monografiche che riuniscono le opere più significative dei rispettivi autori – dalla Girl with Baloon a Bomb Love di Banksy all’Apparato circolatorio di Jago, alla serie degli eroi di TVboy – cui si accosta una sezione concentrata sugli artisti che da loro hanno preso e prendono spunto e ispirazione, e più in generale sull’arte controcorrente del XXI secolo, da Obey a Laika e Pau.

Jago, Apparato circolatorio, 2017, ceramica

Jago, Apparato circolatorio, 2017, ceramica

L’EPOCA DI MARIO DE BIASI A CASA MORANDI

Insieme all’esposizione in corso al Museo Morandi (con 27 opere dalla collezione di Antonio e Matilde Catanese, che iniziano ad acquistare fin dagli Anni Sessanta i primi quadri dell’artista bolognese), il progetto di Casa Morandi, dimora dove Giorgio Morandi visse e lavorò dal 1910 al 1964, contribuisce a restituire nuovi spunti di riflessione sull’opera di un grande interprete del Novecento italiano. Ma la mostra ha anche il merito di illuminare l’attività di Mario De Biasi, fotografo che nel ’59, inviato da Enzo Biagi (allora direttore della rivista Epoca), arriva in via Fondazza 36 per realizzare un reportage su Giorgio Morandi. L’esposizione presenta la serie di ritratti non posati scattati in quell’occasione, che descrivono un Morandi inedito immortalato nel suo ambiente domestico. A corredo, documenti, numeri originali del settimanale Epoca, libri provenienti dalla biblioteca personale dell’artista e una video-intervista a Mario De Biasi realizzata da Laura Leonelli nel 2005.

Giorgio Morandi nel suo appartamento di via Fondazza, Bologna, aprile 1959. Photo Mario De Biasi

Giorgio Morandi nel suo appartamento di via Fondazza, Bologna, aprile 1959. Photo Mario De Biasi

NORMA MASCELLANI A PALAZZO D’ACCURSIO

Oltre cento dipinti provenienti dal Fondo Norma Mascellani e da numerose collezioni private. Così Bologna omaggia la pittrice a cui ha dato i natali, che ha attraversato un secolo di pittura (dal 1909 al 2009) con grande vitalità. Allieva di Giorgio Morandi, nel 1937 fu la prima artista donna a presentare una sua personale in città, al Circolo della Stampa. Da quel momento, nel corso della sua lunga carriera, parteciperà a oltre duecento mostre, riscuotendo attenzione e apprezzamento della critica, grazie allo stile personale sviluppato a partire dagli Anni Sessanta. In mostra anche una ricca documentazione archivistica e un carteggio, recentemente scoperto, che contribuisce a fare luce sulle relazioni che l’artista coltivò con gli artisti del suo tempo, come Giorgio Morandi, Alfredo Protti, Giovanni Romagnoli, Alessandro Cervellati e altri.

Norma Mascellani. Segreti del Novecento. Exhibition view at Palazzo d'Accursio, Bologna, 2022

Norma Mascellani. Segreti del Novecento. Exhibition view at Palazzo d’Accursio, Bologna, 2022

L’ARTE DELLA CEROPLASTICA AL MUSEO DAVIA BARGELLINI

Fino al 15 gennaio il Museo Davia Bargellini espone un presepe “esemplare”, opera di Pietro Righi ed erede della tradizione dei presepi in terracotta di ambito emiliano. Righi (Bologna, 1772-1839) fu allievo dell’Accademia Clementina dal 1795 al 1798, seguendo le lezioni di scultura di due noti artisti neoclassici, Giacomo Rossi e Giacomo De Maria. Con il suo gruppo in terracotta replica un prototipo molto diffuso localmente, poi ripetuto in moltissime varianti con l’uso di stampi, visto il successo riscontrato nella Bologna di inizio Ottocento.
C’è invece tempo fino al 12 marzo per visitare Verità e illusione, prima mostra organizzata in città sull’arte della modellazione in cera, che nel Settecento ebbe notevole impulso nel capoluogo emiliano, anche grazie all’utilizzo che ne fece la didattica scientifica. Nella Bologna di papa Benedetto XIV Lambertini, però la ceroplastica finì per ritagliarsi uno spazio più ampio, affascinando la committenza alto borghese, che iniziò a richiedere ritratti iperrealistici modellati nella cera, busti, profili e figure di sante.

Pietro Righi, Presepe. Exhibition view at Museo Davia Bargellini, Bologna, 2022

Pietro Righi, Presepe. Exhibition view at Museo Davia Bargellini, Bologna, 2022

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