Donne e anonime. La street art de Lediesis

La nostra survey quindicinale sulla street art ci ha portati fino al collettivo tutto al femminile Lediesis. Anonime, attacchinano Superwomen sulle finestre cieche delle città. Per ora quelle italiane, ma presto...

Su Instagram sono un caso nazionale perché, in ogni città in cui appare una delle loro opere, gli streethunter iniziano una caccia al tesoro per scovare le altre sette Superwomen. In pochi mesi hanno già quasi 13mila follower e le loro immagini rimbalzano dai quotidiani ai telegiornali. Ma Lediesis, fantomatiche street artist, balzate agli onori della cronaca per aver creato le Superdonne tutte ritratte con la mitica “S” di Superman, restano anonime.
A Napoli come a Firenze, a Roma come a Milano, hanno scelto alcune finestre cieche nei luoghi più pittoreschi del centro per diffondere il loro messaggio: riscoprire che i superpoteri sono in ognuno di noi, grazie a un percorso che omaggia le icone che declinano la femminilità in tutte le sue sfumature.
Recentemente hanno realizzato, in collaborazione con la Fondazione Il Cuore si scioglie onlus, la campagna #ilmomentoèadesso per la raccolta fondi dei progetti di solidarietà. Attualmente sono in mostra con la loro prima personale Superwomen – 8 Donne x 8 Città al Museo Archeologico Nazionale di Napoli (fino al 30 novembre ) e alla collettiva Nature has Nature nella Galleria Uovo alla Pop di Livorno (fino al 20 settembre 2020).

Lediesis, Super Laika, attaccata a Roma, 22 giugno 2020. Photo Lediesis

Lediesis, Super Laika, attaccata a Roma, 22 giugno 2020. Photo Lediesis

L’INTERVISTA

Ci potete raccontare il vostro ultimo lavoro?
È un omaggio a Laika e l’abbiamo attaccato vicino a Campo dei Fiori a Roma. Il cammino dell’uomo è costellato di errori che ci portano con il tempo a nuove consapevolezze per rispettare tutte le forme di vita del nostro pianeta, per questo ci siamo sentite di creare un tributo a Laika, la cagnolina astronauta, primo terrestre a essere inviato nello spazio. Tutto quello che sta accadendo oggi è lo specchio di come ci siamo comportati con il nostro ecosistema, dobbiamo imparare a esserne consapevoli e a salvaguardare il nostro mondo.

Come scegliete i soggetti da rappresentare?
Non seguiamo mai una scelta pensata, seguiamo il nostro istinto. La nostra ricerca di cambiamento si riflette nella pittura e nella selezione dei personaggi che decidiamo di dipingere: donne libere e illuminate che danno un messaggio positivo, di crescita individuale che si riflette anche sulla crescita spirituale della società. Per questo sono rappresentate con la S di Superman e strizzano l’occhio al passante in gesto complice: perché ognuno possa riflettere e scoprire i propri superpoteri.
L’arte, soprattutto oggi, non può prescindere da funzioni civili, divulgative, educative.

Cosa vi spinge oggi a lavorare per strada, sui muri?
La street art è un mezzo di comunicazione con un’energia incredibile. Il fatto che si realizzi per strada è un motivo in più per veicolare messaggi positivi. Gli street artist hanno una grandissima responsabilità perché sono sotto gli occhi di tutti. Arrivare alla street art, quindi, per noi è stata una conseguenza del nostro percorso interiore.

Cosa cambierà nella street art a vostro avviso dopo questa pandemia?
Ormai la street art è completamente sdoganata all’interno della scena artistica italiana e internazionale, ma continua a conservare delle specificità grazie a un contatto più diretto, informale e quotidiano con lo spettatore e una maggiore libertà creativa e di espressione, per cui riesce a spingersi là dove gli artisti più tradizionali sembrano avere il timore di avventurarsi.

Lediesis, Super Botteri, attaccata a Firenze, 20 maggio 2020. Photo Lediesis

Lediesis, Super Botteri, attaccata a Firenze, 20 maggio 2020. Photo Lediesis

Come avete vissuto il periodo del lockdown?
Siamo state molto bene, abbiamo avuto modo di riflettere e riprenderci i nostri spazi. Siamo state anche molto creative: abbiamo realizzato 8 Superblack, 8 simboli (dalla Statua della Libertà alla Regina Elisabetta) che esorcizzavano la paura del Coronavirus. Il doverci fermare in realtà ci ha fatto sentire molto più libere perché non avevamo gli obblighi della quotidianità. Il lockdown ci ha permesso di avere tempo per il nostro percorso e focalizzarci sui nostri obiettivi.

Che tecniche utilizzate?
Le opere sono tutti dipinti in acrilico su carta velina. Ci piace discutere dei nostri personaggi insieme e realizzarli prima in studio e poi procedere all’attacchinaggio notturno. Ci sembra la soluzione più comoda. Siamo anche molto attente al luogo dove attacchiamo, prediligendo finestre o archi ciechi che incorniciano le nostre Superwomen, perché valorizzano sia le nostre opere sia il luogo in cui interveniamo.

Cosa significa per voi fare street art? Che messaggio volete dare?
Condividere un pensiero con più persone possibili, anche quelle non avvezze al mondo dell’arte, e creare musei a cielo aperto, condividendo la bellezza in armonia con l’anima delle città.

Di cosa vi state occupando ora, “dove” vorreste andare?
Sempre più in profondità, di pari passo alla nostra ricerca di sviluppo personale, facciamo quello che siamo. Camminando il cammino si apre…

Progetti per il futuro?
Attualmente siamo in mostra con Superwomen 8 Donne x 8 Città al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, un progetto in cui portiamo nel museo 8 icone femminili che abbiamo attaccato in copia in occasione di questo 8 marzo in 8 città italiane: Firenze, Milano, Bari, Venezia, Bologna, Napoli e L’Aquila. L’idea di questa mostra itinerante, che abbiamo condiviso con il direttore del museo, Paolo Giulierini, una persona unica e preziosa, con una formidabile attenzione per i linguaggi artistici e contemporanei, era quella di rendere Napoli il fulcro di questo viaggio. Napoli è una città nel cuore del Mediterraneo in cui ha preso forma un puzzle composto dai tanti ritratti di otto artiste disseminati sui muri della penisola. Donne diverse per cultura, storia o realtà, ma accomunate da un’incredibile volontà e forza d’animo.
Non è dove esponi che è importante, ma il contenuto che proponi e come lo proponi. Per noi è importante attaccare per strada ma anche esporre in un museo per far conoscere la street art anche dove non te l’aspetti, cercando di creare un allestimento fresco che non snaturi il lavoro che fai in strada. Detto ciò per il futuro, dopo aver impollinato le grandi città italiane, siamo pronte per l’estero…

– Alessia Tommasini

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Alessia Tommasini

Alessia Tommasini

Sono veneta di nascita, ho abitato per anni a Roma e ora a Firenze. Mi sono laureata in Filosofia a Padova e subito ho cominciato a muovere le mie prime esperienze nel campo della creatività e dell'arte, formandomi come editor,…

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