Gli artisti e la ceramica. Intervista a Christian Holstad

La rubrica dedicata agli artisti e la ceramica si espande oltreoceano. Abbiamo incontrato due artisti che vivono nelle due città simbolo americane, New York e Los Angeles. Con loro abbiamo cercato di capire i meccanismi di identità legati alle città in cui abitano e i modi e i tempi della loro produzione. Si parte Christian Holstad e il prossimo sabato sarà il turno di Brian Rochefort.

Christian Holstad, classe 1972, è nato in California ma vive a New York. Lavora con le gallerie Andrew Creps della Grande Mela, con Massimo De Carlo a Milano e Victoria Miro a Londra. Nell’ultimo biennio abbiamo visto sue personali a Torino e Venezia, e proprio nella sede lagunare della Miro ha appena aperto la mostra Time Wounds All Heels.

Una volta hai sottolineato l’importanza di lavorare con l’argilla, una materia così intimamente connessa con il suolo e l’ambiente. Quando hai deciso di iniziare a lavorare con questo materiale? Già all’epoca cercavi una presa di coscienza sulla questione ambientale o eri più interessato alla plasticità della materia?
Ho iniziato a lavorare la ceramica all’età di quindici anni. I miei genitori stavano divorziando e mia madre iscrisse me e mia sorella ad alcuni corsi terapeutici per aiutarci ad attraversare meglio quella transizione e il periodo non felice. La ceramica è stata questo per me. Il suo odore mi fa sentire bene. Ho passato anni nella foresta o nel laboratorio di ceramica. Non credo che io sia stato veramente consapevole della correlazione tra le due cose fino a molto dopo. È avvenuto mentre lavoravo a Faenza, dove l’agricoltura e la ceramica sono così connesse. Da sei anni sto studiando con grande concentrazione il cibo e il cucinare. Ho imparato a fare la pasta a mano dalla matriarca della Ceramica Gatti, cosa che ha avuto una profonda influenza sul mio modo di fare e di essere. Ci sono numerose somiglianze tra la pasta e la preparazione della ceramica. Così tante che periodicamente insegno in scuole d’arte dove organizzo i corsi usando la pasta come medium.

Durante un’intervista con Maurizio Cattelan hai dichiarato: “Siamo spaventati dai nostri istinti“. Salvatore Arancio ha detto di essere affascinato dalla terra, come se lavorare con qualcosa di sporco e vivo gli permettesse di abbattere dei tabù. Qual è la sensazione dominante che hai mentre lavori l’argilla?
La maggior parte degli esseri umani desidera essere una macchina e rifiuta il proprio lato animale. I miei istinti sono la mia sola guida. Cerco di proteggerli a ogni costo. Quando si tratta della ceramica, credo di cercare di proteggere l’argilla dal mio ego. Per permettere al materiale di guidarmi.

Christian Holstad, Sweeping The Floor With Our Gowns, 2017, glazed ceramic, 90 x 52 x 40 cm © Christian Holstad. Courtesy the artist. Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza

Christian Holstad, Sweeping The Floor With Our Gowns, 2017, glazed ceramic, 90 x 52 x 40 cm © Christian Holstad. Courtesy the artist. Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza

LA CERAMICA E L’ITALIA

Gli artisti che hanno lavorato esclusivamente con la ceramica sono stati considerati a lungo outsider. Provi un certo fascino nell’inserirti in questa tradizione? Volevi ribaltare alcuni stereotipi quando hai iniziato a lavorare con l’argilla?
Non trovo differenze tra uno yunomi di Shoji Hamada e un dipinto di Hieronymus Bosch. Il pasto nel piatto ha lo stesso valore creativo del piatto che lo contiene. Sto imparando a guardare agli agricoltori con l’occhio dello chef. Il lavoro fatto sui semi e il suolo è di pari importanza a quello fatto dalla persona in cucina. Ho sempre avuto una passione profonda per il gioco e un desiderio costante a sondare tutte le possibilità. Sono una persona che “ha imparato diversamente dalla maggioranza” e ho passato la maggior parte della mia gioventù in scuole sperimentali in Minnesota. La mia verità è sovversiva per natura.

Per te lavorare con la ceramica significa anche produrre in Italia. Quindi ogni volta che viaggi respiri un contesto profondamente diverso (come quello della tranquilla vita di provincia, come a Faenza). Come è intervenuto l’ultimo anno nella tua pratica? Hai lavorato con l’argilla negli Stati Uniti o hai aspettato un momento di pausa per poter tornare in Italia?
Mio marito è francese e ho trascorso la maggior parte della quarantena nella campagna in Normandia. Ho lavorato con Trompe Souris, un laboratorio ceramico della zona, e chiesto se fosse possibile lavorare lì intanto che ero in Francia. Ho passato diverso tempo facendo oggetti funzionali al tornio. Mi sono innamorato della terra refrattaria locale e tornerò certamente. Tuttavia, arrivato a questo punto, preferisco lavorare a Faenza, che è la città della comunità ceramica e il supporto che ricevo permette al mio lavoro di sbocciare oltre ogni misura. Questa regione, e il suo legame con l’agricoltura e il cibo, sono diventati un focus importante per il mio lavoro creativo.

La tua prima mostra in Italia ha inaugurato nel 2009: cosa è cambiato e cosa è rimasto nella tua ricerca da allora?
Il lavoro manuale è sempre stato al centro della mia pratica. La mia mostra Time Wounds All Heels alla Victoria Miro di Venezia è fatta di figure in ceramica all’uncinetto, disegni e nuove tele “all’uncinetto”. Non è poi così distante da quello che ho presentato da Massimo De Carlo nel 2009.

‒ Irene Biolchini

www.christianholstad.com

LE PUNTATE PRECEDENTI

Gli artisti e la ceramica #1 ‒ Salvatore Arancio
Gli artisti e la ceramica #2 ‒ Alessandro Pessoli
Gli artisti e la ceramica #3 ‒ Francesco Simeti
Gli artisti e la ceramica #4 ‒ Ornaghi e Prestinari
Gli artisti e la ceramica #5 ‒ Marcella Vanzo
Gli artisti e la ceramica #6 – Lorenza Boisi
Gli artisti e la ceramica #7 – Gianluca Brando
Gli artisti e la ceramica #8 – Alessandro Roma
Gli artisti e la ceramica #9 – Vincenzo Cabiati
Gli artisti e la ceramica #10 – Claudia Losi
Gli artisti e la ceramica #11 – Loredana Longo
Gli artisti e la ceramica #12 – Emiliano Maggi
Gli artisti e la ceramica #13 – Benedetto Pietromarchi
Gli artisti e la ceramica #14 – Francesca Ferreri
Gli artisti e la ceramica #15 – Concetta Modica
Gli artisti e la ceramica #16 – Paolo Gonzato
Gli artisti e la ceramica #17 – Nero/Alessandro Neretti
Gli artisti e la ceramica #18 – Bertozzi & Casoni
Gli artisti e la ceramica #19 – Alberto Gianfreda
Gli artisti e la ceramica # 20 – Sissi
Gli artisti e la ceramica #21 – Chiara Camoni
Gli artisti e la ceramica #22 – Andrea Anastasio
Gli artisti e la ceramica #23 – Michele Ciacciofera
Gli artisti e la ceramica #24 – Matteo Nasini
Gli artisti e la ceramica #25 – Luisa Gardini
Gli artisti e la ceramica #26 – Silvia Celeste Calcagno
Gli artisti e la ceramica #27 – Michelangelo Consani
Gli artisti e la ceramica #28 – Andrea Salvatori
Gli artisti e la ceramica #29 – Serena Fineschi
Gli artisti e la ceramica #30 – Antonio Violetta
Gli artisti e la ceramica #31 – Ugo La Pietra
Gli artisti e la ceramica #32 – Tommaso Corvi-Mora
Gli artisti e la ceramica #33 – Paolo Polloniato
Gli artisti e la ceramica #34 – Amedeo Martegani
Gli artisti e la ceramica #35 – Emanuele Becheri
Gli artisti e la ceramica #36 – Gianni Asdrubali
Gli artisti e la ceramica #37 – Arcangelo
Gli artisti e la ceramica #38 – Francesco Carone
Gli artisti e la ceramica #39 – Federico Branchetti
Gli artisti e la ceramica #40 – Aurora Avvantaggiato
Gli artisti e la ceramica #41 – Marco Ceroni
Gli artisti e la ceramica #42 – Enzo Cucchi
Gli artisti e la ceramica #43 – Liliana Moro
Gli artisti e la ceramica #44 – Luca Pancrazzi
Gli artisti e la ceramica #45 – Alberto Scodro
Gli artisti e la ceramica #46 – Cleo Fariselli
Gli artisti e la ceramica #47 –Ludovica Gioscia

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Irene Biolchini

Irene Biolchini

Irene Biolchini (1984) insegna Arte Contemporanea al Department of Digital Arts, University of Malta, ed è Guest Curator per il Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza, per il quale dal 2012 cura mostre site specific. È curatrice della collezione d’arte…

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