Gli artisti e la ceramica. Intervista a Marco Ceroni

Dal paesaggio urbano alla ceramica: si muove lungo questa traiettoria la ricerca artistica di Marco Ceroni, che è anche stato l'autore di una delle copertine di Artribune Magazine.

Marco Ceroni (Forlì, 1987), da sempre interessato all’immaginario urbano, negli ultimi mesi si è avvicinato alla ceramica. Lo abbiamo incontrato per chiedergli come è avvenuto il salto dal Booster al panetto di argilla.

Nei tuoi lavori si fa spesso riferimento a un sentire urbano, a una tribù che abita la periferia, a forme e discorsi che avvolgono un “noi”. In una recente intervista hai dichiarato: “E quando dico noi parlo dei miei“. Partirei da qui: chi sono “i tuoi”?
Sono quelli che mi fanno sentire sempre a casa. La famiglia che mi sono scelto e la famiglia che mi ha scelto. Se ho loro al mio fianco posso fare tutto. Sono anche quelli che non vedo più, quelli che se ne sono andati troppo presto, quelli a cui scrivo troppo poco e quelli che stanno pagando il fatto di essersi sempre schierati. Faccio quello che faccio e sono quello che sono grazie a loro.

Hai spesso rivendicato le tue origini romagnole per spiegare la cultura della moto, ma recentemente le radici ti hanno portato a lavorare anche con un materiale tipico del tuo territorio: la ceramica. Come è arrivata la terra dopo anni di lavoro con le resine?
È inutile! Non si scappa dalle proprie origini. Prima o poi sarebbe successo. E in questo caso il merito va al Museo Carlo Zauli che mi ha proposto il progetto di residenza che si è concluso il 15 settembre con la mia mostra SQUAME. È stato tutto molto naturale e spontaneo. Ho cercato di portare la ceramica nel mio mondo: nelle opere SLAG, partendo dallo stampo di una carena di Booster, ho creato delle forme in bilico tra scorie e resti animali. La ceramica ti apre un mondo immenso e a tratti pericoloso: rischi di perdertici dentro. Prendendo confidenza con questo materiale e grazie all’aiuto di Aida Bertozzi, tecnica e maestra ceramista, ho realizzato una nuova scultura: LACOSTE. Penso di aver fatto un passaggio nella mia ricerca con questo lavoro e penso sia merito di questo materiale.

Spiegati meglio.
Sono sempre stato fortemente legato alla realtà e in particolare al mio vissuto personale. Nella mia arte questo era sottolineato dal fatto che le mie opere contenevano sempre un frammento di realtà. Anche in LACOSTE il punto di partenza è un elemento del paesaggio urbano da cui però scaturisce un immaginario che trasfigura la realtà in maniera totale. Qui non troviamo più un appiglio facile al quotidiano. Lo trovi solo se decidi di entrare nel mio mondo dove un’autostrada può diventare un fiume paludoso cosparso di resti e carcasse di alligatori che prendono vita da residui di copertoni squarciati.

Marco Ceroni, Slag, 2020, ceramica. Courtesy GALLLERIAPIÙ, Bologna. Photo Stefano Maniero

Marco Ceroni, Slag, 2020, ceramica. Courtesy GALLLERIAPIÙ, Bologna. Photo Stefano Maniero

La ceramica ‒ spesso in maniera pregiudiziale ‒ è legata all’oggetto d’uso più o meno vezzoso, con una sua preziosità. Come hai unito questa sua vocazione all’ornamento, al decoro al mondo urbano e distopico che popolava il tuo immaginario?
Non mi sono sforzato a unire dei mondi che possono sembrare opposti. Nel mio lavoro c’è sempre un contrasto. Anzi questo materiale mi è sembrato subito molto funzionale alla mia ricerca e soprattutto alla realizzazione di questi nuovi pezzi. Le infinite colorazioni delle terre da cui ho estrapolato un mio camouflage e la possibilità di andare a spingere sui contrasti lucidi e opachi ha amplificato i cortocircuiti che risiedono nelle mie opere. La possibilità di intervenire in maniera così massiccia con il modellato è stata decisiva a tal punto da portarmi a realizzare LACOSTE, dove la presenza fisica lascia poco spazio all’ornamento. La mostra SQUAME, pur essendo ritmata da tre sculture in ceramica, è stata pensata come un ambiente e questo mi ha permesso di dare una vita “altra” a questi oggetti. Per creare questo ambiente ho innescato delle collaborazioni.

Chi sono stati i tuoi collaboratori?
Elia Landi, artigiano e tatuatore, ha realizzato un wall painting selvaggio e violento all’interno degli spazi del museo, che unisce le sculture in una visione d’insieme. L’altra collaborazione è con Alessandro Ossani, storico dell’arte, nonché l’amico di sempre. Con un finissimo lavoro di patch writing ha amalgamato alcuni passi di Cuore di tenebra di J. Conrad a un racconto personale e onirico in cui si parla anche di noi e dei “nostri sogni da pischelli”.

Marco Ceroni, Squame, 2020, Installation view at Museo Carlo Zauli, Faenza 2020. Wall painting di Elia Landi. Courtesy GALLLERIAPIÙ, Bologna. Photo Stefano Maniero

Marco Ceroni, Squame, 2020, Installation view at Museo Carlo Zauli, Faenza 2020. Wall painting di Elia Landi. Courtesy GALLLERIAPIÙ, Bologna. Photo Stefano Maniero

Molto del tuo lavoro gioca, come dicevi, sul contrasto violenza/fascino. Nelle nuove sculture mi indicavi gli smalti, un effetto che ricorda il lustro, qualcosa che luccica e che attrae…
Nei miei lavori si innescano sempre una serie di cortocircuiti. C’è un doppio che convive all’interno dell’opera: banale e soprannaturale, quotidiano e perturbante, violenza e preziosità, la strada e il sogno. La mia ricerca è strettamente legata al mio vissuto, al mio background, alle mie amicizie. E quando riesci a essere sincero con te stesso non puoi che accettare la contraddizione, farla emergere, farla vincere. Su tutto.
Cospargere di vernice dorata le auto bruciate ai bordi della città (The Golden Edge, 2013-2016) e sostituire l’asfalto con pezzi di marmo in Moonwalk (2017): sono lavori in cui si coglie immediatamente questo aspetto. Altre volte i titoli ibridano e citano cultura pop, slang, gerghi e riferimenti musicali. Penso a Pupa, una performance che ho realizzato l’anno scorso a Milano, dove un rituale nomadico e uno schianto metropolitano si fondono creando un momento in bilico tra reale e verosimile. Un contrasto visibile anche nella nuova produzione scultorea per la mia personale SLAG da GALLLERIAPIÙ a Bologna che ho inaugurato il 25 settembre.

Di cosa si tratta?
È un progetto che ha dato un differente impulso alla mia ricerca. Ho innescato anche qui molti featuring esplosivi: Giorgio Bartocci, artista visivo che ha realizzato un intervento pittorico site specific sulle pareti della galleria a quattro mani con Stefano Serretta, anche lui artista e amico. Toni Brugnoli ha immortalato le mie opere e i miei lavori attraverso il suo tipico sguardo crudo e metropolitano. Infine Gabriele Colia ha creato l’immagine grafica del progetto e Veronica Santi ha realizzato un video finalizzato al lancio di questi nuovi lavori. Con loro abbiamo dato forma a un progetto in cui ambiente e immaginario si ibridano e si amplificano a vicenda.

Irene Biolchini

http://www.marcoceroni.com/

LE PUNTATE PRECEDENTI

Gli artisti e la ceramica #1 ‒ Salvatore Arancio
Gli artisti e la ceramica #2 ‒ Alessandro Pessoli
Gli artisti e la ceramica #3 ‒ Francesco Simeti
Gli artisti e la ceramica #4 ‒ Ornaghi e Prestinari
Gli artisti e la ceramica #5 ‒ Marcella Vanzo
Gli artisti e la ceramica #6 – Lorenza Boisi
Gli artisti e la ceramica #7 – Gianluca Brando
Gli artisti e la ceramica #8 – Alessandro Roma
Gli artisti e la ceramica #9 – Vincenzo Cabiati
Gli artisti e la ceramica #10 – Claudia Losi
Gli artisti e la ceramica #11 – Loredana Longo
Gli artisti e la ceramica #12 – Emiliano Maggi
Gli artisti e la ceramica #13 – Benedetto Pietromarchi
Gli artisti e la ceramica #14 – Francesca Ferreri
Gli artisti e la ceramica #15 – Concetta Modica
Gli artisti e la ceramica #16 – Paolo Gonzato
Gli artisti e la ceramica #17 – Nero/Alessandro Neretti
Gli artisti e la ceramica #18 – Bertozzi & Casoni
Gli artisti e la ceramica #19 – Alberto Gianfreda
Gli artisti e la ceramica # 20 – Sissi
Gli artisti e la ceramica #21 – Chiara Camoni
Gli artisti e la ceramica #22 – Andrea Anastasio
Gli artisti e la ceramica #23 – Michele Ciacciofera
Gli artisti e la ceramica #24 – Matteo Nasini
Gli artisti e la ceramica #25 – Luisa Gardini
Gli artisti e la ceramica #26 – Silvia Celeste Calcagno
Gli artisti e la ceramica #27 – Michelangelo Consani
Gli artisti e la ceramica #28 – Andrea Salvatori
Gli artisti e la ceramica #29 – Serena Fineschi
Gli artisti e la ceramica #30 – Antonio Violetta
Gli artisti e la ceramica #31 – Ugo La Pietra
Gli artisti e la ceramica #32 – Tommaso Corvi-Mora
Gli artisti e la ceramica #33 – Paolo Polloniato
Gli artisti e la ceramica #34 – Amedeo Martegani
Gli artisti e la ceramica #35 – Emanuele Becheri
Gli artisti e la ceramica #36 – Gianni Asdrubali
Gli artisti e la ceramica #37 – Arcangelo
Gli artisti e la ceramica #38 – Francesco Carone
Gli artisti e la ceramica #39 – Federico Branchetti
Gli artisti e la ceramica #40 – Aurora Avvantaggiato

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Irene Biolchini

Irene Biolchini

Irene Biolchini (1984) insegna Arte Contemporanea al Department of Digital Arts, University of Malta, ed è Guest Curator per il Museo Internazionale delle Ceramiche in Faenza, per il quale dal 2012 cura mostre site specific. È curatrice della collezione d’arte…

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