Il debutto di Procida nell’arte contemporanea visto da uno studente

Stefano Cavaliero, studente del corso di Critical Writing al Biennio in Arti Visive e Studi Curatoriali di NABA, racconta la sua esperienza di “Panorama”, la prima mostra del consorzio di gallerie ITALICS, andata in scena a Procida lo scorso settembre

Non aspettavo altro che un annoiato Marcello Maloberti che distribuisce distrattamente dei grandi fogli ripiegati. Non lo apro nemmeno, tanto già so tutto. È una Martellata, c’è scritto Malincuore, courtesy Raffaella Cortese. L’estate muore dolcemente nella capitale della cultura – qualunque cosa significhi – e tutto procede secondo i piani.
Mi ero svegliato all’alba per vivere il mio sogno Mediterraneo, e un traghetto stragonfio di turisti mi aveva svelato il Sud di cui vorrei parlare: per un’ora sola e solo da lontano, lo vedi disintossicarsi, emanciparsi dai vizietti e dagli immobilismi che lo rendono insopportabile. Napoli Porta di Massa, Capo di Posillipo, Nisida, Pozzuoli, Bacoli, Miseno. E finalmente Procida, con la sua zazzera di case variopinte e la vertigine di Santa Maria delle Grazie Incoronata. Il molo di Marina Grande è pronto ad accogliere una pletora di visitatori occasionali, critici, artisti, curatori e appassionati che si sversano nella perla del Tirreno in occasione di Panorama, la prima mostra del consorzio ITALICS. Sessanta tra le più importanti gallerie italiane in collaborazione per promuovere la bellezza e la cultura diffuse sul territorio nazionale, per offrire al mondo dell’arte un’altra tappa del suo tour estivo prima di tornare a rinchiudersi negli uffici di Milano, Torino, Roma o San Gimignano.

Chen Zhen, Panorama a Procida

Chen Zhen, Panorama a Procida

GLI ARTISTI DELLA MOSTRA PANORAMA A PROCIDA

Si sversano nella perla del Tirreno e inglobano la popolazione locale, la adombrano, la nascondono con enormi ventagli colorati, la silenziano con i tacchetti dei mocassini in cuoio. Li distingui dai turisti ordinari per come si muovono, per l’andamento goffo e signorile con cui si dispongono attorno a un’opera – sorprendentemente brutta – di Chen Zhen, un grossolano globo di ferro stretto da un anello di sedie courtesy Galleria Continua. Lì accanto c’è Vincenzo de Bellis, il curatore della mostra, che illustra la poetica dell’artista come se nessuno la conoscesse, come se in quel pubblico ci fosse davvero qualcuno capitato lì per caso e a cui questa improvvisa invasione potesse giovare. Spiega anche che Panorama inaugura una serie di mostre-evento che dialogano col territorio con l’intento di valorizzarlo, che in quella specifica occasione le opere erano disseminate sull’isola e che potevano essere incontrate casualmente durante una piacevole passeggiata. Ma tutti noi abbiamo una mappa che riporta didascalie e collocazione dei lavori, e più che un flâneur lo spettatore è un safarista.
Cerco di non pensarci e di godermi la giornata, scandita da: Luca Francesconi che mi taglia la strada in bici courtesy Galleria Umberto di Marino; Adrian Paci che mi sbarra l’ingresso al bar in cui è esposto il suo lavoro courtesy kaufmann repetto; l’imbarazzante flirt tra due anziani davanti a Oltremare di Giovanni Anselmo courtesy Tucci Russo Studio per l’Arte Contemporanea; agghiaccianti commenti sull’arte africana in riferimento ai sacchi di Ibrahim Mahama courtesy Apalazzo Gallery; la frustrazione di non poter vedere i lavori di Luigi Ontani perché è ora di pranzo il palazzo deve chiudere prova a ripassare per le quattro courtesy Galleria dello Scudo. Esploro il paesaggio isolano camminando nell’unica, strettissima strada carrabile di Procida: d’altronde, lo spettatore di Panorama si sposta in navetta o in taxi. E a incorniciare il tutto, le bandierine di Daniel Buren disegnate appositamente per l’occasione courtesy Galleria Massimo Minini: bianche come le sparute nuvole che coprono il cielo campano, azzurre come il mare che ogni anno appassiona russi e americani. ITALICS valorizza il territorio di Procida all’insegna di ‘o mare, ‘o sole, ‘a pizza e ‘a sfogliatella, di ironia e vivacità, burla scherzo e commedia dell’arte, di pulcinelli rincoglioniti, san gennari paternalistici e vesuvi addomesticati.
Spero che la visita a Palazzo d’Avalos, il carcere abbandonato a picco sul mare, possa schiudermi prospettive altre, forse quella cupa e selvaggia dell’Isola di Arturo, sognata e subito dimenticata, o quella del corto Colla, intimamente misterica. Luna lunella facce crescere ‘e zizzelle. Ma le sculture di Giulia Cenci courtesy SpazioA e di Nate Lowman courtesy MASSIMODECARLO sono visibili solo attraverso cancelli e feritoie, e la dimensione gotica, divergente e stratificata del reale è condannata alla bidimensionalità, orba del privilegio di essere attraversata. Speravo che per l’evento il carcere potesse essere aperto, occupato e restituito alla comunità con usi nuovi e determinati dal basso, ma evidentemente mi sbagliavo: ITALICS valorizza il territorio, ma solo quello decoroso e solare. Il sole invitto asciuga le lacrime e il piacevole vento costiero disperde canti e lamenti. Alla fine Elsa Morante a Procida non c’è mai stata, avrà inventata tutto. L’unica Procida che esiste è quella del Postino di Neruda. Leziosi sentimentalismi e couleur locale.

Giulia Cenci, Panorama a Procida

Giulia Cenci, Panorama a Procida

IL SENSO DI ITALICS A PROCIDA

Che alla fine è quello che vedo in un suggestivo cortiletto, dove tra gesucristi e panni stesi campeggiano i teloni di Francesco Simeti courtesy Francesca Minini. Come biancheria messa ad asciugare, dispiegano una bellezza terribile e diafana. Una guida spiega a un nutrito gruppo di visitatori che quella di Simeti è una riflessione sul mare, bellissimo e temibile, elegante nei suoi vortici mortali. Ma la mia attenzione è rivolta altrove, alla signora che osserva la scena dal suo terrazzo con occhi imperlati di lacrime. Vorrebbe dire qualcosa, esitante nelle sue ciabatte malandate. Tace, e congiunge le mani. Immagino che non abbia mai visto così tanta gente interessarsi al suo microcosmo, allo splendore delle sue lenzuola e alla bellezza riservata del suo isolotto, e che provi ora una immensa gratitudine. Quando questa Manifesta tutta italiana smonterà baracca e burattini per recarsi altrove senza aver creato alcun legame con il territorio, racconterà fino alla fine dei suoi giorni di quando intellettuali e professoroni si erano radunati nel suo cortile per discutere di arte e filosofia. Dei grandi dottori avevano, anche se temporaneamente, accolto quel modesto vascio nell’empireo della cultura alta, dove avvengono cose importanti. ITALICS a Procida non lascerà nulla se non una perpetua, lacrimosa nostalgia.
Non saranno dello stesso avviso i due ragazzi che mi passano davanti, più disillusi e nichilisti. Di turisti che vanno e vengono ne vedono da quando sono bambini. Vivranno con edonismo il boom economico che interesserà l’isola nel prossimo anno, e poi torneranno sommessamente alla loro vita fatta di motorini truccati e lavoretti di fortuna, come vogliono i prevedibili pattern che stringono il Sud. Li compatisco, e anche li invidio. Quella vita procidana, scandita da lunghe attese e speranze abortite, mi sembra così allettante, tanto cosa me ne faccio della grandezza se fuori c’è un clima così mite, e ho i miei amici e la mia famiglia.

Francesco Simeti, Curling, arching, breaking, 2021

Francesco Simeti, Curling, arching, breaking, 2021

LA PERCEZIONE DEL SUD ITALIA

È la cancerosa ideologia di Panorama, che ormai è entrata dentro i miei nervi e sta raggiungendo la dura madre. Sputo la saliva disgustosa, ora conscio della mia malattia. Sto feticizzando la mia stessa cultura. Non avrei mai dovuto, al Sud ci sono nato e non dovrei cadere in trappole da due soldi. È esotismo, etnicizzazione, orientalismo. Questa mostra apollinea risveglia tante narrative solari, sedimentate nel mio inconscio. Negli ultimi anni i più pretenziosi hanno parlato di Rinascimento Napoletano: Liberato fa ballare tutta Italia con cori da stadio, Francesco Lettieri estetizza il sempre bellissimo Parco Sommerso di Gaiola, SAGG Napoli porta al museo il paradigma dei tre sul motorino senza casco, l’Amica Geniale entra nelle case di tutto il Paese la domenica sera alle 21:00. Vogue Italia ha appena dedicato un numero all’estetica campana: The Napoli Issue parla di Ambrosia e della Tarantina, taralli caldi negli chalet di Mergellina e spritz a un euro senza scontrino fiscale. La spinta vitalistica del Sud si è diffusa al di là del Golfo, ma al costo di venire addomesticata, compressa, appiattita. I mondi dell’arte e della cultura erano pronti a rimasticarla, depotenziarla e distribuirla a cinque euro a copia. Totò, Gomorra e tarantelle. Non si sa nulla della terra cruenta e favolosa di Basile, delle città cannibali di Annibale Ruccello, del sublime disilluso di Giuseppe Patroni Griffi. Le janare e i munacielli di Salvator Rosa non parlano più coi protagonisti tragici e sciancati del teatro di Enzo Moscato, e la violenza delle quattro giornate è stata dimenticata. Al loro posto, Così parlò Bellavista.
Mi sento vecchio, terribilmente compromesso dallo sguardo che mi ha infettato. Fuggo via per sempre da Procida e, magari, dal mondo dell’arte. Courtesy ITALICS.

Stefano Cavaliero

Articolo elaborato nell’ambito del corso di Critical Writing, Biennio in Arti Visive e Studi Curatoriali, NABA – Nuova Accademia di Belle Arti, a.a. 2021/2022

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Stefano Cavaliero

Stefano Cavaliero

Stefano Cavaliero (Avellino, 1999) scrive di arte e cultura visuale contemporanee. Ha vissuto e lavorato a Napoli, Parigi e Milano. Tra i suoi interessi, la lettura di istanze geopolitiche alla luce di pratiche culturali, le questioni museologiche e quelle dei…

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