20 anni fa moriva il grande artista cinese Chen Zhen

Milano lo celebrerà con una grande mostra in HangarBicocca, nel ventennale della sua scomparsa. È Chen Zhen, artista nato a Shanghai nel 1955. Ne abbiamo parlato con la moglie e con lo staff della Galleria Continua, che ne rappresenta l'opera.

A poco meno di due mesi dalla grande retrospettiva che HangarBicocca ospiterà a Milano nel ventennale della scomparsa di Chen Zhen (Shanghai, 1955 – Parigi, 2000), abbiamo raccolto una testimonianza della moglie e dello staff di Galleria Continua, per capire quanto la sua opera sia ancora attuale.

A vent’anni dalla scomparsa, quanto è ancora attuale l’opera di Chen Zhen?
Galleria Continua: La cosa sorprendente del lavoro di Chen Zhen è che, seppur frutto di un tempo determinato (poco più di dieci anni), riesce a condensare un’esperienza umana e artistica che nell’arco di una manciata di anni ha saputo dialogare con le culture più diverse del mondo, ritrovando in ognuna di esse la relazione essenziale tra uomo, natura e società. Xu Min, che ha vissuto e lavorato al fianco dell’artista per vent’anni, sottolinea che le opere di Chen Zhen danno l’impressione di avere sempre un legame con l’attualità. Ma se guardiamo al periodo più recente, le opere più mostrate negli ultimi anni sono Fu Dao / Fu Dao, Upside-down Buddha / Arrival at Good Fortune, Precipitous Parturition, Purification Room e anche questo crediamo che riveli l’attualità delle sue opere.

Quale influenza ha avuto la vita di Zhen a Shanghai, sullo sviluppo della sua opera artistica?
Galleria Continua: Chen Zhen ha lasciato la Cina per stabilirsi a Parigi quando aveva già trent’anni, quindi gran parte della sua vita l’ha trascorsa nel Paese natale. L’impronta che ne rimane nel suo spirito è dunque estremamente potente ma allo stesso tempo non gli ha impedito di desiderare di aprirsi al mondo e di penetrare altre culture. In particolare Xu Min racconta che, durante la sua giovinezza, Chen Zhen amava creare con le sue mani, costruire modellini di navi, incidere minuziosi sigilli in pietra; ma era anche un appassionato di sport (corsa, nuoto, basket) e attraverso di esso ha appreso la tenacia e la resistenza. Chen Zhen non ha mai temuto di raccogliere una sfida.

Che rapporto ebbe Zhen con la sua patria? Come giudicava la condotta politica della Repubblica Popolare?
Xu Min: Chen Zhen era fiero di essere cinese, di essere impregnato di quella preziosa cultura millenaria: ne amava la saggezza del pensiero filosofico e ne ha tratto la tenacia, la capacità di non fermarsi di fronte a nessuna difficoltà.

Com’è stato invece il suo rapporto con l’Italia?
Xu Min: nel 1990 il critico d’arte e curatore francese Jérôme Sans, che ben presto nota e sostiene Chen Zhen, lo presenta a Valentina Moncada, che nel gennaio dell’anno seguente gli apre la sua galleria di Roma per una mostra personale, mentre nel 1992 Chen rinnova la sua presenza in Italia alla Galleria Vivita di Firenze. Fino al 1999 però, invitato a esporre in molti Paesi, Chen Zhen è assente dall’Italia, dove torna con una presenza che resterà indelebile, alla Biennale di Venezia, invitato da Harald Szeemann. L’anno seguente Alessandra Pace lo invita a realizzare la sua prima personale in un museo italiano (GAM, Torino). Ad ottobre 2000 (due mesi prima della sua scomparsa) si apre la mostra personale di Chen Zhen alla Galleria Continua (San Gimignano), un’esperienza breve ma estremamente intensa: Chen Zhen si trova subito bene con i tre fondatori, dei quali apprezza il calore umano, il rispetto sincero e la traboccante energia. Grazie a questo rapporto, costruito nell’arco di pochi mesi, ma che non si è mai interrotto neanche dopo la scomparsa dell’artista, all’instancabile sostegno di Continua e alla collaborazione con l’ADAC – Association des Amis de Chen Zhen, è stato possibile mostrare in modo continuativo le sue opere e diffondere la sua visione filosofica, seguendo le tracce lasciate da Chen Zhen stesso: tessere il legame con la Cina e promuovere gli scambi culturali tra Est e Ovest.

La ricerca di Zhen è sempre stata improntata alla ricerca del rapporto tra spiritualità e moderna cultura capitalista. Com’è questo rapporto, nella Cina di oggi?
Xu Min: dopo otto anni di permanenza in Francia, Chen Zhen fa ritorno in Cina e trova un Paese diverso da quello che aveva lasciato, un Paese che sta cercando di aprirsi all’esterno. Alcune opere emblematiche nate dal confronto con il Paese natale nascono proprio tra il 1996 e il 1998 (Game Table, Fu Dao / Fu Dao, Upside-down Buddha / Arrival at Good Fortune, Prayer Wheel – Money makes the Mare Go (Chinese slang), Social Investigation – Shanghai N.1 e N.2). Le domande che Chen Zhen si pone (e pone) attraverso queste opere riguardano la globalizzazione: la velocità del cambiamento, il caos che ne consegue, le trappole da evitare, l’equilibrio da ricercare…
Galleria Continua: … dopo 25 anni ci poniamo ancora queste domande senza aver trovato valide risposte, ma guardando alle opere di Chen Zhen non possiamo fare a meno di trovarvi un’ispirazione profonda a continuare la ricerca verso un equilibrio possibile tra uomo, natura e società.

Dopo la mostra di Milano, sono allo studio altri progetti per esporre l’opera di Zhen?
Galleria Continua: intanto concentriamoci su questa importante mostra che sta per aprirsi all’HangarBicocca e che riporterà sotto gli occhi del grande pubblico la potenza e l’attualità del messaggio artistico e filosofico di Chen Zhen. Anche se siamo sicuri che questa è solo una tappa di un più lungo cammino.

Niccolò Lucarelli

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Niccolò Lucarelli

Niccolò Lucarelli

Laureato in Studi Internazionali, è curatore, critico d’arte, di teatro e di jazz, e saggista di storia militare. Scrive su varie riviste di settore, cercando di fissare sulla pagina quella bellezza che, a ben guardare, ancora esiste nel mondo.

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