Nasce Italics, il nuovo consorzio delle gallerie d’arte italiane

Lorenzo Fiaschi - con Mario Cristiani e Maurizio Rigillo fondatore di Galleria Continua di San Gimignano tra i cofondatori del nuovo progetto - racconta Italics, un progetto che mette insieme quasi 60 gallerie italiane in un vasto network con parecchi obbiettivi. Dal turismo agli eventi. Ecco come funzionerà

Giorni di discussioni su zoom, nove gallerie d’arte in un unico tavolo di lavoro Alfonso Artiaco, Napoli, Galleria Continua, San Gimignano, Massimo De Carlo, Milano, Gagosian, Roma, Kaufmann Repetto, Milano, Massimo Minini, Brescia, Franco Noero, Torino, Carlo Orsi, Milano, Galleria dello Scudo, Verona, per costruire insieme una piattaforma volta a sostenere l’arte e la cultura in Italia, attraverso il punto di vista dei galleristi. Nasce così Italics che coinvolge su impulso dei 9 poi altre 51 gallerie: si tratta di un progetto non prettamente commerciale, che avrà una prima versione online. Ma non stiamo parlando di una viewing room, non ci saranno opere con i prezzi: l’obiettivo è la valorizzazione dei territori e delle eccellenze del nostro paese, anche grazie al coinvolgimento di partner tra istituzioni culturali, musei, fondazioni ma anche moda, design, ristorazione, ospitalità. Come funzionerà? Ce l’ha raccontato Lorenzo Fiaschi di Galleria Continua, ideatore del progetto.

Lorenzo Fiaschi

Lorenzo Fiaschi

Come nasce questo progetto?
Da una conversazione con Pepi Marchetti Franchi di Gagosian, in occasione della nostra inaugurazione a Roma. L’idea era quella di fare sistema e di unire un po’ le forze. L’Italia ha qualità enormi in termini di gallerie, collezionisti, artisti: ci sembrava quindi un peccato non mettere insieme queste energie per fare qualcosa di importante.

Poi però arriva la pandemia…
Eh. Al che arriva il Covid e questo progetto si interrompe e succede che tutti si buttano nel web, con le viewing room che ti mostrano i prezzi. E questo mi sembrava un pochino riduttivo… E quindi riparlando con Pepi, che menzionava l’esempio di un esperimento simile a Los Angeles, ci è venuto in mente di fare una piattaforma diversa, non legata alle singole città, ma tutta italiana.

C’è una linea che collega la storia di Arte all’Arte a questo progetto. Come è cambiato lo scenario da allora ad oggi? Quali sono le nuove esigenze?
Sì, in effetti questo seme che abbiamo dentro con Maurizio e Mario di portare l’arte ovunque nello spazio pubblico, coinvolgere persone che non sono direttamente legate all’arte, andare a cercare le eccellenze artigianali, collegare i territori e l’economia locale con l’arte, unendo la qualità della vita all’arte torna anche in questo progetto.

Una specie di Arte all’Arte diversi anni dopo per certi versi. Come lo farete?
Lanceremo Italics a breve con l’obiettivo di invogliare le persone a venirci a trovare quando sarà possibile viaggiare ancora di più. Non solo nelle grandi città, ma andando a cercare anche le gallerie più piccole o quelle decentrate. I galleristi saranno invitati a dare degli stimoli: l’elemento innovativo è proprio questo, I colleghi infatti tracceranno degli itinerari indicando che fare, dove andare, cosa visitare nel proprio territorio, dove mangiare.

Una specie di agenzia di viaggi per appassionati di cultura con i galleristi come consiglieri. Quindi è protagonista la vostra categoria diciamo…
Negli articoli di giornale si parla sempre, giustamente, degli artisti, ma pochissimo della figura del gallerista. Cosa fa, cosa ama, cosa gli piace, chi è. Eppure il nostro non è un lavoro freddo: facciamo delle scelte di gusto, è un mestiere fatto da persone che investono, che lavorano sugli artisti, rendendoli grandi, puntando sulla loro ricerca e carriera. Quindi sì, in questo progetto il piatto forte è il gallerista. E anche i collezionisti italiani, che sono di grandissima qualità e che sono molto stimati a livello internazionale.

In che modo ad esempio la difficoltà nel viaggiare sta influendo sul vostro lavoro?
L’impatto è stato enorme. Inatteso. Le nostre gallerie a Pechino e alla Havana hanno chiuso, poi riaperto e di nuovo richiuso. In Francia siamo aperti su appuntamento, anche in Italia, ma finalmente il 26 settembre inaugureremo delle nuove mostre (con Michelangelo Pistoletto, Daniel Buren e JRe con tutte le precauzioni del caso. E come sapete avremmo dovuto aprire il 31 agosto 2020 una bellissima galleria in uno stadio a San Paolo nel Brasile, ma è tutto rimandato. Nel nostro caso, poi, abbiamo un business model un po’ anomalo: abbiamo uno stipendio e tutti i guadagni in più li investiamo nelle attività della galleria. Ci piace fare charity, fare progetti d’arte pubblica, eventi, libri. Non abbiamo quindi messo soldi da parte e siamo molto impreparati a questa situazione. Ci crea un grosso problema, ma cerchiamo di cavarcela lo stesso e di resistere per esistere nel futuro. Il momento è molto difficile ma vogliamo continuare a fare attività, mostre, progetti perché pensiamo che è meglio morire da eroi che da codardi!

Avete lavorato per invitare a far parte della rete Italics una lista di gallerie tra le migliori in Italia. Con quali criteri le avete selezionate? Cosa chiederete loro? Che caratteristiche devono avere? Quali risposte vi aspettate?
Sono gallerie di diverso tipo, spaziamo dall’antico al moderno fino al contemporaneo. Per operare una selezione adeguata abbiamo con Pepi coinvolto altre sette gallerie molto autorevoli e che coprivano l’intera superficie geografica del paese, arrivando ad un gruppo finale di nove. Abbiamo messo sul tavolo i nostri gusti, le nostre scelte per stilare una lista adeguata e poi siamo andati avanti con gli inviti. Abbiamo anche avuto una bella sorpresa: pensavamo che avrebbero aderito una trentina di gallerie, invece hanno accettato tutte quelle che abbiamo interpellato: ben 50.

Come funzionerà il tutto?
Abbiamo fatto un business plan serio di tre anni
, perché vogliamo che Italics abbia una continuità e non sia un fuoco di paglia. Abbiamo quindi chiesto a degli uffici competenti qual era la formula migliore per stare insieme e per dare struttura al progetto e da tutti è stato suggerito il consorzio. Successivamente è stato fatto uno statuto, che è stato sottoposto ai galleristi.

Cosa comporta partecipare?
Essere parte di questa avventura, portare idee energie vitalità e sostenere il consorzio in maniera economica. La piattaforma che sarà lanciata a breve sarà la prima figlia di questo progetto. Nel sito, realizzato da LeftLoft, ci saranno i tips, dove ogni galleria suggerirà delle cose che gli piacciono e che diventeranno partner del progetto. La project manager sarà Carlotta Poli (ex Mousse, ndr).

Daniel Buren, Photo-souvenir: Daniel Buren La cabatte éclatée aux 4 salles. Lavoro in situ e permanente, Collezione Gori, Fattoria di Celle, Santomato di Pistoia Ph. Aurelio Amendola @ DB-ADAAGP, Paris

Daniel Buren, Photo-souvenir: Daniel Buren La cabatte éclatée aux 4 salles. Lavoro in situ e permanente, Collezione Gori, Fattoria di Celle, Santomato di Pistoia Ph. Aurelio Amendola @ DB-ADAAGP, Paris

Italics farà anche una attività di lobbing?
Non lo abbiamo fatto per questo, ma per essere il più possibile presenti nella qualità. Noi facciamo parte della Associazione nazionale delle gallerie perché è importante dare questo tipo di sostegno, ma il consorzio ha un’altra filosofia, non migliore, ma diversa. Poi credo che la politica sottovaluti la cultura, la viva come un elemento di passatempo e non riesca ad afferrare quanto abbia una trasversalità economica pazzesca. Noi vogliamo essere un piccolo esempio di come fare sistema e pensiamo che lo Stato abbia il dovere di creare una possibilità a tutti gli operatori culturali per fare lo stesso. Ci sono tante cose da fare che sarebbero sacrosante, ma purtroppo non c’è un interesse elettorale nell’arte…

Io sono un gallerista, leggo questa intervista e mi voglio candidare a partecipare: posso?
Sì, certo. Ti candidi e poi il comitato dei fondatori decide se sì o no, in base alla qualità del programma. Lo scopo non è allargare a tutti ed essere 300 gallerie comunque. Ogni anno comunque rivedremo le adesioni sulla base della risposta in termini di idee, attività e partecipazione.

Sembra quasi l’inizio di una nuova fiera, con il meglio dell’arte italiana. O magari una nuova associazione di categoria…
No, le fiere sono un’altra storia. È vero che il consorzio potrebbe fare nascere eventi dal vivo unendosi in progetti di mostre e creare dei dialoghi tra antico, moderno e contemporaneo. Questo sarebbe bello all’interno di luoghi identitari, con l’obiettivo di incontrarsi, di stare insieme, fare sistema e viaggiare. Se qualcosa di commerciale deve nascere vorrei che avesse queste premesse.

Santa Nastro

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Santa Nastro

Santa Nastro

Santa Nastro è nata a Napoli nel 1981. Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Bologna con una tesi su Francesco Arcangeli, è critico d'arte, giornalista e comunicatore. Attualmente è vicedirettore di Artribune. È Responsabile della Comunicazione di FMAV Fondazione…

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