
Proseguono i preparativi per la prossima edizione della Biennale d’Arte intitolata Il latte dei sogni, che si svolgerà a Venezia dal 23 aprile al 27 novembre 2022 sotto la direzione artistica di Cecilia Alemani. Dopo aver dato le anticipazioni dei padiglioni di Singapore, Brasile, Olanda, Oman, Stati Uniti, Polonia, Italia, Islanda, Irlanda, Belgio, Canada e Emirati Arabi, l’ultima notizia riguarda la Svizzera, che ha annunciato la sua partecipazione con un progetto dell’artista Latifa Echakhch (El Khnansa, Marocco, 1974), co-rappresentata dalle gallerie Dvir Gallery, kamel mennour, kaufmann repetto e Pace Gallery. Commissionata da Fondazione svizzera per la cultura Pro Helvetia, la mostra avrà il nome di The Concert e ruoterà attorno al concetto del ciclo vitale e di catarsi, un’impermanenza in cui l’inizio coincide con la fine.
LATIFA ECHAKHCH AL PADIGLIONE SVIZZERA PER LA BIENNALE ARTE 2022
Il progetto dell’artista residente in Svizzera sarà incentrato sullo spazio del padiglione – in dialogo con l’edificio progettato da Bruno Giacometti nel 1951 – trasformato con l’intento di creare un viaggio a ritroso nel tempo. Utilizzando dei materiali per la maggior parte recuperati dalle precedenti Biennali, Latifa Echakhch modula l’atmosfera di ogni sala, dando l’illusione che il tempo vada alla rovescia, dalla viva luce del giorno a quella della sera precedente. L’idea nasce dai fuochi rituali presenti nelle culture di molti paesi. L’artista si ispira al rogo di pupazzi di paglia della notte di San Giovanni, che dovrebbe proteggere contro i demoni e le malattie nel periodo del solstizio alla fine di giugno, o il “Böögg” che in Svizzera viene dato alle fiamme sul Sechseläutenplatz per scacciare l’inverno. Contesti nei quali il fuoco simboleggia al tempo stesso una fine e un nuovo inizio, in una continua ciclicità del tempo.
IL PROGETTO DI LATIFA ECHAKHCH AL PADIGLIONE SVIZZERA
Al fianco dell’artista, nell’ideazione e nella realizzazione della mostra, anche il percussionista e compositore Alexandre Babel e il curatore Francesco Stocchi, una collaborazione dalla quale nascerà da un vinile e da un libro che riflettono le discussioni alla base del progetto. Il libro presenta materiali d’archivio, interviste e testi critici, incluse considerazioni teoriche attorno al suono, al ritmo e alla nozione di opera d’arte totale. “Vogliamo che il pubblico lasci l’esposizione con la stessa sensazione di quando si esce da un concerto. Che senta l’eco di questo ritmo, di quei frammenti di memoria”, spiega Latifa Echakhch. “Ogni volta, la Biennale offre un profluvio di eccellenza artistica. Un’onda che culmina in una magnificenza catartica per poi rifluire, lasciando un paesaggio deserto di edifici abbandonati”.
-Giulia Ronchi
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