Le mostre da vedere a New York durante le feste

Tanti grandi nomi e un po’ di Italia in questa stagione di mostre nella Grande Mela. Se siete in vacanza oltreoceano, ecco cosa non dovete perdervi

Se avete scelto New York per passare le vostre vacanze e siete riusciti a sopravvivere alla tempesta di neve, qualche bella mostra nei tanti musei cittadini è quello che vi ci vuole per sottrarvi per qualche ora al freddo e al caos delle festività. Come ogni anno, anche per questo 2022 vi proponiamo la nostra selezione delle mostre più interessanti da vedere nella Grande Mela e dintorni.

Maurita Cardone

NICK CAVE: FOROTHERMORE ‒ GUGGENHEIM MUSEUM – FINO AL 10 APRILE

Sono ormai iconiche le elaborate creazioni di questo artista originario del Missouri. Dietro l’apparente giocosità delle sue soundsuit, ricchi abiti sonanti pensati per essere performati, si cela una dolorosa critica sociale che nasce in risposta al senso di insicurezza insito nell’esperienza afroamericana.
Le sue opere sono al contempo feticci sacri e travestimenti queer, orpelli funebri e vistosi costumi da dance floor. Nick Cave: Forothermore è una mostra retrospettiva che presenta sculture, installazioni, video e opere giovanili raramente esposte. Il titolo è un neologismo che porta in sé tutta l’inclusività del lavoro di Nick Cave (Fulton, 1959) e il suo sguardo rivolto a chi vive ai margini della cultura dominante.
La mostra, inizialmente inaugurata a Chicago e qui allestita nelle gallerie adiacenti alla rampa principale del museo progettato da Frank Lloyd Wright che in questi giorni ospitano una retrospettiva di Alex Katz, ripercorre la singolare pratica artistica di Cave a cavallo tra il XX e il XXI secolo e segue il percorso che ha portato alla creazione delle sue opere più famose.
Da vedere per scoprire come un doloroso messaggio di protesta possa esplodere nell’esuberanza di materiali e colori.

New York // fino a 10 aprile 2023
Nick Cave: Forothermore
GUGGENHEIM MUSEUM
1071 Fifth Avenue
https://www.guggenheim.org/

NEW YORK: 1962-1964 ‒ JEWISH MUSEUM

Originariamente concepita dal critico e curatore italiano Germano Celant poco prima della scomparsa, questa mostra si concentra su tre anni che furono fondamentali per l’America e per l’evoluzione dell’arte contemporanea made in the USA. Attraverso 150 opere tra pittura, scultura, fotografia, moda, design, danza e poesia, realizzati o esposti nella Grande Mela nel triennio 1962-1964, la mostra esplora la risposta dell’arte alle trasformazioni epocali della società di quegli anni, dal consumismo ai mass media. Con lavori di Diane Arbus, Jim Dine, Dan Flavin, Robert Indiana, Jasper Johns, Donald Judd, Yayoi Kusama, Roy Lichtenstein, Agnes Martin, Louise Nevelson, Isamu Noguchi, Robert Rauschenberg, Faith Ringgold, Carolee Schneemann, George Segal, Mark di Suvero, Andy Warhol e tanti altri, la mostra è un viaggio nella storia, oltre che nell’arte.
Da vedere per rendere omaggio al grande Celant e al suo rapporto con l’arte americana e New York.

New York // fino all’8 gennaio 2023
New York: 1962-1964
JEWISH MUSEUM
1109 5th Ave at 92nd St
https://thejewishmuseum.org/

Artisti e ospiti davanti a Barge (1962-63) di Robert Rauschenberg, al ricevimento inaugurale della retrospettiva dell'artista al Jewish Museum, NY, ca. 31 marzo 1963. Originariamente pubblicato in Glamour, giugno 1963

Artisti e ospiti davanti a Barge (1962-63) di Robert Rauschenberg, al ricevimento inaugurale della retrospettiva dell’artista al Jewish Museum, NY, ca. 31 marzo 1963. Originariamente pubblicato in Glamour, giugno 1963

JEAN-MICHEL BASQUIAT: KING PLEASURE ‒ THE STARRETT-LEHIGH BUILDING

Per poter dire qualcosa di nuovo su uno degli artisti americani più famosi al mondo era necessario andare oltre il glam delle nottate newyorchesi e della Factory di Andy Warhol. E poteva riuscirci solo la famiglia dell’artista, offrendo uno sguardo intimo sul suo lavoro, la sua vita e la sua personalità. Questa mostra è infatti prodotta e curata dalle sorelle di Jean-Michel Basquiat (New York, 1960-1988) che da anni, insieme al padre, quando questo era ancora in vita, gestiscono l’eredità dell’artista e la collezione di famiglia. E proprio dalla collezione di famiglia vengono tutte le opere in mostra: 200 tra dipinti, disegni, oggetti e artefatti in gran parte mai esposti prima. Attraverso un percorso espositivo, progettato dall’architetto David Adjaye, che cerca di portare il visitatore all’interno dello spazio di lavoro e di vita di Basquiat, si scoprono aspetti poco noti della sua storia, mentre le video-interviste a membri della famiglia e i ricordi delle sorelle dell’artista ne rivelano con tenerezza tutta la vitalità e creatività.
Da vedere per scoprire un Basquiat fratello e figlio ed esplorare il suo lavoro sotto una luce intima.

New York // fino al 1° gennaio 2023
Jean-Michel Basquiat: King Pleasure
STARRETT LEHIGH
601 West 26th Street
https://kingpleasure.basquiat.com/

Jean Michel Basquiat. Photo: Lee Jaffe

Jean-Michel Basquiat. Photo Lee Jaffe

BANKSY: BUILDING CASTLES IN THE SKY ‒ 250 BOWERY

Attraverso oltre 100 lavori provenienti da collezioni private, questa mostra mira a presentare l’opera dello street artist più famoso al mondo all’interno di una cornice semantica che illustra origini e riferimenti del suo linguaggio visivo, ripercorrendo le principali tappe della sua carriera. L’immaginario di Banksy è semplice ma non elementare, con messaggi che affrontano in modo critico i temi del capitalismo, della guerra, del controllo sociale e della libertà. Questa mostra mette in contesto i suoi interventi più radicali, inserendoli in un percorso che, pur se organizzato in senso tematico e non cronologico, riesce a offrire una panoramica sulla evoluzione del lavoro e del pensiero di Banksy, dai primi stencil illegali sui muri di Bristol alla clamorosa distruzione del quadro de La bambina con il palloncino, appena battuto all’asta per la cifra record di 1,4 milioni di dollari. La mostra è prodotta dall’associazione italiana MetaMorfosi.
Da vedere per ricordarsi chi era Banksy prima di Banksy e del significato del suo lavoro.

New York // fino al 30 dicembre 2022
Banksy: Building castles in the sky
250 BOWERY
250 Bowery
https://banksyartexhibit.com/new-york/

Banksy, Mickey Snake (2015), immagine dell’installazione

Banksy, Mickey Snake (2015), immagine dell’installazione

FEDERICO SOLMI: JOIE DE VIVRE ‒ MORRIS MUSEUM – NEW JERSEY


Per vedere questa mostra bisogna andare fuori città e avventurarsi nei territori del New Jersey, ma ne vale decisamente la pena! Federico Solmi (Bologna, 1973), artista italiano da anni residente a New York, combina pratiche artistiche tradizionali e tecnologie digitali creando dei video dipinti che sono ritratto di un Occidente in corsa verso il declino. Questa è la prima mostra che esplora il particolarissimo processo dell’artista, usando come caso di studio The Bathhouse (2020), uno dei suoi progetti più ambiziosi finora mai realizzati. La mostra raccoglie disegni preparatori, storyboard e schizzi che illustrano la complessa tecnica dietro le opere, portando il visitatore nel dietro le quinte del lavoro di Solmi. Allo stesso tempo, grazie a visori 3D, il pubblico può anche immergersi nel mondo edonistico e decadente di The Bathhouse e brindare con George Washington e Cristoforo Colombo. In mostra anche disegni a inchiostro e pastelli creati appositamente per la mostra, libri d’artista dipinti a mano e lavori precedenti di Solmi che illustrano il suo percorso e la sua poetica.
Da vedere perché il lavoro di Federico Solmi è unico per tecnica, estetica e contenuti e, da italiani, non possiamo che esserne orgogliosi.

Morristown // fino al 26 febbraio 2023
Federico Solmi: Joie De Vivre
MORRIS MUSEUM
6 Normandy Heights Road
https://morrismuseum.org/

1-800 HAPPY BIRTHDAY ‒ WORTHLESSSTUDIOS

Creata originariamente dall’artista Mohammad Gorjestani come progetto audio e trasformata poi in una mostra, questa celebrazione della vita di uomini e donne di colore uccisi dalla polizia è gioiosa e struggente al tempo stesso. La mostra è composta da 12 vecchie cabine telefoniche, installate in circolo, dalle cui cornette il visitatore può ascoltare messaggi vocali lasciati da parenti e amici delle vittime nel giorno del loro compleanno. Ogni cabina è dedicata a un “celebrante”, a un compleanno interrotto, a una vita persa. I visitatori possono acquistare fiori, biglietti di auguri e palloncini e offrirli a uno dei celebranti lasciandoli sulla cabina corrispondente (i proventi vengono donati alle famiglie delle vittime). In questo modo ogni cabina diventa anche un piccolo santuario. Nel retro dell’ampio spazio in cui è stata allestita la mostra curata da Klaudia Ofwona Draber, è stata riprodotta la facciata di una classica casa americana all’interno della quale c’è un soggiorno, un ambiente familiare, con album di foto e oggetti legati alle vite dei “celebranti”. Questo spazio domestico è anche un rifugio, un luogo sicuro, in opposizione allo spazio urbano in cui le persone di colore sono sempre a rischio, rappresentato dalle cabine telefoniche. Alla mostra partecipano le famiglie di Dujuan Armstrong, Sandra Bland, Philando Castile, Stephon Clark, Fred Cox, Eric Garner, Oscar Grant, Xzavier Hill, Donovon Lynch, Sean Monterrosa, Tony Robinson e Mario Woods.
Da vedere per comprendere gli effetti devastanti del razzismo e infuriarsi per questa tragedia americana.

New York // fino al 16 gennaio 2023
1-800 Happy Birthday
WORTHLESSSTUDIOS
7 Knickerbocker Avenue
https://www.worthlessstudios.org/

Veduta dell’installazione di 1-800 Happy Birthday di Mohammad Gorjestani. Courtesy Worthlessstudios

Veduta dell’installazione di 1-800 Happy Birthday di Mohammad Gorjestani. Courtesy Worthlessstudios

DEATH TO THE LIVING, LONG LIVE TRASH ‒ BROOKLYN MUSEUM

L’arte ambientale al suo meglio va in scena in questa mostra dell’artista di base a Brooklyn Duke Riley (Boston, 1972), che con un lavoro provocatorio ci invita a riflettere sull’inquinamento degli oceani a livello globale e locale, mentre ci insegna ad apprezzare la tradizione dell’arte marittima.
Con circa 250 opere, Riley dimostra come i rifiuti possano essere una minaccia alla vita ma allo stesso tempo possano diventare una risorsa. L’artista si ispira all’arte marittima per creare articolate composizioni fatte con i materiali di scarto da lui stesso raccolti sulle spiagge intorno alla città di New York. Siringhe, mozziconi di sigaretta, accendini, unghie finte, tappi di bottiglia, cannucce, posate di plastica, tutto può finire nelle sue opere, anche gli involucri degli assorbenti interni che Riley trasforma in esche per ami da pesca, per poi esporle in teche che ricordano quelle da ittologia.  Ispirandosi allo scrimshaw, l’arte di intarsiare ossa e denti di balena, su decine di oggetti in plastica levigati dall’acqua Riley disegna scene in cui incorpora la contemporaneità politica e la crisi ambientale, con ironia e provocazione.
Da vedere per capire l’impatto dei nostri consumi sull’ambiente marino e metterci una mano sulla coscienza.

New York // fino al 23 aprile 2023
DEATH TO THE LIVING, Long Live Trash
BROOKLYN MUSEUM
200 Eastern Parkway
https://www.brooklynmuseum.org/

Duke Riley (American, born, 1972). If It Feels Good Do It, 2020. Found plastic trash, mahogany. Courtesy of the artist. ©DukeRiley (Photo Robert Bredvad)

Duke Riley (American, born, 1972). If It Feels Good Do It, 2020. Found plastic trash, mahogany. Courtesy of the artist. ©DukeRiley (Photo Robert Bredvad)

EDWARD HOPPER’S NEW YORK ‒ WHITNEY MUSEUM OF AMERICAN ART

Un dialogo durato una vita quello tra Edward Hopper (Nyack, 1882 – New York, 1967) e New York, città in cui visse per quasi sessant’anni. Lo racconta questa mostra al Whitney Museum, istituzione che possiede la più vasta collezione di opere dell’artista americano, da cui ha attinto per questa grande retrospettiva composta da oltre 200 lavori. Si tratta della prima mostra che indaga la relazione tra l’artista e la metropoli che fa da sfondo a tante delle sue scene rarefatte. Attraverso quella relazione, il visitatore può ripercorrere la vita e la carriera di Hopper, esplorando la produzione artistica, cui si aggiungono lettere, fotografie, diari provenienti dal Sanborn Hopper Archive, un archivio di oltre 4000 oggetti, donato al museo nel 2017 dagli eredi di un amico di famiglia. Allo stesso tempo, attraverso l’opera di Hopper, si ripercorre anche la storia della città che, negli anni in cui lo sguardo dell’artista si lasciava affascinare dalle sue atmosfere, attraversava una rapida e profonda trasformazione. Da vedere perché… chi non ama Hopper e chi non va pazzo per New York!?

New York // fino al 5 marzo 2023
Edward Hopper’s New York
WHITNEY MUSEUM OF AMERICAN ART
99 Gansevoort Street
https://whitney.org/

Veduta dell’installazione Edward Hopper’s New York. Da sinistra a destra City Roofs, 1932; The City, 1927; November, Washington Square, c. 1932/1959. Photo Ron Amstutz

Veduta dell’installazione Edward Hopper’s New York. Da sinistra a destra City Roofs, 1932; The City, 1927; November, Washington Square, c. 1932/1959. Photo Ron Amstutz

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Maurita Cardone

Maurita Cardone

Giornalista freelance, abruzzese di nascita e di carattere, eterna esploratrice, scrivo per passione e compulsione da quando ho memoria di me. Ho lavorato per Il Tempo, Il Sole 24 Ore, La Nuova Ecologia, QualEnergia, L'Indro. Dal 2011 New York è…

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