Alex Katz e i Pittori moderni della realtà: due mostre da vedere a Rovereto

Due grandi approfondimenti occupano l’ultimo piano del Mart di Rovereto: uno è dedicato al genio (tardivamente riconosciuto) del pittore figurativo americano per eccellenza, l’altro a una parentesi italiana filo-caravaggesca tra gli Anni Quaranta e Cinquanta del Novecento

Un’estate per scoprire l’arte meno nota: è questo lo spirito con cui ci deve avvicinare alle due esposizioni in corso al Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Rovereto. Quella proposta è vera e propria riscoperta del Novecento e della contemporaneità: l’ingresso bifronte e bicromatico divide lo spazio in due vani, uno bianchissimo e luminoso, l’altro tenebroso. Solare nella forma e nella sostanza, e tutta volta al futuro, è la personale dedicata ad Alex Katz ‒ la più grande mai dedicatagli in Italia ‒, mentre è densa e a tratti controversa la mostra dei Pittori moderni della realtà, primi caravaggeschi del Novecento e grandi apprezzatori del passato.

Alex Katz, Kirsten in chair, 2006. Collezione privata, Modena

Alex Katz, Kirsten in chair, 2006. Collezione privata, Modena

ALEX KATZ IN MOSTRA AL MART

Una eterna primavera”, l’ha definita il presidente del Mart Vittorio Sgarbi: in effetti quella di Alex Katz (New York, 1927) ‒ tra i maggiori artisti americani viventi ‒ è una parentesi gioiosa e pacifica in un Novecento che conosciamo come difficile e densissimo. La Vita Dolce ‒ realizzata sulla scia delle esperienze pionieristiche italiane ed europee di Emilio Mazzoli, Monica De Cardenas e Alberto Fiz tra gli Anni Novanta e Duemila ‒ porta al centro della scena un artista che, nonostante il grandissimo successo guadagnato negli States e il fatto che lavorasse con profitto da decenni, ha avuto poco successo nel Belpaese. Le quaranta opere in mostra, prodotte tra la fine degli Anni Ottanta e gli Anni Dieci del Duemila, rappresentano tutto lo spettro del suo lavoro, dai piccoli quadretti alle grandi tele, articolato nei soli due generi del ritratto e del paesaggio. Passando con naturalezza da atmosfere festive a grandi spazi silenziosi ‒ “pochissimi come lui sanno riprodurre in arte il silenzio”, dice il curatore della mostra Denis Isaia indicando South Light ‒, Katz omaggia le cose semplici e belle della vita: il suo Maine, la moglie Ada, i colleghi e la famiglia, lo stupore della natura e la gioia della sua scoperta. Caratterizzato da una stupefacente capacità di colorista, ricorda il curatore, Katz dipinge le sue “epopee” naturali e familiari con pennellate piene e rapide ‒ al punto da concludere in appena dieci ore delle tele immense ‒, trovando una perfetta ambientazione negli spazi pieni di luce e incastonati nelle montagne del Mart. Le grandi campiture di colore e la dispersione del tratto a distanza ravvicinata che appaiono in opere come Woods o Song ricordano le sue origini coeve all’Espressionismo astratto di Pollock e alla pittura di puro colore di Rothko, mentre le figure femminili empatiche e fresche come Susanne o Anne Lyon sono state interpretate in passato come un legame con il pop: un paragone che non ha senso fare, dice Isaia, dato che la componente pittorica dell’opera di Katz è talmente importante da distanziarlo con forza dall’universo pop. Difficile da inquadrare, e ancora di più da dimenticare, l’opera del novantaquattrenne Katz è in un momento di riscoperta globale: tra il 2022 e il 2023 lo aspettano grandi monografie al Guggenheim di New York (dal 16 agosto), alla Fondazione Thyssen-Bornemisza di Madrid (dall’11 giugno) e all’Albertina di Vienna. Dopotutto, il suo lavoro è perfettamente in linea con un più ampio spostamento generazionale di prospettiva valoriale, volta ora a una vita “naturale” e anti-eroica.

LA FORZA DEL VERO: I PITTORI MODERNI DELLA REALTÀ A ROVERETO

Chi ha detto che il secondo dopoguerra pittorico debba essere votato al modernismo? La breve ma intensissima esperienza degli autoproclamati “Pittori moderni della realtà”, sbocciata nel biennio 1947-49, vede un raccolto gruppo di pittori assumere su di sé l’eredità dei Valori Plastici e del Realismo Magico in difesa della “grande tradizione pittorica”.
I quattro cavalieri della difesa del reale ‒ che moltissimo devono alla precoce riscoperta di Caravaggio ‒sono Gregorio Sciltian, di origine armena ma di nazionalità sovietica, l’italiano Pietro Annigoni e i fratelli spagnoli Antonio e Xavier Bueno (cui si aggiungono poi anche Giovanni Acci, Carlo Guarienti e Alfredo Serri). In sole cinque mostre, lavorando perlopiù intorno a Firenze, i Pittori moderni sviluppano una visione di impressionante modernità.
Con opere magistrali come Bacco all’osteria di Sciltian e La carrozza dei fratelli Bueno, i “moderni” sono molto apprezzati dal pubblico e dai collezionisti, ricorda la curatrice Daniela Ferrari, nonché da artisti come Giorgio de Chirico, che contribuisce alla solidità della proposta tecnica e “morale” del gruppo. D’altra parte ottengono anche pessime opinioni di critica, con accuse di passatismo e vuoto virtuosismo: sfugge il loro messaggio programmatico, rivolto a una rinascita della pittura attraverso il richiamo costante a riferimenti classici e la ricerca di virtù artistiche dalle connotazioni spirituali assolute. La pittura dei quattro protagonisti del movimento, che vuole catturare la realtà senza escamotage, fugge così dalle avanguardie e dall’astrattismo come da espressioni di decadenza. Questa marcata spinta polemica finisce per attirare ancora più critiche di radicalità e di uno scollamento dalla realtà postbellica: il gruppo si scioglie, lasciandoci in eredità un cospicuo novero di opere di una modernità sconcertante.

Giulia Giaume

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Giulia Giaume

Giulia Giaume

Amante della cultura in ogni sua forma, è divoratrice di libri, spettacoli, mostre e balletti. Laureata in Lettere Moderne, con una tesi sul Furioso, e in Scienze Storiche, indirizzo di Storia Contemporanea, ha frequentato l'VIII edizione del master di giornalismo…

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