Donazioni e politiche culturali miopi. Il caso dei Musei Civici di Venezia

Ha fatto notizia la donazione di 105 opere di arte contemporanea da parte di Gemma De Angelis Testa al Comune di Venezia. Ma quale sarà il loro destino in una città i cui musei civici sono rimasti deliberatamente senza un direttore?

In questi giorni è stato sottoscritto un importante atto di donazione con il quale sono state trasferite al patrimonio del Comune di Venezia ben 105 opere d’arte contemporanea della collezione Gemma De Angelis Testa. Un sogno per ogni sede museale e per i visitatori, ma che purtroppo rischia di restare tale in quanto si è proceduto all’acquisizione senza prima trovare una adeguata sistemazione stabile e coerente alle opere, così da farle diventare parte integrante dell’offerta culturale locale, relegando l’intero lascito a sporadico elemento espositivo temporaneo del prossimo calendario di Ca’ Pesaro (calendario ancora da definire, sia per l’anno appena iniziato che per i prossimi a venire).
Ciò per il fatto che chi dovrebbe curare questo aspetto nella gestione del patrimonio della Fondazione dei Musei Civici di Venezia, ovvero la direzione, è stata soppressa dalla amministrazione comunale, lasciando nelle mani di un dirigente interno l’amministrazione stessa di una delle fondazioni culturali di partecipazione più complesse (con undici sedi museali) e ricche d’Italia. Una vicenda più che emblematica (ma passata in sordina) di una idea di città, al contempo un colpo di spugna e un appiattimento organizzativo voluto dal sindaco (nonché assessore alla cultura), che, se a suo tempo ha destato preoccupazione (inascoltata), oggi già impatta negativamente sull’intero assetto delle prossime politiche e della produzione culturale della città, già oppresse da un costante e progressivo decadimento.

Gemma De Angelis Testa nella sua abitazione, alle spalle due opere di Anselm Kiefer, Photo credit Fabio Mantegna

Gemma De Angelis Testa nella sua abitazione, alle spalle due opere di Anselm Kiefer, photo credit Fabio Mantegna

“Uno straordinario patrimonio artistico che andrà ad arricchire le collezioni della Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro, ma che rischia di finire nei depositi e di non esser valorizzato adeguatamente a causa di una gestione miope

I MUSEI CIVICI DI VENEZIA NON HANNO UN DIRETTORE

Sostituire una figura di alto profilo e competenza specifica con un dirigente interno, senza dare avvio a una procedura di selezione pubblica, anche a livello internazionale, che sia in grado di individuare una professionalità adeguata alle necessità e all’importanza dell’istituzione, è semplicemente la rappresentazione di una chiara volontà che mira a piegare la cultura e le sue istituzioni locali a logiche provinciali, puramente aziendali, tutt’altro che auspicabili: rinunciare a tale posizione di indirizzo e coordinamento, che richiede un costante impegno altamente specializzato, che deve essere capace di rappresentare il meglio della cultura e l’immagine italiana sulla piazza internazionale, che possa dialogare di museologia e didattica, e che sia anche capace di valorizzare, insieme ai patrimoni museali, le biblioteche e gli archivi di ricerca che vi sono connessi, pensare a tutto questo secondo logiche al ribasso (senza nulla togliere alle professionalità già presenti nell’amministrazione) non può essere una via percorribile sia in generale che tanto più oggi, in un periodo storico complesso come quello che stiamo vivendo.
In questo caso, poi, parliamo di stampe, sculture, serigrafie, dipinti, arazzi, del valore complessivo di oltre 17 milioni di euro. La raccolta comprende capolavori di Robert Rauschenberg e Cy Twombly affiancati ai maestri dell’Arte Povera Mario Merz, Michelangelo Pistoletto, Pier Paolo Calzolari, Gilberto Zorio. Un viaggio nell’arte del secondo Novecento con opere fondamentali della produzione di Anselm Kiefer e Gino De Dominicis, Francesco Clemente, Enzo Cucchi, Mario Schifano e ancora sculture di Tony Cragg ed Ettore Spalletti; o le visioni di Marina Abramović, Vanessa Beecroft, Candida Höfer, Mariko Mori, Shirin Neshat, tra le altre. Uno straordinario patrimonio artistico che andrà ad arricchire le collezioni della Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro, ma che rischia di finire nei depositi e di non esser valorizzato adeguatamente a causa di una gestione miope, capace di condannare una grande risorsa all’oblio e alla marginalità, sprecando, letteralmente, un’altra preziosa opportunità di rilancio del settore culturale e della città stessa.

Vista del palazzo di Cà Pesaro dal Canal Grande

Ca’ Pesaro, Venezia

IL FUTURO DELLE POLITICHE CULTURALI A VENEZIA

Un caso che rimanda a un altro lascito (ottenuto a luglio 2020), di cui si sono perse le tracce: un importante atto di donazione con il quale sono state trasferite al patrimonio del Comune di Venezia ben 34 opere d’arte della collezione Prast con opere a firma di Klee, Schiele, Kandinskij, de Chirico, Morandi.
Il punto è che mentre la città di Roma ha individuato un nuovo direttore per i suoi Musei Capitolini con una ricerca pubblica con parametri professionali ben oltre l’eccellenza, a Venezia si è proceduto in maniera spedita nella direzione opposta, con la soppressione della figura di direttore ad hoc.
Una soluzione miope, questa, l’ennesima, che relega la cultura a un qualcosa di ancillare, su cui giocare al risparmio e da sfruttare (vedi il rincaro del biglietto d’ingresso a Palazzo Ducale: 30 €). Un mix letale che rischiererebbe solamente di acuire una crisi profonda per la città, con una progressiva e inesorabile mancanza di progettualità e di visione del futuro, capace solo di usare le proprie istituzioni culturali come mero espediente per attrarre turisti ignari, invece che come strumento di innovazione e di avanguardia.

Massimiliano Zane

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Massimiliano Zane

Massimiliano Zane

Massimiliano Zane (Venezia, 1979) è progettista culturale, consulente strategico per lo sviluppo e la valorizzazione del patrimonio.

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