Mario Merz contro tutti. A Roma il remake di una mitica mostra del 1978

Nell’ambito della rassegna “Mostre in mostra”, viene riproposto a Roma un progetto straordinariamente innovativo. Con Mario Merz ci sono Balla, Carrà, de Pisis, Morandi, Savinio e Severini

La pratica oggi in auge di accostare tra loro opere di epoche differenti, secondo un’attitudine – diciamolo – postmoderna, trova un precedente pionieristico in una mostra tenutasi a Roma nel 1978, alla Galleria dell’Oca. Sorprende che di quella mostra si sia parlato sempre poco. Sono enormi, quindi, i meriti del remake che la fa rivivere ora al Palazzo delle Esposizioni.
Parlando del progetto di allora, va detto che inizialmente si era optato per due esposizioni distinte, sui due piani della galleria. A testimoniarlo, il fatto che gli inviti fossero stati preparati separatamente. All’ultimo, però, il trio di galleristi delle meraviglie incaricato di curare la mostra – Luisa Laureati, Luciano Pistoi (anche critico) e Gian Enzo Sperone – decise di sparigliare, preferendo la commistione tra i due gruppi di opere. Così, nell’allestimento definitivo i lavori seventies e poveristi di Mario Merz vennero inseriti tra quelli di giganti dell’arte italiana di un paio di generazioni indietro, tutti pittorici. In mostra, quindi, tra un Merz e l’altro c’erano – sembra assurdo ma è così – Balla, Carrà, de Pisis, Morandi, Savinio e Severini. Proprio come si fa spesso ora, nel perdurante raccapriccio di molti. Certo, le tele erano senza cornice e vetro protettivo – lo si vede nelle foto documentarie –, ma questo non significa che l’impatto fosse meno dirompente.

Exhibition view a Palazzo delle Esposizioni di Roma, Mario Merz. Balla, Carrà, de Chirico, de Pisis, Morandi, Savinio, Severini. Mostre in mostra. 29 novembre 2022 26 febbraio 2023 Foto © 2022 Azienda Speciale Palaexpo / Monkeys Video Lab

Exhibition view a Palazzo delle Esposizioni di Roma, Mario Merz. Balla, Carrà, de Chirico, de Pisis, Morandi, Savinio, Severini. Mostre in mostra. 29 novembre 2022 26 febbraio 2023 Foto © 2022 Azienda Speciale Palaexpo / Monkeys Video Lab

DALLA GALLERIA DELL’OCA AL PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI DI ROMA

Quanto all’attuale remake, il buono dell’operazione è che consente di assistere a una delle primissime volte in cui le opere d’arte hanno potuto cozzare – oggi si dice “dialogare”, ma è un eufemismo – tra loro in maniera misteriosamente felice. Non solo, ma ragionandoci un po’ su è anche un’occasione per rivisitare il concetto di “postmoderno, che in arte non vuol dire solo pittura spensierata e colorata, come si tende con faciloneria a pensare adesso, ma anche e soprattutto sensibilità per lo Stoss, l’“urto” heideggeriano in grado di suscitare spaesamento. Si noti che il celebre saggio La condizione postmoderna di Lyotard venne pubblicato allora, nel 1979: evidentemente a quella data erano già presenti elementi concreti, anche artistici, utili a teorizzare quel paradigma.
Curiosamente, la mostra è anche l’occasione per scorgere un certo gusto per l’aporia all’interno della stessa Arte Povera, come si vede nitidamente nell’opera di Merz. Questa, infatti, vive proprio – e soprattutto – dello scarto sublime che inscena tra scienza e tecnologia (i numeri, i neon) da una parte, e natura, oggettualità e simbologie primordiali (l’igloo come visione architettonica archetipica, il rettile) – all’opposto – dall’altra.

Pericle Guaglianone

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Pericle Guaglianone

Pericle Guaglianone

Pericle Guaglianone è nato a Roma negli anni ’70. Da bambino riusciva a riconoscere tutte le automobili dalla forma dei fanali accesi la notte. Gli piacevano tanto anche gli atlanti, li studiava ore e ore. Le bandiere erano un’altra sua…

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