A Parigi la mostra sul controverso legame fra arte e denaro

Dibattuto e sempre attuale, il rapporto fra arte e denaro è al centro della mostra allestita alla Monnaie de Paris, storica Zecca di Francia

Difficilmente si sarebbe potuto trovare un altro luogo dove contestualizzare meglio l’esposizione L’argent dans l’art, aperta fino al 24 settembre alla Monnaie de Paris. L’istituzione che affaccia sul Quai de Conti, di fianco all’Institut de France, batte moneta fin dall’864, quando Carlo II il Calvo decise di creare una Zecca legata alla Corona a Parigi, a complemento di altri otto luoghi di coniazione sparsi in varie parti del regno. Dal 1878, la Monnaie de Paris è la sola rimasta attiva sul territorio francese e anche se oggi la produzione corrente è delocalizzata in provincia (a Pessac, vicino a Bordeaux, vengono prodotti ogni anno un miliardo di pezzi, di cui la metà destinati all’esportazione), nella fonderia artistica parigina continuano a essere prodotte medaglie, monete da collezione, oggetti d’arte tanto che la Monnaie può vantarsi di essere la più antica istituzione di Francia a essere correntemente in attività da oltre mille anni e conseguentemente anche una delle più vecchie fabbriche del mondo.
Negli ultimi anni la Monnaie ha saputo modernizzare la propria vocazione e, oltre a ospitare il ristorante del mitico chef Guy Savoy, propone un percorso museale dove è raccontata la storia dell’istituzione e organizza una programmazione culturale legata alla propria identità in cui si inseriscono anche le esposizioni temporanee.

© Photo Dario Bragaglia, L'Argent dans l'art. Monnaie de Paris. Il curatore Jean Michel Bouhours durante la presentazione della mostra

© Photo Dario Bragaglia, L’Argent dans l’art. Monnaie de Paris. Il curatore Jean Michel Bouhours durante la presentazione della mostra

ARTE E DENARO IN MOSTRA ALLA MONNAIE

La mostra L’argent dans l’art raccoglie circa 200 opere in un percorso che si dipana fra gli spazi aulici e quelli contemporanei della Monnaie. Il curatore Jean-Michel Bouhours, già capo-conservatore al Centre Pompidou e direttore dal 2003 al 2008 del Nouveau Musée national de Monaco, ha voluto affrontare un tema che percorre oltre venti secoli di storia umana organizzando un itinerario che ha un prologo nel Salon Dupré e si dipana poi in sei aree tematiche, dove opere antiche e contemporanee (diverse in prestito dai musei del Louvre, Orsay, Centre Pompidou e altre istituzioni regionali) si confrontano costantemente.
A partire dall’antichità, il denaro nutre l’immaginazione degli artisti, in particolare l’oro che diventa protagonista dei miti di Danae e del Vello d’oro. Così, nello spazio intitolato Miti e origini della moneta, il mito di Danae e la pioggia d’oro (tema frequentemente ripreso a partire dal XVI-XVII secolo, da artisti del calibro di Tiziano, Rembrandt, Tintoretto fra gli altri) è rappresentato da un quadro di Anomimo del XVI secolo proveniente dal Palais des Beaux Arts di Lille che fronteggia l’opera fotografica I’ve got it all di Tracey Emin (2000). Nell’immagine, l’artista sta cercando di arraffare banconote e monete portandole verso il suo corpo nudo con le gambe divaricate. Riferimento alla predazione sessuale degli adulti vissuta sulla propria pelle in età infantile e alla mercificazione del corpo.
Nelle sale seguenti, a sottolineare quanto ampi possano essere gli spunti sul tema “arte e denaro”, è esposto uno statere di Creso, piccola moneta in elettro (una lega di oro e argento) coniata in Lidia nel VI secolo a. C. e considerata uno dei primi esempi di moneta del mondo occidentale. Il metallo prezioso porta incise scene che alludono al potere e alla forza, come un leone e un toro in lotta: anche se l’oggetto ha una forma ellittica e non rotonda, le fondamenta del concetto di moneta sono già posate e il sistema monetario occidentale basato sui metalli ha qui le sue origini.

© Photo Dario Bragaglia, L'Argent dans l'art. Monnaie de Paris

© Photo Dario Bragaglia, L’Argent dans l’art. Monnaie de Paris

ARTE E CAPITALISMO

Le relazioni fra l’arte e il denaro non si possono ricondurre solo a delle considerazioni economiche fra valori e scambi”, ha sottolineato Jean-Michel Bouhours presentando la mostra. Certo, il capitalismo ha fatto dell’opera d’arte una merce come le altre; ciononostante, l’arte impone un valore ideale, irrazionale, fluttuante come un gas, da zero all’infinito, o quasi, perché ha a che fare con l’inquantificabile ‒ il desiderio, il piacere, il sogno, le pulsioni ‒ ed esalta un concetto che Karl Marx chiamava “l’enigma del valore“. Significativo che il curatore abbia voluto esporre anche una copia della prima edizione francese de Il Capitale (1867, dalla Bibliothèque Nationale de France).
Altri temi sono affrontati nelle sale dedicate a La morale cristiana del denaro, Il mondo della finanza, Il valore dell’arte: cosa vende l’artista dopo Duchamp?. Il ritratto di Paul Durand-Ruel di Pierre-Auguste Renoir introduce le riflessioni sul mercato dell’arte all’epoca dell’Impressionismo e sulle nuove strategie dei mercanti d’arte orientate all’acquisto massiccio di opere ancora poco apprezzate dal pubblico, con il ricorso al finanziamento delle banche. Il capitalismo finanziario e i meccanismi delle borse che giocano un ruolo decisivo nell’economia fra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo stimolano gli artisti delle avanguardie storiche (Futurismo, Dada, Surrealismo) a prendere posizioni provocatorie. I ready-made di Marcel Duchamp, le posizioni anticapitaliste di André Breton, le riflessioni teoriche di Georges Bataille. Fino all’azione di Yves Klein ‒ siamo già tra la fine degli Anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta ‒ che cede una Zone de sensibilitè picturale immatérielle al collezionista Michael Blankfort. In una scena documentata dal fotografo Harry Shunk, Klein getta nella Senna 80 grammi d’oro fino, la metà di quelli ricevuti dal collezionista in cambio dell’opera immateriale. Come contropartita, il collezionista ha ottenuto dall’artista una ricevuta attestante che l’opera gli appartiene. Ma, secondo le regole stabilite da Klein, la ricevuta andrà bruciata alla presenza di un testimone. Le fotografie sono l’unica testimonianza del valore immateriale nato dall’incontro fra la sensibilità dell’artista e quello dell’amatore d’arte.

© Photo Dario Bragaglia, L'Argent dans l'art. Monnaie de Paris

© Photo Dario Bragaglia, L’Argent dans l’art. Monnaie de Paris

GLI ARTISTI E IL DENARO

Le testimonianze di quanti artisti siano intervenuti nel corso del Novecento sul binomio arte-denaro, arte-potere sono numerose: dall’Obbligazione per la roulette di Monte Carlo di Marcel Duchamp (1924) al celebre fotomontaggio di John Heartfield Adolf il superuomo ingoia oro e vomita sciocchezze (1932) a Le Basier de l’artiste (1977), opera in cui ORLAN vende i suoi baci d’artista per 5 franchi. La Pop Art è rappresentata da Dollar Sign (1981) di Andy Warhol, il quale in una sua celebre dichiarazione sottolineava che “essere bravo in affari è la forma d’arte più affascinante“. Omaggio anche ai situazionisti con un’opera di Giuseppe Pinot Gallizio, Inversione di Walden. Nel febbraio del 1958 l’artista di Alba introduce la pittura in una dimensione industriale producendo dipinti su lunghi rulli di tela sezionabili. Una svolta decisiva per Guy Debord, che sul registro della mostra svoltasi nella città piemontese non manca di sottolineare il proprio entusiasmo: “Viva il grande e geniale compagno Pinot Gallizio!“.
L’epilogo della mostra non poteva che essere una sala dedicata ai bitcoin e agli NFT, che hanno aperto prospettive inedite all’economia dell’arte. Una sfida contemporanea dove le nozioni di artista e di opera d’arte si devono confrontare con nuovi mercati e nuove tecnologie.

Dario Bragaglia

Parigi // fino al 24 settembre 2023
L’argent dans l’art
MONNAIE DE PARIS
11, Quai de Conti
https://www.monnaiedeparis.fr

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Dario Bragaglia

Dario Bragaglia

Dario Bragaglia si è laureato con Gianni Rondolino in Storia e critica del cinema con una tesi sul rapporto fra Dashiell Hammett e Raymond Chandler e gli studios hollywoodiani. Dal 2000 al 2020 è stato Responsabile delle acquisizioni documentarie e…

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