Weekend tra Grosseto e la Maremma. Cosa fare e vedere

Qualche consiglio per scoprire un territorio antico, dalle origini etrusche alle vicissitudini che l’hanno animato nei secoli a seguire. Tra modelli di tolleranza religiosa, precoci intuizioni industriali, residenze artistiche

Fino al 27 maggio, le strade di Grosseto saranno animate dalla nuova edizione di Trame Festival, Serrande chiuse per arte aperta, progetto di rigenerazione urbana che affida agli artisti – otto i nomi protagonisti quest’anno – il compito di donare alla città nuove “serrande” d’autore (trentanove sono quelle già realizzate nelle edizioni precedenti). Ma è l’intero territorio della Maremma, in queste settimane, a essere interessato da un’operazione artistica di ampio respiro: la quinta edizione di HyperMaremma ha preso il via lo scorso aprile, e si articolerà attraverso una serie di interventi d’arte contemporanea diffusi fino al mese di ottobre. Dopo l’inaugurazione dell’installazione Tulip, monumentale tulipano in cemento realizzato da Virginia Overton in occasione della Biennale di Venezia 2022, ora a Orbetello, il 17 giugno sarà la volta dell’intervento di Felice Levini, nel sito etrusco di Cosa, ad Ansedonia. E si continuerà così tra disvelamenti di installazioni inedite, concerti e performance. Un’opportunità per visitare Grosseto e la regione della Maremma, alla scoperta delle origini etrusche del territorio e delle vicissitudini che l’hanno animato nei secoli a seguire. Ecco i nostri suggerimenti.

Livia Montagnoli

L’ITINERARIO NEL CENTRO DI GROSSETO

Si conserva ancora intatta, con il suo perimetro esagonale, la cinta muraria medievale di Grosseto, edificata a partire dal XII secolo e più volte ricostruita, fino all’intervento decisivo nella seconda metà del Cinquecento, commissionato dal Granduca Francesco I de’ Medici. Oggi sui bastioni si può anche passeggiare, lungo un viale pedonale alberato, per una ricognizione dall’alto della città. Nel centro storico, la Cattedrale intitolata a San Lorenzo si raggiunge in Piazza Duomo (o Piazza Dante, dove affacciano anche Palazzo Aldobrandeschi e il Palazzo Comunale), riconoscibile per la facciata in marmi bianchi e rosa a bande orizzontali alternate. L’edificio sorse alla fine del XIII secolo, ma fu rimaneggiato a più riprese, ancora nel corso dell’Ottocento; all’interno si apprezzano una tavola di Matteo di Giovanni, il fonte battesimale di Antonio Ghini e le vetrate gotiche istoriate. Tra gli edifici religiosi, a ridosso delle Mura, la Chiesa di San Francesco riserva altrettante sorprese: realizzata in stile gotico francescano, conserva affreschi trecenteschi e un Crocifisso su tavola di Duccio di Buoninsegna. La chiesa di San Pietro conserva invece una bella abside in stile romanico.

Duomo di Grosseto

Duomo di Grosseto

L’ARTE NELL’EX CONVENTO DELLA CLARISSE

L’ex convento di Santa Chiara – oggi Polo Le Clarisse – riunisce sotto il suo tetto quattro istituzioni culturali, offrendo al pubblico un percorso nell’arte che attraversa diversi periodi di vivacità artistica di Grosseto. Al pian terreno, il Museo Luzzetti si articola nelle sale disposte attorno al chiostro della Chiesa dei Bigi, unica testimonianza dell’arte barocca in città. La collezione (donata dall’antiquario Gianfranco Luzzetti) riunisce dipinti, sculture, maioliche, arredi antichi databili tra il XIV e il XIX secolo, da Antonio Rossellino a Giambologna, Passignano, Corrado Giaquinto, Camillo Rusconi, Tano Fei. Al primo piano, CLARISSE ARTE coniuga un centro di documentazione altamente specializzato con lo spazio espositivo riservato a mostre temporanee, che spesso danno risalto a opere dalle collezioni d’arte civiche (dal Realismo di Levi, Zancanaro e Gentili al nucleo della donazione Tarquini, che comprende lavori di Guttuso, Schifano, Festa, Maccari), conservate nei depositi del complesso. C’è spazio anche per gli esiti più recenti della ricerca artistica, grazie al lascito Celtracon – mostra Internazionale d’Arte a Grosseto, che riunisce le ricerche degli Anni Novanta di Spoerri, Bendini, Cremaschi, Fioroni, Isgrò, Nanni, Patella, Trubbiani e molti altri. Si chiude al secondo piano con un focus dedicato alla storia della città e del territorio attraverso le ricostruzioni grafiche di MUSEOLAB, gestito dalle università di Grosseto e Siena, per dare seguito agli scavi di archeologia urbana condotti a Grosseto a cavallo degli Anni Duemila.

https://www.clarissegrosseto.it/

La Chiesa del Bigi nel Polo Le Clarisse, Grosseto

La Chiesa del Bigi nel Polo Le Clarisse, Grosseto

IL MUSEO ARCHEOLOGICO E D’ARTE DELLA MAREMMA

Nel Palazzo ottocentesco del Vecchio Tribunale, nel centro della città, il MAAM percorre la storia della Maremma a partire dalla Preistoria fino all’Ottocento. Nutrita è la collezione archeologica, afferente dall’area dell’antica Etruria, con urne cinerarie provenienti da Volterra e Chiusi e una ricca sezione dedicata al maggiore centro archeologico del territorio grossetano, la città etrusca di Roselle (conquistata dai Romani nel 294 a.C.), di cui storicamente Grosseto è erede, per effetto della bolla papale di Innocenzo II che nel 1138 decretò il trasferimento della diocesi di Roselle in città (l’area archeologica è aperta al pubblico da fine marzo a settembre, anche con biglietto combinato con il museo; mentre a Orbetello si visita l’antica città romana di Cosa). Al terzo piano dell’edificio, il Museo d’Arte Sacra della Diocesi è un museo nel museo, ed espone in gran parte opere di artisti senesi attivi in Maremma tra XIII e XVI secolo. Il polo museale organizza con frequenza convegni ed eventi aperti al pubblico per divulgare la conoscenza della civiltà etrusca e la storia della Maremma.

https://maam.comune.grosseto.it/

MAAM, Museo di Archeologia e d'Arte della Maremma, Grosseto

MAAM, Museo di Archeologia e d’Arte della Maremma, Grosseto

I GIARDINI D’ARTISTA DELLA MAREMMA

Il più celebre è indubbiamente il Giardino dei Tarocchi di Niki de Saint Phalle (Neuilly-sur-Seine, 1930 – La Jolla, 2002), affacciato sulla costa di Capalbio, ma la Maremma vanta un’insolita concentrazione di giardini d’artista. Quello dei Tarocchi è emanazione di oltre quindici anni di lavoro dell’artista francese su due ettari di superficie en plein air: un’opera forgiata da alterne fortune, tra difficoltà di salute e finanziarie dell’artista, coadiuvata nell’impresa da celebri colleghi, come Jean Tinguely. Il parco, dedicato agli arcani maggiori, accoglie ventidue sculture monumentali, realizzate in acciaio e rivestite di cemento con intarsi in vetro, specchi, ceramiche coloratissime. Si scoprono così il Mago, la carta di Dio, della creazione e del gioco; la Papessa, grande sacerdotessa del potere femminile dell’intuizione; la Fortuna, rappresentata dalla ruota. E ancora il Sole, la Giustizia ‒ all’interno della quale Tinguely ha creato una scultura che rappresenta l’ingiustizia – gli Amanti, il Carro, la Luna.
A Seggiano, Hic terminus haeret ‒ Il Giardino di Daniel Spoerri nasce nei primi Anni Novanta per intuizione dell’artista rumeno naturalizzato svizzero e ha coinvolto negli anni oltre cinquanta artisti contemporanei, che hanno donato una o più opere. Su un terreno di 16 ettari alle pendici del Monte Amiata, si avvicendano oggi oltre cento lavori. Nella tenuta si può anche soggiornare. Il Viaggio di ritorno di Rodolfo Laquaniti è invece il parco artistico di riferimento di Castiglion della Pescaia, frutto dell’inventiva del bioarchitetto toscano, dedito al riutilizzo degli scarti e dei rifiuti per concretizzare la sua pratica artistica. Al giardino si accede solo su prenotazione, con visita guidata della durata di due ore. Modalità di visita condivise dal Giardino Arte a parte di Piero Bonacina, che a Montegiovi – nuovamente sul Monte Amiata ‒ ha raccolto tutte le sue opere, sculture in ferro, cemento, legno, pietra arenaria di Manciano, travertino di Saturnia, tra uomini danzanti in cerchio, migranti in fuga nel Mediterraneo, uno spaventapasseri vegetale.
A proposito di giardini, però, merita una menzione anche l’Orto Botanico Corsini, a Porto Ercole: fondato nel 1868 per volontà del Generale Vincenzo Ricasoli, l’orto si estende per 7 ettari in prossimità del mare dell’Argentario, e ospita oltre 1300 alberi e arbusti appartenenti a circa 150 specie, provenienti da India, Afghanistan, Medio Oriente, Sudafrica, Australia, Cina e Americhe, in particolare da Messico, Caraibi e Florida.

https://ilgiardinodeitarocchi.it/
https://www.danielspoerri.org/giardino/it/
https://viaggiodiritorno.it/
http://www.ortobotanicocorsini.org/

Niki de Saint Phalle - Giardino dei Tarocchi

Niki de Saint Phalle – Giardino dei Tarocchi

LA CASA (ROSSA) MUSEO NELLA RISERVA DIACCIA BOTRONA

Raggiungere la Casa Rossa Ximenes significa inoltrarsi nel paesaggio palustre della Riserva Naturale Diaccia Botrona, che si estende tra Castiglione della Pescaia e Grosseto a ridosso della Pineta del Tombolo, paradiso per gli amanti del birdwatching (l’Ente parco organizza anche visite guidate in barchino, a piedi o in bici per esplorare flora e fauna locali). Qui, nella seconda metà del Settecento, la Casa Rossa fu costruita dall’ingegnere gesuita Leonardo Ximenes nell’ambito della bonifica della palude, all’epoca insalubre. Il Museo Interattivo realizzato dall’agenzia per la divulgazione scientifica Mizar e progettato dal fisico Paco Lanciano racconta questa storia, evidenziando la bontà delle strutture tecnologiche costruite all’epoca: chiuse, paratie e ingranaggi vari ancora funzionanti, seppur inutilizzati. Il percorso di visita si dipana a partire dalla proiezione di un documentario sulla Diaccia Botrona, con proiezioni tridimensionali in mappa, che mostrano come l’evoluzione naturale e l’intervento dell’uomo abbiano contribuito, congiuntamente, a plasmare il caratteristico territorio palustre. Sulla terrazza panoramica si svolgono attività di birdwatching.

Il Museo Casa Rossa Ximenes

Il Museo Casa Rossa Ximenes

LA STORIA DELLA SIDERURGIA ITALIANA AL MAGMA DI FOLLONICA

Il Forno San Ferdinando è l’edificio siderurgico più antico della città di Follonica, costruito nel XIX secolo in un territorio che alla lavorazione del ferro lega le sue origini: già gli Etruschi lavoravano il minerale proveniente dall’Isola d’Elba, mentre la prima ferriera nell’area risale alla metà del XVI secolo. Fu il Granduca Leopoldo II di Lorena, prima della metà dell’Ottocento, a dare impulso alla realizzazione di una città-fabbrica, articolata intorno al Forno, all’origine delle Fonderie del ferro di Follonica, poi passate sotto la gestione dell’Ilva e dismesse nel 1960, con il trasferimento delle maestranze alle Acciaierie di Piombino. Nei primi Anni Duemila, il Forno è stato ristrutturato per ospitare il Museo delle Arti in ghisa della Maremma. Magma è dunque innanzitutto un percorso alla scoperta di un monumento di archeologia industriale, e al contempo un viaggio a ritroso nel tempo per comprendere la storia di un settore produttivo che a lungo ha portato ricchezza al territorio maremmano, dalle origini cinquecentesche alle fonderie moderne, con le testimonianze degli ex lavoratori dello stabilimento Ilva. Nel “cuore” del Forno ci si addentra nella produzione, poi si sale al secondo piano per apprendere la storia del sito. Al primo piano trova spazio, nell’area dell’imponente altoforno, un’installazione artistica in ferro fuso. Poco oltre sono esposti i modelli lignei utilizzati come traccia per colare il ferro fuso, disegnati e scolpiti da artisti esperti nella Scuola di ornato e disegno lineare voluta da Leopoldo II. All’epoca, il centro diede origine a una raffinata produzione in ghisa per l’arredo urbano, confluita nel 1913 nel Catalogo divulgativo dei getti. Ne sono esempio il Cancello monumentale delle Fonderie, firmato da Alessandro Manetti e Carlo Reishammer, la balaustra del Duomo di Firenze e i colonnini di piazzale Michelangelo.

https://www.magmafollonica.it/

Magma, Follonica

Magma, Follonica

LA PICCOLA GERUSALEMME A PITIGLIANO

Si deve alla tolleranza dei Conti Orsini il consolidarsi della comunità ebraica di Pitigliano, ribattezzata non a caso la “piccola Gerusalemme”. Stretta tra il Granducato di Toscana e lo Stato Pontificio, la contea fu tra i piccoli feudi che nella seconda metà del Cinquecento non aderirono alle restrizioni imposte agli ebrei dalle bolle pontificie e dai provvedimenti granducali, diventando rifugio per numerose famiglie di transfughi. Al 1598 risale la fondazione della sinagoga oggi fulcro del percorso di scoperta della Piccola Gerusalemme, nel centro storico del borgo costruito nel tufo, che comprende anche il forno degli azzimi, il bagno rituale, il cimitero e il Museo Ebraico, nell’area che dal 1608 fu identificata come Ghetto, dopo l’annessione di Pitigliano al Granducato di Toscana, che comunque non inibì la prosperità della comunità ebraica locale. Persino la tradizione gastronomica risulta influenzata da questa convivenza: lo sfratto, tipico dolce ripieno di miele e frutta secca, ricorderebbe nella forma allungata il bastone con cui i messi di Cosimo II de’ Medici bussavano alle porte degli ebrei per eseguire l’editto seicentesco, intimando loro di trasferirsi nel ghetto.

Pitigliano

Pitigliano

DOVE MANGIARE IN MAREMMA

In centro città, a Grosseto, Artidoro è un ristorante che tiene insieme una cucina di mare e terra, per esplorare le due anime della Maremma. In cucina c’è Giovanni Angeletti, da Orbetello, affiancato da sua moglie Sara: un guizzo creativo valorizza le materie prime locali, senza stravolgerle, tra una palamita in panzanella e il piccione con salsa al ciliegiolo.
A Capalbio ci si affida invece a un indirizzo storico, molto conosciuto in tutto il circondario, ricavato all’interno di un vecchio Frantoio, come recita l’insegna, che oggi non è solo ristorante, ma anche caffetteria, bottega, libreria, galleria d’arte. Attività sostenute dall’impegno dell’associazione culturale che qui ha trovato casa.
Mentre è il paesaggio fuori dal tempo del tombolo della Giannella a introdurre la cucina dell’Oste Dispensa, non distante dal centro di Orbetello. In cucina si punta sui prodotti Slow Food e sul pescato della Laguna (poco distante, i conservati di mare caratteristici della zona si acquistano alla Cooperativa dei Pescatori).

https://www.artidoro.it/
https://www.frantoiocapalbio.com/
https://ipescatoriorbetello.it/

Il Frantoio, Capalbio

Il Frantoio, Capalbio

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati