L’arte tormentata di Tano Festa in mostra a Milano

Dall’Informale alla rivisitazione del classico, l’arte di Tano Festa è un susseguirsi di colpi di scena, descritti dalla mostra alla galleria M77 di Milano

La galleria M77 di Milano ospita la mostra sulla carriera artistica di Tano Festa (Roma, 1938-1988), riunendo opere provenienti da collezioni private (Spanu, Iacorossi) e da gallerie quali Il Ponte, La Nica o Marchetti.
A spiccare sono tele e disegni di diversi periodi e un’infilata delle sue finestre chiuse, che non danno spazio al cielo turchese, ma all’intimità della sua camera da letto. Le opere di Festa sono volutamente esposte in ordine non cronologico, mescolate in una sorta di racconto visivo che obbliga il visitatore a concentrarsi sulla sua fascinazione per il colore, per gli oggetti comuni, per gli angeli e i demoni, per le figure michelangiolesche della Cappella Sistina, riprese quasi staticamente con la variante del blu o del rosso di base.

Tano Festa. Un artista originario, installation view at M77, Milano, 2023. Foto Lorenzo Palmieri

Tano Festa. Un artista originario, installation view at M77, Milano, 2023. Foto Lorenzo Palmieri

IL PERIODO ROMANO DI TANO FESTA

Festa inizia la sua carriera come poeta distribuendo poesie (scritte su fogli illustrati da Sordini) sulla scalinata di Piazza di Spagna, amico degli altri della Scuola Romana di piazza del Popolo (Schifano, Angeli, Mambor, Bignardi, Twombly e Ceroli). Ragazzi belli, dannati e, soprattutto, pieni di talento. Hanno poco più di vent’anni: di giorno li trovi al Caffè Rosati a parlare di arte e di donne, mentre dall’altra parte della piazza, seduti al Caffè Canova, i pittori della vecchia guardia li osservano perplessi.
La galleria La Salita, con la sua vetrina di pochi metri, aperta dall’avvocato Liverani, promuove da subito l’arte non oggettuale, che lascia apparire i simboli dell’arte italiana ma anche frammenti quotidiani: a marzo 1959 ospita le personali di Festa, Angeli e Uncini. Nel novembre 1960 inaugura la collettiva 5 pittori ‒ Roma ’60, con le Superfici rosse di Festa, i monocromi di Angeli e Schifano, i metalli di Lo Savio, i cementi di Uncini, tutti presentati da Restany, padre del Nouveau Réalisme. La mostra segna un oggettivo punto di rottura con il passato informale per la storia dell’arte italiana. Festa abbandona la gestualità informale e realizza i suoi primi monocromi, intrisi di colore rosso sangue.

Tano Festa. Un artista originario, installation view at M77, Milano, 2023. Foto Lorenzo Palmieri

Tano Festa. Un artista originario, installation view at M77, Milano, 2023. Foto Lorenzo Palmieri

DALLA MORTE DEL FRATELLO AL VIAGGIO A NEW YORK

Nel 1963 la morte per suicidio del fratello Lo Savio a Marsiglia lo devasta e il dolore lo porta a vagare di notte per Roma: le sue opere virano dalla pittura anti-rappresentativa, dalla figurazione aniconica e monocroma a un caos immaginario che non aiuta il suo corpo già debilitato. L’artista, trovandosi prigioniero nel carcere del mondo, esprime così la sua disperazione, le sue ossessioni e le sue lacerazioni. La camera da letto diventa il suo unico habitat e il cielo che intravede dalle persiane è il suo sogno di fuga, la sua unica via d’uscita.
Nel 1965 durante il viaggio a New York, dove imperversa la Pop Art di Warhol, sperimenta la tecnica del ricalco a mano di immagini popolari proiettate e riportate su carta o tela. Oggetti di uso comune messi in risalto per la loro umile utilità. Il tema in realtà è ancora quello del poeta recluso nella società in cui vive, da cui è costretto a evadere verso un mondo altro. Ecco allora i disegni con le mani che sembrano congiunte in preghiera, colori tenui e visi immobili stereotipati.
Tornato in Italia, Festa reputa “l’arte come plagio”, le sue immagini sono oniriche e visionarie e la sua rivisitazione del classico lo porta, negli Anni Settanta, a realizzare opere con rimandi alla Cappella Sistina, ripetuti spesso con fondi rossi e blu, a mostrare che la grande storia dell’arte italiana è popolare quanto i souvenir (venduti nei baracchini per pochi spiccioli).

Tano Festa. Un artista originario, installation view at M77, Milano, 2023. Foto Lorenzo Palmieri

Tano Festa. Un artista originario, installation view at M77, Milano, 2023. Foto Lorenzo Palmieri

LA MOSTRA DI TANO FESTA A MILANO

A partire dalla fine degli Anni Settanta Festa realizza la serie dei Coriandoli (applicati su una base di acrilico e confezionati con cellophane o plexiglas), che sembrano immortalare l’inizio e la fine della festa della giovinezza, il gioco del carnevale e la beffa della vita.
All’ingresso della galleria milanese il grande dipinto con toni violacei e un volto scarnificato riassume la devastazione della vita del poeta in tratti secchi e colori tetri. Il quadro apre e chiude il percorso visivo lasciando il segno della diatriba fra angeli e demoni al centro della serie di disegni esposti al piano superiore (pastelli a cera su carta del 1983) e della contesa tra il colore, la stravaganza, le circostanze fortuite della vita e l’immensità del cielo blu, mai sereno ma sempre cosparso di nuvole (Cielo meccanico, 1963).

Cristina Zappa

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Cristina Zappa

Cristina Zappa

Di formazione classica, giurista con una laurea magistrale in diritto civile (Università Cattolica, Milano) e una laurea biennale in Arti visive e studi curatoriali (Naba, Milano). Come critica d’arte ha recensito articoli per D’Ars magazine e per Alfabeta 2, ha…

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