Pritzker Architecture Prize 2025. Il ‘Nobel’ dell’architettura va all’architetto cinese Liu Jiakun

Per la seconda volta la Cina trionfa al premio internazionale più ambito nel campo dell'architettura. Dopo Wang Shu nel 2012, ora è la volta di Liu Jiakun e della sua “architettura onesta”

Il Pritzker Architecture Prize 2025 va all’architetto cinese Liu Jiakun. Per la seconda volta nella storia del prestigioso riconoscimento annuale del settore architettura, istituito nel 1979 dai coniugi Jay Arthur e Cindy Pritzker, a distinguersi a livello internazionale è un architetto di nazionalità cinese. Era accaduto solo nel 2012, con Wang Shu. Un successo inaspettato questo di Liu Jiakun, che per la giuria (ancora una volta presieduta dall’architetto cileno e Pritzker Prize 2016 Alejandro Aravena) celebra la sua “architettura onesta”, realizzata negli ultimi quarant’anni seguendo un approccio opposto a quello delle città contemporanee che “tendono a separare le funzioni”. Al contrario, precisa la motivazione, “Liu Jiakun mantiene un delicato equilibrio per integrare tutte le dimensioni della vita urbana. In un mondo che tende a creare infinite periferie noiose, ha trovato un modo per costruire luoghi che sono allo stesso tempo un edificio, un’infrastruttura, un paesaggio e uno spazio pubblico. Il suo lavoro può offrire indizi su come affrontare le sfide dell’urbanizzazione, in un’epoca di città in rapida crescita”.

La storia dell’architetto Liu Jiakun, vincitore del Pritzker Architecture Prize 2025

54esimo vincitore del Pritzker Architecture Prize e fondatore nel 1999 dello studio Jiakun Architecture, Liu Jiakun ha fin qui lavorato prevalentemente in patria. Ha progettato e costruito musei, edifici per la cultura, l’educazione e lo sport, la sede del colosso farmaceutico Novartis a Shanghai, un poetico monumento in memoria delle vittime del sisma del Sichuan. Nato nel 1956 a Chengdu, dove risiede e lavora (nella sua città natale ha anche completato alcune opere), è cresciuto in una famiglia di medici senza tuttavia interessarsi a tale ambito. Piuttosto gli preferiva, fin dall’infanzia, il disegno e la letteratura. Il suo percorso verso l’architettura non viene tuttavia considerato lineare o scontato: prova ne è il fatto che, a diciassette anni, faceva parte del programma dei cosiddetti “giovani istruiti” assegnati a contadini di sperdute aree rurale della Cina per essere “rieducati”. Nel 1978 arriva la (prima) svolta: viene accettato alla Chongqing University, dove si laurea in ingegneria- architettura nel 1982. Inizia la carriera all’istituto statale di progettazione e ricerca architettonica di Chengdu, offrendosi poco dopo come volontario per un’esperienza biennale in Tibet: “All’epoca il mio principale punto di forza sembrava essere il non avere paura di nulla e, in aggiunta, le mie capacità di pittura e scrittura” racconta, ricordando quella fase. Disegno e parole si contendono così tempo e pensiero nel giovane Liu Jiakun, architetto di giorno e scrittore di notte, talmente dedito a questa seconda attività da meditare l’abbandono della dimensione architettonica. Nel 1993 ancora un segno del destino: la partecipazione alla mostra di un ex collega all’università rinsalda la passione per il mestiere di architetto e lo incoraggia verso una visione più consapevole delle reali potenzialità trasformative della pratica architettonica. Seguono, progressivamente, la nascita del suo studio e i primi incarichi di rilievo.

Liu Jiakun, The Renovation of Tianbao Cave District of Erlang Town, 2021. Luzhou, People's Republic of China. Photo courtesy of Arch-Exist. Courtesy of The Pritzker Architecture Prize

Liu Jiakun, The Renovation of Tianbao Cave District of Erlang Town, 2021. Luzhou, People’s Republic of China. Photo courtesy of Arch-Exist. Courtesy of The Pritzker Architecture Prize


I progetti dell’architetto Pritzker Prize 2025 Liu Jiakun

L’attitudine all’uso accurato dalla parola non sembra tuttavia venire in meno, neppure mentre la sua carriera professionale avanza. A tal punto che la più efficace descrizione del suo modo di intervenire sembra fornirla proprio lui, senza rinunciare a un certo slancio poetico: “Aspiro sempre a essere come l’acqua, a permeare un luogo senza portare con me una forma fissa e a infiltrarmi nell’ambiente locale e nel sito stesso. Nel tempo, l’acqua si solidifica gradualmente, trasformandosi in architettura e forse persino nella più alta forma di creazione spirituale umana. Eppure, conserva ancora tutte le qualità di quel luogo, sia buone che cattive“, scrive il vincitore del Pritzker Architecture 2025. Secondo la giuria, che include l’italiana Manuela Lucá-Dazio nel ruolo di executive director e gli architetti Anne Lacaton, Hashim Sarkis e Kazuyo Sejima tra gli altri membriLiu Jiakun “immagina e costruisce nuovi mondi, liberi da qualsiasi vincolo estetico o stilistico. Invece di uno stile, ha sviluppato una strategia che non si basa mai su un metodo ricorrente, ma piuttosto sulla valutazione delle caratteristiche e dei requisiti specifici di ogni progetto in modo diverso. Vale a dire, Liu Jiakun prende le realtà presenti e le gestisce fino al punto di offrire uno scenario completamente nuovo della vita quotidiana”. Quando attinge alla tradizione architettonica della sua patria è per rivisitarla; predilige il ricorso all’artigianato, l’uso di materie prime locali e di materiali che già hanno compiuto un ciclo di vita.

Liu Jiakun, Hu Huishan Memorial, 2009. Chengdu, People's Republic of China. Photo courtesy of Jiakun Architects. Courtesy of The Pritzker Architecture Prize

Liu Jiakun, Hu Huishan Memorial, 2009. Chengdu, People’s Republic of China. Photo courtesy of Jiakun Architects. Courtesy of The Pritzker Architecture Prize


Architettura e memoria secondo Liu Jiakun: dai rebirth bricks al Memoriale Hu Huishan

Esemplare, in tal senso, è il “rebirth brick project”, intrapreso un mese dopo il terremoto che nel 2008 colpì la regione cinese del Sichuan. Con il suo studio, Liu Jiakun decide infatti di “riportare in vita” macerie e rovine del sisma, aggregando i detriti degli edifici crollati con fibre di grano e cemento. Il risultato sono “mattoni fortificati”, che dopo le presentazioni alla Biennale di Venezia del 2008 e all’omonimo evento di Shenzhen e Hong Kong del 2011, sono stati concretamente utilizzati nello Shuijingfang Museum di Chengdu (2013), in tre volumi dell’HQ Novartis (2014), e nel permeabile “complesso-promenade” a uso misto West Village di Chengdu (2015), a oggi la più vasta opera del vincitore del Pritzker Architecture 2025. Al terremoto si lega, infine, anche il suo più piccolo intervento: il Memoriale Hu Huishan (2009), anch’esso concluso nella sua città natale. Liu Jiakun adotta la forma archetipa di una tenda per il primo soccorso per realizzarne una versione permanente, austera e in calcestruzzo. Collocata in un boschetto, è una sorta di basica cappella laica, inaccessibile, da osservare esclusivamente restando sulla soglia. Rende omaggio a una giovanissima vittima del terremoto già citato, della quale sono esposti alcuni effetti personali: riuniti in uno spazio con pareti, soffitto e pavimento unificati dal colore rosa ricordano quella vita spezzata in memoria di tutte quelle tragicamente interrotte dal terremoto, nel sempre efficace intreccio tra memoria personale e collettiva, tra il dolore privato e quello di un’intera comunità.

Liu Jiakun, West Village, 2015. Chengdu, People's Republic of China. Photo courtesy of Chin Hyosook. Courtesy of The Pritzker Architecture Prize
Liu Jiakun, West Village, 2015. Chengdu, People’s Republic of China. Photo courtesy of Chin Hyosook. Courtesy of The Pritzker Architecture Prize

La premiazione del Pritzker Prize Architecture 2025 ad Abu Dhabi

Sarà la capitale degli Emirati Arabi Uniti, Abu Dhabi, a ospitare la prossima primavera la cerimonia di premiazione di Liu Jiakun, meritevole di ricevere il Pritzker Prize Architecture 2025 “per averci mostrato come l’architettura può mediare tra realtà e idealismo, per aver elevato le soluzioni locali a visioni universali e per aver sviluppato un linguaggio che descrive un mondo giusto dal punto di vista sociale e ambientale” specifica ancora la commissione. Come di consueto, a precedere l’annuncio odierno, era stato il sondaggio lanciato dalla piattaforma archdaily.com, che annualmente invita i lettori a esprimersi su una rosa di oltre cinquanta potenziali vincitori (per l’Italia è ricorrente la presenza in questa lista di Stefano Boeri). Ad aver ottenuto i risultati più rilevanti è il medesimo terzetto che aveva conquistato il podio già nel 2024, a conferma della fiducia verso tre progettisti molto noti della nostra epoca. Si tratta di Steven Holl (con l’8.9% delle preferenze; nel 2024 si era fermato a quota 6.6%), seguito da Alberto Campo Baeza (con l’8.5%; nel 2024 era in vetta con il 7.7% delle preferenze) e da Kengo Kuma (scelto dal 7.9% dei votanti; nel 2024 era secondo con il 7.3%). Tre nomi che, insieme allo studio Diller Scofidio + Renfro, sembrano in effetti possedere le carte in regola per accedere – prima o poi – all’albo d’oro del Pritzker Prize Architecture.

Valentina Silvestrini

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Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "Render". Ha studiato architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito…

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