La street photography di Valeria Tofanelli

Proseguono le interviste sulla fotografia di strada in collaborazione con Daylight School. Stavolta parla Valeria Tofanelli, autrice romana che ha deciso di uscire dalla comfort zone e innescare un dialogo più diretto con i suoi soggetti

La fotografia di strada è fatta di luoghi e di persone, di presenza umana e di interpretazioni del fotografo, è uno spettacolo che si basa sulle scelte personali di chi preme il pulsante di scatto, è la rappresentazione individuale del reale. La realtà oggettiva quindi, fotograficamente parlando, è un’illusione. I bordi del formato fotografico sono i confini nei quali la propria versione della storia viene esposta, ed è in questi confini fisici che avviene il “miracolo” dell’incontro fra occhio, mente e realtà.
Il colore è un mezzo per esercitare sull’anima un’influenza diretta. Il colore è un tasto, l’occhio il martelletto che lo colpisce, l’anima lo strumento dalle mille corde”, diceva Wassily Kandinsky. Parafrasandolo, e sostituendo colore con fotografia, le mille corde dell’anima sono le corde suonate da Cartier-Bresson, da Gilden, da Parr, da Fan Ho, da Larrain, solo per citare alcuni grandi autori che, come tutti i grandi nomi della street photography, hanno una cosa in comune: raccontare la loro società.
Valeria Tofanelli unisce il linguaggio della fotografia di strada a una estetica chiara, immediata. I suoi lavori, visivamente vicini a un grande maestro della fotografia come Alex Webb, incuriosiscono e spiazzano, inducendo a riflettere su quale sia la dose consentita di interazione tra fotografo e soggetto e a domandarsi se esista realmente una regola da seguire. Ne abbiamo parlato con lei.

Valeria Tofanelli, Parco degli Acquedotti, Roma

Valeria Tofanelli, Parco degli Acquedotti, Roma

INTERVISTA A VALERIA TOFANELLI

Presentati, parlaci un po’ di te.
Sono nata e cresciuta a Roma, da sempre affascinata dalle arti visive, da piccola mi piaceva la pittura per poi trovare nella fotografia il mezzo che più di altri mi consente di esprimere ciò che sento e che vivo quotidianamente.

Quando la fotografia ha fatto capolino nella tua vita? Qual è il tuo primo ricordo fotografico?
Ho iniziato a scattare nel 2016 per semplice desiderio di evasione dalla routine quotidiana e senza alcuna aspettativa se non quella di trascorrere del tempo con me stessa. Ricordo che rimasi fin da subito affascinata dalle possibilità creative che offriva la fotografia, perché svelava delle sfumature del reale che non erano direttamente percepibili attraverso uno sguardo fugace e superficiale. In poco tempo cominciai a dirigere la mia curiosità proprio verso quegli attimi di vita quotidiana che trovavo poco significativi e mi accorsi che, almeno per me, la fotografia era in grado di renderli straordinari. Da allora la fotografia è sempre stata presente nella mia vita.

Statisticamente le donne nella fotografia di strada sono in numero inferiore rispetto agli uomini. Quale credi sia la motivazione e come stanno cambiando le cose?
L’inferiorità numerica è una realtà diffusa anche in contesti diversi dalla fotografia di strada e probabilmente è la conseguenza di un fattore storico-sociale, legato alla circostanza che l’emancipazione femminile è iniziata in tempi relativamente recenti se si guarda alla storia complessiva. In alcuni Paesi del mondo deve ancora iniziare. Tuttavia è pur vero che a oggi l’informazione e la cultura viaggiano a velocità che fino a non molti anni fa non avremmo neanche immaginato. Posso dire che da quando ho iniziato a fotografare vi sono molte più donne presenti nel panorama della fotografia di strada che vogliono far sentire la loro voce e sono sicura che il numero sia destinato ad aumentare. Molte di loro sono ospiti e giudici di festival internazionali. Servono tempo e consapevolezza, ma penso che ci siano dei segnali positivi che lasciano ben sperare per il futuro.

Valeria Tofanelli, Stazione di Roma

Valeria Tofanelli, Stazione di Roma

LA FOTOGRAFIA SECONDO VALERIA TOFANELLI

Quanto credi sia importante l’influenza di altre forme artistiche come la musica, la pittura, la scrittura nella formazione di una visione fotografica?
Penso che sia un unico gomitolo di idee e di ispirazioni che si influenzano reciprocamente e concorrono a definire la nostra visione. Leggendo romanzi mi capita spesso di immaginare foto che rappresentino le situazioni narrate, così come alcune mie foto si ispirano a riprese cinematografiche che mi hanno emozionato. È semplicemente la nostra personalità che trova spazio e si immedesima in diversi canali espressivi.

Hai da poco pubblicato un libro fotografico con Eyeshot intitolato Mareterno, realizzato a quattro mani con Lorenzo Catena. Come nasce? Qual è stata l’esigenza che ti ha spinto a iniziare questa avventura?
Mareterno nasce dal desiderio condiviso con Lorenzo di uscire dalla comfort zone e di provare a mettere in discussione alcune regole non scritte che interessano la fotografia di strada per creare un corpo di lavoro basato su un approccio più progettuale. Da questi presupposti è iniziato un percorso che ci ha spinto per la prima volta a interagire con le persone che incontravamo, in alcuni casi a entrare nelle loro abitazioni e a frequentarle per qualche mese. Questo ci ha portato a essere meno legati alla logica del momento decisivo e a prestare maggiore attenzione a tutto ciò che potesse raccontare il territorio di Ostia filtrandolo attraverso le nostre sensazioni personali. Il risultato è stato un lavoro che si spinge oltre il perimetro convenzionale della fotografia di strada per esplorare nuovi sbocchi espressivi che nascono spesso dalla contaminazione di più generi.

Cosa consiglieresti a un fotografo per far conoscere il suo lavoro al di fuori di Instagram?
Direi di provare a rendere tangibile il proprio lavoro uscendo dalla sola dimensione digitale. Ci si potrebbe rivolgere a dei photo editor che possano aiutare a organizzare il proprio lavoro per proporlo a spazi espositivi o per valutare la possibilità di una pubblicazione, se vi sono i presupposti. Penso che sia importante anche fare rete, non solo con fotografi ma anche in generale con chi vive e lavora nell’ambiente fotografico. Da questo punto di vista i festival o gli eventi dove sia possibile avviare un confronto sui propri lavori o fare delle letture portfolio possono rappresentare delle occasioni importanti.

Marco Sconocchia

https://www.valeriatofanelliphoto.com/
https://www.daylightschool.com/

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Marco Sconocchia

Marco Sconocchia

Marco Sconocchia è nato a Torino nel 1988 e ha studiato fotografia all’Istituto Franco Balbis. Nel 2011 si trasferisce a Londra, dove inizia a seguire storie metropolitane su droga, lottatori a mani nude, zingari irlandesi, case popolari, alcolisti nei peggiori…

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