È morta l’artista Laura Cionci. Aveva 41 anni

L’artista lottava da anni con una lunga malattia. Il tema della cura era stato ampiamente affrontato nelle sue opere e nel suo libro Stato di Grazia. I suoi progetti avevano attraversato i contenenti, tra il Brasile, l’Australia, la Colombia e gli Stati Uniti

È venuta a mancare all’affetto dei suoi cari e dei suoi tanti amici Laura Cionci (Roma, 1980 – Roma 2022). L’artista relazionale, performer, combatteva da tempo con una lunga malattia. Nella sua vita aveva sostenuto una coraggiosa e impavida battaglia contro il cancro che l’affliggeva a più riprese dal 2015 e della quale Laura non aveva fatto alcun segreto, tanto da metterlo al centro della sua ricerca artistica e filosofica. Ne è un esempio il libro Stato di Grazia, pubblicato da Postmedia books nel 2020, storia di una guerra, di una trascendenza, di una trasformazione, dei “pensieri di una donna”, come recitava la sintesi stampata a chiare lettere sul retro di copertina.

IL LIBRO LO STATO DI GRAZIA

“La malattia”, raccontava l’artista ad Artribune, “come la perdita di una persona amata o anche una nascita sono fattori umani scatenanti che spezzano la linea del quotidiano veloce e che ci rendono per alcuni istanti coscienti dell’esistenza. È impossibile essere sempre “presenti”, ma l’importante è cogliere quell’attimo in cui si è “fuori” per poter virare, salire un nuovo livello o cambiare strada vivendo differenti stati di grazia, sentendo una consapevolezza e riuscendo così a scegliere per noi stessi il meglio. Ma non dimentichiamo che il processo evolutivo non è un’allegra corsa nei campi illuminati dal sole, riguarda sempre la propria oscurità, il trauma, il caos. Il processo evolutivo è la continua lettura e il superamento dei nostri limiti”. Il tema dello Stato di Grazia, confluito poi nel libro, torna a più riprese nell’opera di Laura Cionci. Ad esempio, nei progetti a Montegemoli curati da Eleonora Raspi, nella performance Semi, nell’ambito del progetto La Seconda Notte di Quiete, promosso da ArtVerona a Veronetta e a cura di Christian Caliandro o nella azione omonima presentata alla Biennolo nel 2019, a cura di Gianni Romano, Rossana Ciocca, compagni di strada dell’artista, e Matteo Bergamini. In entrambe le performance il tema è quello della trasmissione dei saperi, dei sogni, delle istanze più profonde e di ciò che ci muove dentro. E il tutto avviene in un modo antico, antitecnologico, da “essere umano a essere umano”, nel primo progetto attraverso libri e semi della natura, nel secondo, con la voce di un intermediario, Sara Facchinotti.

Laura Cionci

Laura Cionci

L’OPERA DI LAURA CIONCI

Nomade, itinerante, nella sua breve e intensa vita Laura Cionci ha attraversato e talvolta anticipato i tempi ed i confini geografici. Con l’architetta Azzurra Muzzonigro e il filosofo Leonardo Caffo, amici di una vita e compagni di strada, fonda Waiting Posthuman Studio, progetto di ricerca multidisciplinare tra arte, architettura, urbanistica e filosofia. La abbiamo inoltre vista nel 2018 in Colombia, in Brasile e in Amazzonia a cercare ed indagare i rituali magici e i talismani che abitano questi territori, cercando come una rabdomante le energie della natura, in un percorso di denuncia anche politica, nel polmone verde del mondo, contro le azioni insensate dell’uomo sull’ambiente, che oggi trova compimento nella crisi climatica che stiamo vivendo tutti. Tra il 2019 e il 2020, mentre il suo corpo già si trovava in un serio e disciplinatissimo lockdown a causa della malattia Cionci si trovava in Australia. Qui, a conclusione del progetto Reciproco, curato insieme a Domenico De Clario a Melbourne, “organizza un viaggio verso il deserto, verso Urulu e Olgas, in cerca di guaritori aborigeni e antiche usanze cerimoniali e saggezze ancestrali.  La sua ricerca nasce dall’esigenza personale di conoscere e riconoscere la medicina alternativa come la via di salvezza per curare il suo male: il cancro. Istruirsi e capire lo sviluppo delle malattie non solo come evento fisico ma come rottura energetica e psicologica, come trauma”, continuando un percorso già cominciato in Colombia.  Poi il rientro in Italia, paese con il quale non c’è mai stato un distacco effettivo, con progetti, performance, opere e mostre (e le collaborazione e intersezioni con spazi come Albumarte e artisti, per citarne alcuni, come Iginio De Luca, Luana Perilli, Elena Bellantoni. Con le ultime due, insieme ad altre artiste come Lucia Veronesi, Roxy in the Box e molte altre aveva cominciato un progetto di intersezione, intesa, collaborazione solidale e femminile denominato Pensiero Stupendo), quali la mostra nel 2021 Prove di (ri)esistenza, a cura di Ilaria Conti presso la Fondazione Baruchello di Roma, nella quale l’artista, continuando la sua ricerca sullo Stato di Grazia, si presentava con un cerchio perfetto multisensoriale nel quale perdersi e ritrovarsi guidati dalle essenze e dall’immaginario arcaico e muliebre che scorreva nel fregio di acquerelli che lo contornava.

LA PERFORMANCE “STRINGERSI”

O ancora la performance Stringersi, che le valse insieme ai progetti relazionali alla Fondazione Adolfo Pini di Milano, al Murate Art District di Firenze (a cura di Valentina Gensini), al Museo della Ceramica a Montelupo Fiorentino, il riconoscimento di Artribune come migliore artista de 2021, ex aecquo con Eugenio Tibaldi. La performance che ha rappresentato in maniera sostanziale, empatica e immediata, generando pensieri e commozione, il senso dell’incertezza e il bisogno di abbracciarci in pandemia, è stata presentata nell’ambito della mostra Fragile, presso la galleria Monitor di Roma, in un progetto a cura di Christian Caliandro, alla quale l’artista era legata dal 2016 da un sodalizio critico che spesso ha avuto voce sulle nostre pagine. Cionci aveva infatti una capacità scrittoria e idee molto chiare sulla vita e sull’arte. “Se veramente gli artisti si rendessero necessari”, raccontava in una intervista per il libro Come vivono gi artisti? (Castelvecchi, 2022), “per un cambiamento interno al pubblico sarebbero come gli elettricisti, gli idraulici e gli agricoltori. NECESSARI. Credo che già sia in atto una sorta di pulizia automatica che prende certo del tempo, ma che non lascia scampo al superfluo. Gli artisti troveranno sempre il modo di gestire la propria creatività, di svilupparla e metterla in pratica, ne va della vita mentale di questi; dunque, credo che il sistema dell’arte dovrebbe accrescere la sensibilità, tenere sempre viva questa curiosità verso chi cerca di cambiare un modello antiquato per rinnovare il pensiero. Se questo sistema diventa parte integrante dell’artista e trova la vera sensibilità ai temi importanti e passa oltre la moda del momento e cerca di forzare il vecchio ed il superfluo, possiamo iniziare a parlare di sistema dell’arte come di un corpo unico formato da artisti, critici, storici,  teorici, tutte quelle figure che contribuiscono ad ingrassare il contenuto facendo una bella distinzione tra arredatori di salotto/Fb/Instagram e operai su territorio, lavoratori in prima linea a contatto con la realtà, cioè il vero sistema dell’arte. Un organo integrato nella società che viene utilizzato quotidianamente e nella forma più popolare possibile per raggiungere tutti i livelli sociali”. Con Laura Cionci scompare una delle menti più brillanti di una generazione che ancora non ha avuto il giusto riconoscimento, in questo annus horribilis che si è già portato via il quasi coetaneo Salvatore Iaconesi (Livorno, 1973), artista, intellettuale, designer, che con Laura condivideva idee, l’eccellente finezza di pensiero e il tema della cura, associata al cancro, flagello del XXI secolo.

Santa Nastro

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Santa Nastro

Santa Nastro è nata a Napoli nel 1981. Laureata in Storia dell'Arte presso l'Università di Bologna con una tesi su Francesco Arcangeli, è critico d'arte, giornalista e comunicatore. Attualmente è vicedirettore di Artribune. È Responsabile della Comunicazione di FMAV Fondazione…

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