L’installazione di Stefano Arienti sul Lago d’Iseo

Il Lago d’Iseo, salito all’onore delle cronache dell’arte per la grandiosa installazione di Christo di sei anni fa, è ancora teatro di un intervento ch non mancherà di lasciare un segno

Nel Mirad’Or, il padiglione su palafitte che si affaccia sull’acqua dal molo di Pisogne, opera dell’architetto Mauro Piantelli, è di scena Stefano Arienti (Asola, 1961). È lui quest’anno il protagonista scelto da Massimo Minini, qui in veste di direttore artistico del progetto, promosso dal Comune di Pisogne, destinato a continuare il dialogo con l’arte contemporanea nel solco tracciato da Christo.

Stefano Arienti, Meridiana, 2022. Installation view at Mirad'Or, Pisogna 2022. Photo © Walter Carrera

Stefano Arienti, Meridiana, 2022. Installation view at Mirad’Or, Pisogna 2022. Photo © Walter Carrera

STEFANO ARIENTI SUL LAGO D’ISEO

Se quest’ultimo aveva messo in campo tutta “la bellezza derivante dalla potenza economica”, ora non restava che contare, dice il gallerista di Brescia, “sulla potenza della bellezza”. Ed ecco dispiegarsi in questo angolo di lago (che l’anno scorso aveva ospitato, sempre su indicazione di Minini, una mostra di Daniel Buren) tutta la levità e la grazia, tutta l’abbagliante semplicità della Meridiana di Arienti. Da diversi anni autore di disegni che hanno per tema e per guida l’ombra proiettata dal Sole nelle diverse ore del giorno, anche in questo caso Arienti si è lasciato ispirare dalle condizioni ambientali di questo luogo. “Ho lasciato decidere alla luce”, dice l’artista, che ha usato, come è nel suo stile, un materiale di uso comune, dei nastri di raso reperibili in qualsiasi merceria.

Stefano Arienti, Meridiana, 2022. Installation view at Mirad'Or, Pisogna 2022. Photo adicorbetta

Stefano Arienti, Meridiana, 2022. Installation view at Mirad’Or, Pisogna 2022. Photo adicorbetta

AFFINITÀ E DIVERGENZE FRA DANIEL BUREN E STEFANO ARIENTI

Nel corso di una giornata, a intervalli di tempo definiti, ha fissato i nastri di vari colori sul pavimento e lungo le pareti della struttura. Il resto è opera della luminostà dell’acqua e del cielo che le strisce captano e riflettono. Anche qui, in fondo, come nel caso di Buren, non si tratta che di righe. Con la differenza che esse in questo caso non si allineano secondo precostituiti paradigmi formali, ma acquistano una loro vita fenomenica, scandendo il ritmo del tempo insieme a quello dello spazio: sigillo di un attimo, ciascuna di esse si rivela simultaneamente, per un magico ossimoro, come una traccia d’ombra e una trappola di luce.

– Alberto Mugnaini

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Alberto Mugnaini

Alberto Mugnaini

Alberto Mugnaini, storico dell’arte e artista, si è laureato e ha conseguito il Dottorato di Ricerca all’Università di Pisa. Dal 1994 al 1999 ha vissuto a New York, dove è stato tra i fondatori del laboratorio di design “New York…

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