Due nuove mostre alla enorme Woolbridge Gallery di Biella

Un group show con nomi di spicco dell’arte – da Andy Warhol a Michelangelo Pistoletto – e la mostra pittorica di John Robinson. Sono questi i due appuntamenti espositivi proposti dalla giovane Woolbridge Gallery di Biella

Quando si ha a che fare con uno spazio di 10mila metri quadrati è comprensibile che ogni nuova mostra comporti per un gallerista un bel po’di lavoro da svolgere e di materiale espositivo da sistemare e per gli spettatori l’impegno di lunghe camminate contemplative.
È quello che accade anche all’ultima inaugurazione della giovanissima Woolbridge Gallery di Biella, che ci accoglie nella spettacolare sede dell’ex lanificio Pria.
Sono due le mostre: se la collettiva di una quarantina di artisti internazionali, misura rigorosamente XXL, da Schnabel a Paladino, da Warhol a Vezzoli, con uno storico video di Michelangelo Pistoletto e un documentario di Gianfranco Barberi e Marco di Castri su Joseph Beuys, ci impegna in una vera e propria maratona, è poi possibile indugiare, raccoglierci e stupirci nelle due sale dedicate alle opere di John Robinson (Worcester, 1981).

John Robinson, Blake (Hermit), 2022

John Robinson, Blake (Hermit), 2022

LA MOSTRA DI JOHN ROBINSON A BIELLA

Per chi creda che la pittura abbia ancora qualcosa di nuovo da dire, almeno sul piano iconologico, questa sua prima personale italiana, intitolata Thug e comprendente quadri recentissimi, quasi tutti eseguiti nei primi mesi di questo 2022, sarà una sorpresa e una conferma. Trattasi di dipinti condotti con agio disinvolto e tocco rapido, in una grisaglia ricca di toni, cangiante fra il ceruleo e il seppiato. Il tema della mostra (e l’ossessione principale dell’artista inglese) è l’autoritratto. Ma si tratta di un autoritratto negato, frustrato, differito, con le fattezze del viso che vengono filtrate, incappucciate, mascherate, o, come in precedenti occasioni, insidiate da trappole, trabocchetti, minacciosi marchingegni da incubo. Due fori per gli occhi, talvolta un taglio per il naso e un’apertura per la bocca, ed è tutto.

John Robinson, Horror Movie 4, 2022

John Robinson, Horror Movie 4, 2022

LA PITTURA SECONDO ROBINSON

Ma se il linguaggio del volto viene ridotto al minimo e limitato a un paio di ritagli in cui si scorge il lampeggiare dello sguardo, è altresì la maschera che diventa una pagina di racconto, o forse viceversa. Ciò che fa schermo è infatti a sua volta una superficie dipinta, un foglio o un drappo istoriato: nella serie Horror Movie si tratta di manifesti cinematografici variamente ripiegati, in Courbet (Modern Hermit) della rielaborazione di un particolare di un famoso dipinto del maestro francese, in Blake (Hermit) o in Smiley (Hermit) della riproduzione del soffitto affrescato di chiese barocche.
Di più, il racconto spesso si raddoppia nello sfondo, anche questo significante e narrante, come se l’identità del protagonista raffigurato si trovasse interfoliata fra due discorsi o evocazioni che corrono paralleli, due campi di lettura, due livelli di possibili riferimenti simbolici, due specie di enigmi.

Alberto Mugnaini

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Alberto Mugnaini

Alberto Mugnaini

Alberto Mugnaini, storico dell’arte e artista, si è laureato e ha conseguito il Dottorato di Ricerca all’Università di Pisa. Dal 1994 al 1999 ha vissuto a New York, dove è stato tra i fondatori del laboratorio di design “New York…

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