Mostra di mecenati, collezionisti e filantropi alle Gallerie d’Italia di Milano

Oltre centoventi opere raccontano le collezioni d’arte di undici famiglie dell’alta finanza, che oggi arricchiscono i più grandi musei al mondo. Alle Gallerie d’Italia di Milano la mostra che descrive lo storico intreccio tra finanza, potere e cultura

Nelle undici sale della mostra alle Gallerie d’Italia il visitatore incontra opere di qualità eccezionale giunte a Milano grazie ai prestiti di numerosi musei (National Gallery di Londra, Louvre di Parigi, Albertina di Vienna e The Morgan Library&Museum di New York) ma che furono d’altri, in altri tempi e, soprattutto, in altri luoghi. Già nella prima sala si incontrano titoli preziosi: la Madonna della Scala di Michelangelo, il Ritratto di Lorenzo il Magnifico, il Busto di Piero di Lorenzo de’ Medici di Andrea del Verrocchio parlano dei patroni delle arti per antonomasia, i Medici. Come banchieri possedevano enormi ricchezze, che investirono anche nella creazione di un patrimonio artistico che portasse il loro nome e che potesse influenzare l’estetica e il gusto dei loro contemporanei e delle generazioni a venire. Cosimo collezionava manoscritti antichi e gemme, ma fu soprattutto il “Magnifico”, Lorenzo, a distinguersi per l’impegno umanistico, come protettore di Giuliano da Sangallo, di Piero e Antonio del Pollaiolo e fondatore della scuola per scultori nel Giardino di San Marco, dove si formò Michelangelo.

Bronzino, Ritratto di Lorenzo il Magnifico, 1552 53 ca., Firenze, Gallerie degli Uffizi, Galleria delle Statue e delle Pitture, Gabinetto fotografico delle Gallerie degli Uffizi, Firenze. Su concessione del Ministero della Cultura

Bronzino, Ritratto di Lorenzo il Magnifico, 1552 53 ca., Firenze, Gallerie degli Uffizi, Galleria delle Statue e delle Pitture, Gabinetto fotografico delle Gallerie degli Uffizi, Firenze. Su concessione del Ministero della Cultura

I MECENATI DELLA STORIA

Vincenzo Giustiniani, depositario generale della Camera Apostolica, nel suo palazzo tra il Pantheon e Piazza Navona collezionava sculture antiche e dipinti moderni, tra cui quindici Caravaggio. Nel XVI secolo in Francia Everhard Jabach, banchiere originario di Colonia, formò prestigiose collezioni che avrebbe poi ceduto a Luigi XIV.
Nel XIX secolo il collezionismo dei banchieri divenne un fenomeno europeo e americano, grazie all’ascesa di un nuovo ceto sociale borghese sempre più influente: nel 1861 Joachim Heinrich Wilhelm Wagener destinava le sue collezioni di pittura al re di Prussia, Guglielmo I, per istituire una galleria nazionale, oggi l’Alte Nationalgalerie a Berlino. Tra le opere di questo museo c’è La Fuga di Bianca Cappello da Venezia di Francesco Hayez, presente in mostra. Moritz von Fries collezionava Raffaello, Guido Reni, Rembrandt, ma era anche mecenate dei contemporanei, Beethoven e Schubert. In Italia c’erano Marino e Giovanni Raimondo Torlonia, la cui banca seguiva gli interessi degli artisti, il veneziano Giacomo Treves, il milanese Ambrogio Uboldo, Enrico Mylius, che acquisirono Antonio Canova, Bertel Thorvaldsen, Francesco Hayez. In America John Pierpont Morgan formò raccolte universali più che personali. Nel 1937 Andrew Mellon donò le opere più prestigiose della sua collezione, 126 dipinti e 26 sculture, per formare il nucleo della nascente National Gallery of Art a Washington.
Fu quello il secolo che consacrò alla storia del collezionismo la famiglia Rothschild: Ferdinand de Rothschild destinò al British Museum la sua intera collezione di opere del Rinascimento, insieme allo straordinario Reliquiario della Sacra Spina. Al Louvre nel 1935 giunse la collezione di Edmond de Rothschild, che contava oltre sessantamila opere tra disegni e stampe.
Infine, il XX secolo e l’Italia del dopoguerra dove la Banca Commerciale, oggi Intesa Sanpaolo, con sede a Milano, assunse rapidamente un ruolo cardine nel sistema bancario italiano e poi in quello internazionale. Il suo presidente, l’umanista Raffaele Mattioli, contribuì non poco alla rinascita economica e culturale dell’Italia del dopoguerra. Nell’ultima sala l’Angelo della Resurrezione di Giacomo Manzù, un Morandi, il Ritratto di Fattori nello studio di Giovanni Boldini, acquisite dallo stesso Mattioli e oggi di proprietà di Intesa Sanpaolo, incarnano l’idea che il banchiere aveva della cultura come strumento di costruzione del futuro di un Paese.

Giorgio Morandi, Natura Morta, 1946, 37 x 37 cm, Milano, Collezione privata © GIORGIO MORANDI, by SIAE 2022 © Federico Manusardi

Giorgio Morandi, Natura Morta, 1946, 37 x 37 cm, Milano, Collezione privata © GIORGIO MORANDI, by SIAE 2022 © Federico Manusardi

LA MOSTRA ALLE GALLERIE D’ITALIA

Le stanze si aprono intorno all’esagono centrale, scrigno della storia della famiglia Medici, in un allestimento che attraversa la storia delle dinastie e delle loro dimore dove un tempo si potevano incontrare opere dai nomi e dai titoli altisonanti: il San Girolamo di Caravaggio, Cristo davanti a Caifa di Gerrit van Honthorst, il Ritratto del conte Joseph Johann von Fries di Angelica Kauffmann, una bella Veduta del Duomo di Milano di Johann Carl Schultz e della piazza antistante di Angelo Inganni, Betsabea al bagno, il Ritratto di Luigia Vitali vedova Mylius di Francesco Hayez, il largo di Palazzo a Napoli di Gaspar van Wittel, una Natura morta del ‘46 di Giorgio Morandi.
Per concludere, la mostra fornisce senza dubbio uno sguardo originale sulla vicenda collezionistica e preziosi spunti che possono spingere la ricerca storica e storico-artistica verso ambiti ancora non del tutto esplorati. Uscendo dalle Gallerie d’Italia su Piazza della Scala, il visitatore porta con sé un’idea chiara dei processi che hanno interessato la formazione di intere ali dei musei che almeno una volta ha visitato. Dai Medici ai Rothschild. Mecenati, collezionisti, filantropi racconta un collezionismo che con le sue maglie, in un continuo gioco di allentamenti e strette, ha portato l’arte di un Paese, di una nazione, di una città, oltre i suoi stessi confini, all’insegna di una certa idea di universalità dell’opera d’arte che sembra alla fine essere prevalsa e aver trovato posto nel museo contemporaneo.

Silvia Zanni

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Silvia Zanni

Silvia Zanni

Nata a Milano nel 1997, si è laureata in Filosofia presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano con una tesi in Estetica dal titolo “Il nuovo paradigma della forma: Thode, Warburg e la rappresentazione di Francesco nel XIX secolo”. Attualmente…

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