Il cinema di Dziga Vertov musicato live a Torino. Intervista a Paolo Spaccamonti

“L’uomo con la macchina da presa”, il capolavoro di Dziga Vertov, torna alla ribalta con un appuntamento imperdibile: la sua sonorizzazione dal vivo il prossimo 10 dicembre al Cinema Massimo di Torino. Ne abbiamo parlato con il compositore Paolo Spaccamonti

Quando si pensa a un’opera come L’uomo con la macchina da presa è sempre difficile trovare gli epiteti giusti per classificarlo in maniera esaustiva. Pietra miliare della filmografia dell’avanguardia sovietica? Caposaldo del cinema sperimentale? Primo metafilm della storia? Ebbene il capolavoro senza tempo di Dziga Vertov (Białystok, 1896 – Mosca, 1954) è tutto questo e molto di più: un coraggioso monumento alla vita, e allo sviluppo tecnologico, che ancora oggi, a quasi un secolo di distanza, continua a ispirare artisti e musicisti di tutto il mondo (a tal proposito, è d’obbligo ricordare l’omonimo disco del 2003 che i britannici Cinematic Orchestra realizzarono nel 1999 per accompagnare una riedizione del film).
Della potenza evocativa di una pellicola simile sa qualcosa il musicista e compositore torinese Paolo Spaccamonti che, insieme a Stefano Pilia, nel 2020 ha immaginato una sorta di colonna sonora ad hoc da eseguire dal vivo.

Pilia, Spaccamonti e le pellicole all'Angelo Mai. Photo Simone Cecchetti

Pilia, Spaccamonti e le pellicole all’Angelo Mai. Photo Simone Cecchetti

LA SONORIZZAZIONE DEL CAPOLAVORO DI DZIGA VERTOV

Un progetto di sonorizzazione in tempo reale, quello di Spaccamonti e Pilia, che presto verrà riproposto in una veste tutta nuova grazie alla partecipazione straordinaria di un grande artista del panorama musicale contemporaneo, ovvero Adrian Utley, chitarrista e cofondatore della storica band dei Portishead. Presentato dal Museo Nazionale del Cinema, nell’ambito della rassegna musicale Jazz is Dead OFF Night, l’evento avrà luogo sabato 10 dicembre presso la Sala Cabiria del Cinema Massimo di Torino. Data la straordinarietà dello spettacolo (che il 21 dicembre farà scalo al PARC di Firenze ma senza l’intervento di Utley), abbiamo chiesto a Paolo Spaccamonti di raccontarci qualcosa in più sull’iniziativa.

Spaccamonti Pilia II © Gianluca Camporesi

Spaccamonti Pilia II © Gianluca Camporesi

L’INTERVISTA A PAOLO SPACCAMONTI

Fra i numerosi progetti musicali che porti avanti da tempo spiccano anche diverse sonorizzazioni di importanti pellicole risalenti agli albori del Novecento. Qual è il tuo rapporto con il cinema? Ti consideri un cinefilo?
Non mi considero un cinefilo, sarebbe eccessivo. Sono tanti gli autori che non conosco e la mia formazione è autodidatta e caotica. Mi definirei un appassionato di cinema. Lo frequento, sia in sala che in streaming. Attendo con trepidazione i nuovi lavori dei registi che amo cercando di restare aggiornato sugli esordienti e le novità, e quando sono stanco o triste tendo a rifugiarmi nei film che conosco a memoria. Il cinema è parte integrante della mia vita.

Cosa significa per te sonorizzare un film dal vivo? Come ti sei avvicinato a questa pratica?
È successo nel 2010, quando Stefano Boni e Grazia Paganelli del Museo del Cinema (che non smetterò mai di ringraziare) mi hanno proposto la sonorizzazione di Rotaie, di Mario Camerini. Non sapevo da che parte iniziare e ricordo di averci lavorato per mesi. La serata è andata bene e ci ho preso gusto. Quando sonorizzo un film cerco di mettermi al suo servizio, interfacciandomi alle immagini senza trasfigurare o tradirne la poetica, e nel farlo provo a dargli una veste più contemporanea. Non sempre ci riesco, ma l’intento è quello.

Avendo realizzato anche colonne sonore, quali sono le principali differenze che hai notato rispetto a una sonorizzazione dal vivo e quale ti sembra, fra i due tipi di approcci, quello più soddisfacente e congeniale?
Non saprei quale preferire, sono due tipologie di approccio completamente differenti. Creare musiche per cinema è un lavoro di équipe dove ci si confronta continuamente con altre figure professionali come il regista, il produttore, lo sceneggiatore e via dicendo. Si è parte di un progetto più ampio e complesso e ha a che fare con i compromessi. Viceversa nella sonorizzazione dal vivo non si deve rendere conto a nessuno, se non alla propria coscienza e buon cuore.

La colonna sonora di un film che ami alla follia e che avresti voluto realizzare tu?
Ghost Dog. Proprio qualche giorno fa ne ho acquistato il vinile, stampato incredibilmente solo nel 2020. RZA e Jarmusch in stato di grazia. Negli ultimi anni ho apprezzato particolarmente i lavori di Blanck Mass, Calm With Horses su tutti, e qualsiasi cosa di Mica Levi.

Oltre a essere, insieme a te, un’importante figura di riferimento per il panorama musicale italiano, Stefano Pilia è anche un tuo fidato “partner in crime”. Come e quando è nata la vostra collaborazione professionale?
Ci siamo conosciuti al Mi Ami Festival del 2011 grazie a Maurizio Blatto. Accompagnavo dal vivo Maurizio nel reading del suo libro L’ultimo disco dei mohicani e durante il set ci hanno raggiunti sul palco Stefano Pilia ed Emidio Clementi, che quella sera avrebbero poi suonato con i Massimo Volume. Siamo rimasti in contatto e nel 2013 abbiamo pubblicato lo split Frammenti/ Stand Behind The Men Behind The Wire. Da lì i concerti di presentazione e tutto il resto. Stefano è un fuoriclasse e un punto di riferimento, oltre che uno dei miei più cari amici.

Still man with a movie camera

Still man with a movie camera

LA MUSICA DI SPACCAMONTI PER DZIGA VERTOV

Questa non è la prima volta che tu e Pilia vi confrontate con una pietra miliare del cinema muto come L’uomo con la macchina da presa. Ci parleresti della genesi di questo progetto? Cosa continua ancora oggi a rappresentare per te?
Dopo le sonorizzazioni di C’era una volta e Greed, che avevano una struttura definita, ci siamo chiesti come sarebbe stato spingerci in un’altra direzione, se vuoi più astratta e priva di schemi formali. Abbiamo quindi optato per il film di Vertov, partendo da un’idea di improvvisazione che potesse ben amalgamarsi alla ciclicità della pellicola e al montaggio schizofrenico. Nel tempo ci siamo poi compattati, fissando e disseminando lungo il film diversi piccoli ‘appuntamenti’. Anche la nostra postazione ha assunto un ruolo ben preciso: quando è possibile stiamo seduti al cinema esattamente come il pubblico, rivolti verso lo schermo. L’impianto di sala diventa così il “nostro” strumento e anche noi ‒ dopo il cine-occhio, il cine-operatore, la macchina da presa e la città ‒ diventiamo parte del film.

Diversamente dalle esperienze precedenti, in quest’occasione sarà presente anche Adrian Utley, chitarrista storico dei Portishead. Come siete riusciti a coinvolgere un artista simile e perché proprio lui?

Come già successo nel 2018 con la sonorizzazione di Vampyr e la partecipazione straordinaria di Jim White, per la tappa torinese si è pensato di alzare il tiro coinvolgendo un super ospite. Stefano collabora con Utley da tempo e ha proposto il suo nome, visto anche il contesto e il tipo di pellicola. Oltre ai Portishead, infatti, Adrian Utley ha alle spalle diversi lavori per cinema e sonorizzazioni. Inutile dire che è per me una gioia immensa: considero quella band, e in particolare modo il terzo disco, una delle cose più belle, dolenti e necessarie capitate alla musica negli ultimi vent’anni.

Parlando invece di videogiochi, che oggi sembrano sempre più vicini a vere e proprie opere cinematografiche, hai mai pensato di musicarne uno?
Leggo di diversi musicisti che si stanno cimentando con quel tipo di lavoro, come Doseone o Mike Patton, ma sinceramente conosco poco quel linguaggio e non ho quindi mai pensato di farlo. Ma sarei ovviamente ben disponibile e curioso di provarci.

A cosa stai lavorando in questo periodo? Puoi anticiparci qualcosa?
Con Spano [progetto musicale di Spaccamonti e il producer Fano, N.d.R.] stiamo lavorando al secondo album e siamo a buon punto. Mi piacerebbe poi riassestare e pubblicare i brani realizzati la scorsa estate per lo spettacolo Ifigenia & Oreste di Valerio Binasco.  Nell’immediato mi aspettano invece le musiche de I Nottuari, nuovissimo lavoro del regista Fabio Condemi ispirato ai racconti di Thomas Ligotti. E infine il disco nuovo, a cui mi sto approcciando lentamente.

Valerio Veneruso 

https://paolospaccamonti.com/

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Valerio Veneruso

Valerio Veneruso

Esploratore visivo nato a Napoli nel 1984. Si occupa, sia come artista che come curatore indipendente, dell’impatto delle immagini nella società contemporanea e di tutto ciò che è legato alla sperimentazione audiovideo. Tra le mostre recenti: la personale RUBEDODOOM –…

Scopri di più