Nomos: gli architetti emergenti che puntano sulla flessibilità

Provengono dalla Svizzera e dalla Spagna le due coppie, nella vita e nel lavoro, che compongono il team di Nomos, premiato dalla rivista inglese Dezeen specializzata in design e architettura. Parole d’ordine: entusiasmo e co-progettazione

Approfittando delle possibilità offerte dal mondo contemporaneo, un numero crescente di architetti sta ampliando l’orizzonte della professione, sperimentando nuovi modelli organizzativi. Una tendenza confermata da Dezeen, che a dicembre ha assegnato il titolo di emergente 2022 all’associazione di architetti Nomos. A comporla sono gli svizzeri Katrien Vertenten e Lucas Camponovo con gli spagnoli Ophélie Herranz e Paul Galindo. “Siamo due coppie, spiega ad Artribune il quartetto, “partner nella vita e nel lavoro. L’architettura è ciò che ci piace fare insieme e che ha plasmato le nostre vite: esperienze personali e professionali si sono contaminate a vicenda. Per noi”, sottolinea, “l’architettura non è solo progettare, ma anche capire come le cose possono essere fatte insieme. Per questo, dopo un decennio di esperienze condivise, nel 2019 abbiamo dato vita a Nomos: uno studio con due teste, a Madrid e a Ginevra, che si basa su equilibrio, entusiasmo, ascolto, flessibilità e volontà di co-progettazione.

Nomos, Pasodoble, Ginevra. Photo © Paola Corsini

Nomos, Pasodoble, Ginevra. Photo © Paola Corsini

L’ARCHITETTURA SECONDO NOMOS

Nonostante l’impostazione internazionale, Nomos ha un approccio al progetto prettamente contestuale. Ne sono un esempio gli interventi realizzati in Spagna, dove, attraverso sistemi costruttivi e materiali locali, spazi sperimentali per l’abitare raccontano la storia dei siti in cui si inseriscono. Pareti attrezzate in blocchi di cemento bianchi, che esaltano il blu della struttura originaria, trasformano un’autofficina in una casa unifamiliare; mentre scatole di mattoni smaltati ruotate di 45 gradi rispetto alla struttura originaria convertono un open space industriale in una sequenza di stanze, creando un giardino d’inverno che corre lungo la facciata vetrata preesistente. Un desiderio di creare comunità che si riflette anche nei grandi progetti residenziali. Come nella cooperativa Jolimont di Ginevra, le cui unità abitative sono organizzate come celle di un alveare; o nel complesso Pasodoble, dove un volume di residenze per adulti con disabilità mentali si unisce a un blocco di abitazioni sociali attraverso un’enfilade di patii.

Nomos, Jolimont, Ginevra. Photo © Joël Tettamanti

Nomos, Jolimont, Ginevra. Photo © Joël Tettamanti

IL PREMIO DI DEZEEN

Un’alternanza fra piccola e grande scala che è valsa a Nomos il premio della rivista inglese e che continua oggi a distinguere la sua attività: “Siamo al lavoro su cinque edifici residenziali in un eco-quartiere di Ginevra, due case unifamiliari a Siviglia e a León, e la ristrutturazione di un appartamento a Madrid, racconta Nomos. “Inoltre, stiamo lavorando a distanza su un centro medico in adobe e pietra lateritica in Burkina Faso. Speriamo”, aggiunge lo studio, “di continuare a lavorare su progetti interessanti e a sfidare le aspettative dei clienti, aprendo nuovi campi di indagine sullo spazio, i materiali e il programma, sviluppando le loro idee di partenza. Ci rende felici provare a cambiare la percezione delle persone, migliorando le loro vite attraverso piccoli gesti”.

Marta Atzeni

https://nomos.archi/

Articolo pubblicato su Artribune Magazine #70

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Marta Atzeni

Marta Atzeni

Interessata alle intersezioni fra l'architettura e le arti, si è laureata in Architettura presso l’Università degli Studi Roma Tre con una tesi teorica sui contemporanei sviluppi delle collaborazioni fra artisti e architetti. Collabora con l’AIAC nell’organizzazione di eventi, mostre e…

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