Coronavirus. Musei chiusi in tutta Italia per un mese

È durata per una settimana la riapertura dei musei nelle regioni più colpite del nord. Ora, le nuove misure anti contagio impongono uno stop categorico e clamoroso: i musei saranno chiusi in tutta Italia per (almeno) un mese

La situazione Covid-19 sta raggiungendo livelli preoccupanti in tutto il Paese, a causa del crescente numero di contagi e della situazione delle strutture ospedaliere, sature e a corto di risorse non solo nelle zone maggiormente colpite. Nei primi giorni del contagio si erano innalzate le voci dei sindaci più propositivi: a partire da Milano, che aveva lanciato l’hashtag #Milanononsiferma e proseguendo con Firenze, che aveva indetto tre giorni di musei gratuiti, trovandosi ben presto costretta ad annullare l’iniziativa. Tutte posizioni destinate a fare un passo indietro, a seguito di un inasprimento delle restrizioni ora più che mai necessarie per provare ad arginare i virus dilagante. Se prima in Lombardia erano stati isolati i paesini della bassa – Codogno in primis –, secondo l’ultimo decreto a diventare zona rossa sarà l’intera regione, assieme a 14 province del nord maggiormente contagiate: si tratta di Parma, Piacenza, Rimini, Reggio-Emilia, Modena, Pesaro e Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Alessandria, Vercelli, Verbano Cusio Ossola, Novara e Asti. Vengono categoricamente bloccate l’entrata e l’uscita da questi confini, si farà eccezione solo per motivi “gravi e indifferibili”, di lavoro o di famiglia. La norma entra in vigore immediatamente: domenica 8 marzo e rimane valida almeno fino al 3 aprile.

I MUSEI CHIUSI IN LOMBARDIA E NELLE PROVINCE ISOLATE

Un comma viene dedicato nella bozza di decreto al sistema museale: “sono chiusi i musei e gli altri istituti e luoghi della cultura di cui all’articolo 101 del codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42”. La stessa cosa vale, ovviamente, anche per tutti gli eventi temporanei, come si legge: “sono sospese tutte le manifestazioni organizzate, nonché gli eventi in luogo pubblico o privato, ivi compresi quelli di carattere culturale, ludico, sportivo e religioso”. Purtroppo, la riapertura dei musei ha avuto vita breve: per una sola settimana, le porte hanno potuto riaprire ma con le dovute precauzioni, tra cui entrate scaglionate e distanze di sicurezza per tutta la durata della visita. Un’opportunità su cui ci eravamo interrogati in questo articolo, valutando quanto potesse essere controproducente un simile scenario (in soldoni: si mantiene accesa la possibilità di contagio e si tiene aperto il museo per pochi visitatori, in un momento in cui anche il turismo è sparito).

MUSEI CHIUSI IN TUTTA ITALIA

La novità rispetto al passato è che le restrizioni sono presenti su tutto il territorio nazionale. Anche nell’Art2 del dispositivo, infatti, compare una lettera – la D – che dichiara sospesa l’apertura dei musei nell’intero paese. Una decisione clamorosa, storica, che fa necessariamente pensare agli anni dell’ultimo conflitto mondiale. C’è solo una differenza tra aree più colpite e altre zone del paese: da una parte, la prima, si parla di “musei chiusi”, dall’altra di “musei sospesi”. Da capire cosa intende il dispositivo.

MUSEI CHIUSI E NUOVE OPPORTUNITÀ

Tuttavia, c’è chi sta cercando di sfruttare la situazione per volgerla per quanto possibile al meglio, ovvero concentrandosi sull’implementazione di strumenti digitali e su nuove forme di comunicazione che possano mantenere viva l’attività culturale senza rappresentare il minimo rischio per la popolazione. In una sola parola: evolversi, anche di fronte allo stato straordinario di emergenza nazionale. Una su tutte, a cavalcare l’onda è stata la Triennale di Milano la quale, anche di fronte a un ammorbidimento delle norme, ha deciso di tenere comunque le porte chiuse, aprendo quelle dello streaming e puntando tutto su quello, attraverso iniziative come Radio Triennale e Triennale Decameron. “Credo ci siano dei momenti in cui bisogna tener conto dei rischi e distribuire consapevolezza sui rischi, la situazione a Milano è ancora molto seria, non ci sono segnali convincenti di miglioramento”, ha spiegato Stefano Boeri ad Artribune in questa intervista.Le città e le istituzioni hanno il ruolo di trasmettere consapevolezza e generosità. Il virus colpisce le fasce più fragili, e che le istituzioni possano raccogliersi per tutelare queste fasce credo sia un segno di grande civiltà”.

MUSEI CHIUSI: LE ATTIVITÀ ALTERNATIVE

Nel frattempo, sono fioccate iniziative e conferenze streaming anche in altre parti di Italia, mentre le istituzioni di Milano si sono organizzate per fronteggiare l’emergenza attuale: chi sta promuovendo l’archivio video, come Appunti per una resistenza culturale a Brera e il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnica Leonardo da Vinci; chi ha messo il catalogo in streaming, come la Cineteca di Milano. Trovate qui altre idee per riempire quel vuoto che le nuove norme – drastiche ma necessarie e probabilmente ve ne saranno altre di ancora più drastiche – stanno imponendo. D’altro canto, più scrupoloso sarà il rispetto delle regole, più veloce e dolce sarà la conquista del ritorno alla normalità nel breve volgere di qualche settimana o mese. Oggi a questo abbrivio creativo e a questa ricerca di soluzioni alternative alla partecipazione fisica sono chiamati tutti i musei d’Italia e non solo quelli delle zone per ora più colpite dal contagio. Saremo qui a raccontare le loro idee in queste settimane assurde. Un incubo che con la collaborazione di tutti può finire presto.

-Giulia Ronchi

http://www.governo.it/sites/new.governo.it/files/DPCM_20200308.pdf 

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Giulia Ronchi

Giulia Ronchi

Giulia Ronchi è nata a Pesaro nel 1991. È laureata in Scienze dei Beni Culturali all’Università Cattolica di Milano e in Visual Cultures e Pratiche curatoriali presso l’Accademia di Brera. È stata tra i fondatori del gruppo curatoriale OUT44, organizzando…

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