La mostra a Roma su Cinzia Ruggeri, artista e stilista da ricordare

Il Macro di Roma ospita la prima grande antologica dedicata a Cinzia Ruggeri: un viaggio nel mondo di una designer e di un’artista che non ha mai avuto paura di osare

Concepita come un’installazione coinvolgente e immersiva, la mostra Cinzia says… al Museo Macro di Roma è la prima retrospettiva dedicata al lavoro della visionaria artista Cinzia Ruggeri (Milano, 1942-2019), figura irregolare e progettista straordinaria di abiti, accessori, arredi, luci fino a distopiche installazioni ambientali, attraverso un’energia totalizzante e pratiche multiformi, che rimettono in discussione ogni prospettiva.
Una personalità frastagliata e complessa, la cui grande produzione artistica è difficile da delimitare perché aperta e irradiata di contaminazioni e collaborazioni, in una visione astorica che rifiuta ogni forma di categoria e appartenenza dal Postmodernismo al Surrealismo. Lavorando sul senso dell’oggetto attraverso una percezione materiale e immateriale allo stesso tempo, un approccio ludico e positivo, ha ideato e ripensato oggetti del quotidiano, forme rivoluzionarie e filosofiche, che mutano, si trasformano e comunicano. Cinzia Ruggeri è riuscita a raccontare un mondo fondato su quello che Walter Benjamin definisce “il sex appeal dell’inorganico”, creando un immaginario ironico e provocatorio, pervaso dalla sua sensibilità cangiante e “aristocratica”, come l’album dei Matia Bazar per cui ha disegnato la copertina e i costumi.

Cinzia Ruggeri. Collezione autunno-inverno 1984-85. Abito Ziggurat. Courtesy Archivio Cinzia Ruggeri, Milano

Cinzia Ruggeri. Collezione autunno-inverno 1984-85. Abito Ziggurat. Courtesy Archivio Cinzia Ruggeri, Milano

LA MOSTRA SU CINZIA RUGGERI A ROMA

Ed è proprio dalla collaborazione con i Matia Bazar che nasce il titolo della mostra Cinzia says…, che riattualizza l’incipit del testo della canzone Elettrochoc. Il percorso espositivo cerca di restituire una visione estesa e trasversale della sua produzione artistica dagli Anni Settanta fino alla sua scomparsa nel 2019, un grande lavoro di ricerca realizzato dal museo sull’archivio Ruggeri in collaborazione con Elena Fava dell’Università IUAV di Venezia e Laura Salvo della galleria Federico Vavassori di Milano. Lo spazio SOLO/MULTI del museo si trasforma, attraverso un display espositivo libero e anticonvenzionale, che procede per insulae tematiche, al fine di evidenziare progetti o collaborazioni specifiche, come quelle con Studio Alchimia, Occhiomagico e la coreografa Valeria Magli. Installazioni, opere e oggetti si compenetrano in proiezioni e fasci di luce rosa, tonalità amata e usata dalla Ruggeri, creando uno scenario ambivalente e dinamico. Accanto alle opere realizzate in anni più recenti sono ricostruiti due progetti ambientali: La règle du jeu?, ultima mostra dell’artista, realizzata pochi mesi prima della sua scomparsa nel 2019, e La leggerezza del peso, presentata nel 1989 nel contesto della manifestazione Abitare il Tempo, sotto la direzione artistica di Ugo La Pietra. Gli abiti, esaltati nella loro molteplice dimensione architettonica e performativa, sono a volte semplicemente fissati alle pareti, così come accessori e gioielli, rievocando la mostra Cin-Cin a Corso Como nel 2015, o fluttuano nello spazio per poter essere osservati da prospettive non convenzionali attraverso pedane a forma di ziggurat, motivo ricorrente della ricerca dell’artista. Le diverse pratiche e i progetti si confondono, creando a volte difficoltà di lettura delle potenzialità espressive di ogni progetto, con un effetto finale che è simile a una vetrina di Elio Fiorucci, lo storico department store che negli stessi anni diffondeva innovazione e cultura pop. Idea che probabilmente sarebbe piaciuta alla Ruggeri.

Cinzia Ruggeri. Cinzia says… Exhibition view at MACRO, Roma 2022. Courtesy Archivio Cinzia Ruggeri, Milano. Photo Piercarlo Quecchia, DSL Studio

Cinzia Ruggeri. Cinzia says… Exhibition view at MACRO, Roma 2022. Courtesy Archivio Cinzia Ruggeri, Milano. Photo Piercarlo Quecchia, DSL Studio

IL RAPPORTO DI CINZIA RUGGERI CON LA MODA

Dopo gli studi all’Accademia di Arti Applicate a Milano e l’esordio nel 1960 alla Galleria del Prisma con una mostra di dipinti astratti dedicati a Levi Strauss e accompagnata da un testo di Dino Buzzati, Cinzia Ruggeri si forma nell’atelier di Carven a Parigi per poi tornare nell’azienda tessile di famiglia e creare negli Anni Settanta il suo marchio. La mostra presenta una selezione di oltre 150 accessori e capi da lei disegnati per la collezione Bloom, poi seguita negli Anni Ottanta da Cinzia Ruggeri e dalla collezione maschile Cinzio Ruggeri, restaurati ed esposti per la prima volta dopo aver sfilato a Milano durante le settimane della moda di quegli anni. La progettazione di moda per lei si inserisce in un territorio di sperimentazione tra spazio, corpo e architettura, che l’ha portata a collaborare con la rivista Domus, allora diretta da Mendini, e a realizzare immagini visionarie per servizi editoriali di Vogue Italia. Lavora su architetture immateriali da indossare, estrusioni e ritagli, che provocano, attraverso forme e silhouette insolenti, luci e ombreggiature, dettagli preziosi nascosti. Che si tratti di un capo di collezione o di una collaborazione o di un progetto artistico, si tratta di “abiti architettati, spazi da occupare con il corpo, abitare e interpretare con la propria identità”, come li definisce Mariuccia Casadio, curatrice nel 2018 della mostra Umbratile con brio alla galleria Vavassori di Milano, a cui si deve la riscoperta e una nuova attenzione su questa straordinaria artista.

LA VITA ARTISTICA DI CINZIA RUGGERI

Dopo essersi ritirata dal mondo della moda alla fine degli Anni Ottanta, Ruggeri si è dedicata all’attività di designer, creando ambienti sensoriali, case visionarie e arredi per diversi marchi italiani ed esteri, e ha intensificato quella di artista, esponendo il suo lavoro in diverse personali e collettive in tutto il mondo. Come racconta Mariuccia Casadio, “a lei bastava una valigia di lenzuola rosse, perché nulla come le lenzuola rosse può creare un ambiente, un’idea di casa”, per reiventare nuovi codici semantici, nuove storie, come quando si rifugia per un decennio in Salento e poi rientra a Milano per lavorare ai progetti che ne hanno caratterizzato gli ultimi anni.
Una vita, la sua, in cui l’idea di progetto, la stravaganza creativa, la bizzarria aristocratica di dominare sovraesposizione e invisibilità si sono mescolate in una visione che è rimasta unica per trasversalità e sperimentazione.

‒ Alessio de Navasques

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Alessio de'Navasques

Alessio de'Navasques

Critico e curatore, ha orientato la sua ricerca sulle intersezioni tra moda e arte contemporanea, collaborando con istituzioni locali e straniere, musei e gallerie private. Ha fondato A.I. Artisanal Intelligence - di cui è direttore creativo - concepito come una…

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