L’omaggio di Firenze al grande Benozzo Gozzoli

Ultimi giorni per visitare la mostra dedicata da Palazzo Medici Riccardi a Benozzo Gozzoli, autore della Cappella dei Magi, scrigno di meraviglie custodito dal palazzo fiorentino

Firenze rende omaggio a Benozzo di Lese di Sandro, più noto come Benozzo Gozzoli (San Colombano, 1420 ‒ Pistoia, 1497). La mostra allestita a Palazzo Medici Riccardi descrive uno degli artisti tra i più innovativi della sua epoca. Fu nella ricca e raffinata Firenze medicea, all’epoca retta da Cosimo il Vecchio, che Benozzo mosse i primi passi a fianco del Beato Angelico, affrescando le celle del dormitorio del Convento di San Marco, per poi seguirlo a Orvieto per la Cappella di San Brizio nel Duomo, e a Roma per la Cappella Niccolina nel Palazzo Apostolico in Vaticano. In mezzo, Benozzo ebbe anche occasione di collaborare con Lorenzo Ghiberti alla realizzazione della Porta del Paradiso, destinata al Battistero. Pur essendo stato attivo anche in Umbria, a Roma e in varie zone della Toscana, la mostra si concentra principalmente sul suo legame con Firenze.

Benozzo Gozzoli, affreschi della Cappella dei Magi, Firenze, 1460-63. Photo Simone Lampredi

Benozzo Gozzoli, affreschi della Cappella dei Magi, Firenze, 1460-63. Photo Simone Lampredi

LA CAPPELLA DEI MAGI

Cuore della mostra è la Cappella dei Magi, prezioso scrigno racchiuso al piano nobile di Palazzo Medici Riccardi, progettata da Michelozzo di Bartolomeo, che si attenne alla lezione di Filippo Brunelleschi, riprendendo la planimetria della Sagrestia di San Lorenzo.
Al momento di commissionare gli affreschi, la scelta della famiglia Medici cadde su Benozzo, in quanto Filippo Lippi stava già lavorando al Duomo di Prato, Piero della Francesca si divideva tra Roma e Arezzo, mentre Alesso Baldovinetti era ritenuto vicino alla rivale famiglia dei Pazzi.
Questi affreschi rappresentano il suo capolavoro, strutturato sul tema del viaggio intrapreso per rendere omaggio al Messia, e colpiscono l’opulenza e l’esotismo dei dignitari bizantini, i quali altro non sono che ritratti della stessa famiglia Medici: Cosimo, i figli Piero e Giovanni, i nipoti Lorenzo e Giuliano. Un’allegoria del potere temporale che, ben saldo sulla Terra, rende omaggio a quello spirituale, immortalato nella tavola d’altare con la Natività. Nella ricchezza delle vesti si apprezza l’interesse per la decorazione minuziosa e per il lusso fastoso delle dorature, che probabilmente l’artista assorbì nell’osservare fin da bambino il padre farsettaio all’opera con stoffe preziose. Successive modifiche alla struttura della Cappella hanno in parte cancellato alcune scene affrescate e alterato il gioco di luce delle primitive finestre, ma l’imponenza e la suggestività del lavoro di Benozzo sono giunte intatte fino a noi.

BENOZZO GOZZOLI, UN ARTISTA RAFFINATO

A corredo degli splendidi affreschi della Cappella, le sale espongono una piccola selezione di disegni, la tavoletta della Madonna con il Bambino e angeli, in prestito dalla National Gallery di Londra, e la Pala della Sapienza Nuova proveniente dalla Galleria Nazionale dell’Umbria. Di Benozzo la critica più attenta ha sempre apprezzato quel suo poetico sguardo sul mondo che si palesa nella composizione raffinata, nella ricercatezza delle finiture, nelle ariose proporzioni geometriche e nelle decorazioni che raggiungono il gusto fiabesco, in particolare se osserviamo gli squarci di giardini fioriti o gli effetti di luce che irradiano di poesia le scene immortalate, e che gli affreschi della Cappella esprimono in maniera ancora più scenografica.
I disegni riportano l’idea per soggetti poi sviluppati negli affreschi della Cappella, mentre un’installazione multimediale immersiva permette di apprezzare il ciclo fin nei suoi minimi particolari.

Niccolò Lucarelli

Articolo pubblicato su Grandi Mostre #27
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Niccolò Lucarelli

Niccolò Lucarelli

Laureato in Studi Internazionali, è curatore, critico d’arte, di teatro e di jazz, e saggista di storia militare. Scrive su varie riviste di settore, cercando di fissare sulla pagina quella bellezza che, a ben guardare, ancora esiste nel mondo.

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