Biennale di Venezia 2024. Le mostre da vedere in città 

Francesco Vezzoli, Julie Mehretu, Pierre Huyghe e Willem De Kooning sono solo alcuni dei tantissimi nomi che animano la Serenissima in occasione della 60. Biennale di Venezia. Abbiamo selezionato per voi alcune delle migliori mostre da non perdere

La Biennale di Venezia è una macchina di considerevoli dimensioni, che non limita la propria influenza alle sedi dell’Arsenale e dei Giardini ma, negli anni, si è espansa mediante padiglioni esterni e numerosi eventi collaterali. Anche i musei e le fondazioni della città non perdono l’occasione per inaugurare importanti mostre con grandi nomi italiani e internazionali, contemporanei e non. Di seguito una selezione delle mostre da non perdere nei musei e negli spazi più istituzionali, fra le centinaia che popoleranno la Serenissima in questo 2024. Per una panoramica completa degli eventi da non perdere durante la Biennale Arte di Adriano Pedrosa, non dovete far altro che scaricare la nostra Agendissima.

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De Kooning e il Novecento alle Gallerie dell’Accademia

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La mostra vivente di Pierre Huyghe a Punta della Dogana

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Palazzo Ducale celebra Marco Polo a 700 anni dalla sua morte

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L’avanguardia uzbeka a Ca’ Foscari

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Il multiforme Jean Cocteau alla Collezione Peggy Guggenheim

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Julie Mehretu e le sue stratificazioni politiche a Palazzo Grassi

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Janus. Una mostra collettiva a Palazzo Diedo

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Le icone piangenti di Francesco Vezzoli al Museo Correr

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Walton Ford incontra Tintoretto all’Ateneo Veneto

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Wael Shawky e Rick Lowe a Palazzo Grimani

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Chiara Dynis e Armando Testa a Ca’ Pesaro

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Le foreste di cartone di Eva Jospin al Museo Fortuny

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Preistoria e futuro negli scatti di Domingo Milella a Palazzo Erizzo Ligabue

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La street art di Banksy all’M9

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Decolonialismo ed ecologia oceanica nella nuova mostra di Ocean Space

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Rituali coreani nella mostra di Lee Bae alla Fondazione Wilmotte

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Robert Indiana e Tracey Snelling alle Procuratie Vecchie

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Il debito nell’opera di Christoph Büchel da Fondazione Prada

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Gli immaginari oltreumani di Josèfa Ntjam all’Accademia di Belle Arti

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Il Rinascimento in bianco e nero a Ca’ Rezzonico

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Helmut Newton e Patrick Mimran alle Stanze della Fotografia

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Il vetro, la figurazione, l’astrazione. Le mostre della Fondazione Cini

Tra il 1959 e il 1969, dopo il tramonto dell’Espressionismo Astratto di cui fu un grande esponente, Willem de Kooning (Rotterdam, 1904 – New York, 1997) soggiornò due volte in Italia. La mostra alle Gallerie dell’Accademia, curata da Gary Garrels e Mario Codognato, fa luce per la prima volta su una parte poco esplorata della produzione dell’artista americano, individuandone origini, sviluppi ed eredità. La mostra è la più grande mai realizzata in Italia su de Kooning e comprende, oltre ai dipinti che l’hanno reso celebre, le sculture in bronzo scaturite dal suo soggiorno a Roma.
Sempre alle Gallerie dell’Accademia, in dialogo con la collezione permanente, prosegue la mostra
Affinità Elettive, composta da oltre quaranta opere di autori del calibro Picasso, Matisse, Klee, Giacometti e Cézanne provenienti dalle collezioni del Museum Berggruen e della Neue Nationalgalerie, parte delle quali esposta anche alla Casa dei Tre Oci, nuova sede del Berggruen Institute Europe. 

Venezia // dal 17 aprile al 15 settembre
Willem de Kooning e l’Italia 

Venezia // fino al 23 giugno
Affinità elettive

GALLERIE DELL’ACCADEMIA
Calle della Carità, Dorsoduro 1050
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Willem de Kooning, Screams of Children Come from Seagulls (Untitled XX), 1975, Glenstone Collection
Willem de Kooning Screams of Children Come from Seagulls (Untitled XX), 1975 oil on canvas 77 x 88 inches

Si intitola Liminal la grande mostra di Pierre Huyghe (Parigi, 1962) ospitata a Punta della Dogana. Curata da Anne Stenne, l’esposizione esplora l’estetica fantascientifica e ibrida dell’artista francese, attraverso opere più o meno recenti che si modificano in continuazione in base ai dati dell’ambiente circostante raccolti da sensori distribuiti nello spazio espositivo e rielaborati da intelligenze artificiali. Una mostra disturbante che promette di trasportare il visitatore in una dimensione di passaggio tra l’umano, l’animale e l’artificio, attraverso installazioni, video, sculture e performance. 

Venezia // Fino al 24 novembre
Pierre Huyghe. Liminal
PUNTA DELLA DOGANA
Dorsoduro 2
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Pierre Huyghe, Liminal (temporary title), 2024 – ongoing. Courtesy the artist and Galerie Chantal Crousel, Marian Goodman Gallery, Hauser & Wirth, Esther Schipper, and TARO NASU © Pierre Huyghe, by SIAE 2023
Pierre Huyghe, Liminal (temporary title), 2024 – ongoing. Courtesy the artist and Galerie Chantal Crousel, Marian Goodman Gallery, Hauser & Wirth, Esther Schipper, and TARO NASU © Pierre Huyghe, by SIAE 2023

È un anniversario importante, quello che coinvolge Marco Polo (Venezia, 1254 – 1324). Settecento anni fa moriva uno dei più celebri veneziani di sempre, colui che dalla Serenissima partì, insieme con il padre Niccolò e lo zio paterno Matteo, alla volta del Catai (l’odierna Cina), percorrendo la Via della Seta e attraversando la vastità dell’Asia. Il resoconto del suo viaggio ha trovato spazio nel suo libro Il Milione, generalmente ritenuto il primo esempio di letteratura di viaggio. La mostra è l’occasione per guardare al passato mercantile di Venezia e per ricostruire il viaggio di Marco Polo, riunendo oggetti e manufatti provenienti dai musei di tutto il mondo. Alcune sezioni della mostra sono poi dedicate alla fortuna letteraria del Milione, al mito di Polo e del suo viaggio (impossibile non menzionare Le città invisibili di Italo Calvino) e alle elaborazioni della figura del mercante nell’arte contemporanea. 

Venezia // fino al 29 settembre
I mondi di Marco Polo. Il viaggio di un mercante veneziano del Duecento
PALAZZO DUCALE
Piazza San Marco 1
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Marco Polo Mosaico, Palazzo Tursi, Genova
Marco Polo Mosaico, Palazzo Tursi, Genova

Tra i territori attraversati da Marco Polo nel suo avventuroso viaggio, c’è anche l’odierno Uzbekistan. Famoso in Occidente per la manifattura tessile e per il fascino architettonico di città come Bukhara e Samarcanda, l’Uzbekistan conserva anche una tradizione modernista che merita di essere riscoperta. È questo l’obiettivo della mostra Uzbekistan. L’Avanguardia nel deserto allo spazio esposizioni della sede centrale dell’Università Ca’ Foscari, che raccoglie un’ampia selezione di opere e oggetti provenienti dal Museo Statale delle Arti dell’Uzbekistan di Tashkent e dal Museo Statale delle Arti del Karakalpakstan intitolato a I. V. Savickij di Nukus. Protagonista dell’esposizione, un eterogeneo e multietnico gruppo di artisti attivo in questi luoghi nei primi decenni del Novecento che, proprio per la sua carica innovativa e per il suo radicamento in Asia Centrale, è stato denominato dai curatori Silvia Burini e Giuseppe Barbieri “Avanguardia Orientalis. Quella veneziana, in realtà, è solo un volto di una duplice mostra, che viene completata da un’esposizione analoga e inaugurata contestualmente a Palazzo Pitti di Firenze. Alle due esposizioni e all’Avanguardia Orientalis, Artribune ha dedicato un’edizione cartacea speciale, in distribuzione presso Ca’ Foscari, Palazzo Pitti e il Padiglione Uzbekistan alla Biennale di Venezia (Tese dell’Arsenale). 
 
Venezia // dal 17 aprile al 29 settembre  
UZBEKISTAN: l’Avanguardia nel deserto. La forma e il simbolo 
CA’ FOSCARI ESPOSIZIONI 
Dorsoduro 3246 
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Nikolay Karakan Posa delle tubature dell'acqua, olio su tela, 89,5х125
Nikolay Karakan Posa delle tubature dell’acqua, olio su tela, 89,5х125

A metà strada tra Cubismo e Surrealismo, Jean Cocteau (Maisons-Laffitte, 1889 – Milly-la-Forêt, 1963) è una delle personalità culturali meno incasellabili del Novecento: fu pittore, disegnatore, orafo, scrittore, regista. Ma soprattutto, come lui amava definirsi, un poeta. È proprio la poesia, nelle tante forme che assume nella pratica di Cocteau, a guidare la mostra alla Collezione Peggy Guggenheim. Un legame, quello tra l’artista francese e la collezionista americana, non casuale: furono proprio i disegni di Cocteau, su consiglio di Marcel Duchamp, a inaugurare l’attività della galleria londinese di Peggy Guggenheim (che prendeva il nome di Guggenheim Jeune) nel 1938. Omoerotismo, mitologia (Edipo e Orfeo su tutti) e lirismo sono dunque i temi portanti di una mostra che riesce bene ad esprimere la polivalenza di Cocteau. Basti pensare che in esposizione c’è anche una spada da lui disegnata e realizzata in collaborazione con Cartier, impreziosita da pietre e metalli preziosi. 

Venezia // fino al 16 settembre
Jean Cocteau. La rivincita del giocoliere
COLLEZIONE PEGGY GUGGENHEIM
Dorsoduro 701-704
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Jean Cocteau, Philippe Halsman, Magnum Photos
Jean Cocteau, Philippe Halsman, Magnum Photos

La grande pittura di Julie Mehretu (Addis Abeba, 1970) invade i due piani superiori di Palazzo Grassi e si arricchisce dei lavori di artisti selezionati dalla stessa pittrice: Nairy Baghramian, Huma Bhabha, Tacita Dean, David Hammons, Robin Coste Lewis, Paul Pfeiffer e Jessica Rankin. Il risultato è una mostra plurale, stratificata, densa di riflessioni che spaziano dalla politica al corpo, dalla memoria alla religione, dalle guerre all’ingiustizia sociale. La mostra, a cura di Caroline Bourgeois, è dunque una retrospettiva della produzione di Mehretu a partire dai primi Anni Duemila, pur senza seguire un ordine cronologico ma cercando di leggere i rapporti più o meno impliciti della sua astrazione, prima costruita sul disegno architettonico e poi su fotografie di cronaca digitalmente modificate. 

Venezia // fino al 6 gennaio 2025
Julie Mehretu. Ensemble
PALAZZO GRASSI
Campo San Samuele, San Marco 3231
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Julie Mehretu​, Among the Multitude XIII, ​2021-2022​, Private Collection. Installation view, “Julie Mehretu. Ensemble”, 2024, Palazzo Grassi, Venezia. Ph. Marco Cappelletti © Palazzo Grassi, Pinault Collection
Julie Mehretu​, Among the Multitude XIII, ​2021-2022​, Private Collection. Installation view, “Julie Mehretu. Ensemble”, 2024, Palazzo Grassi, Venezia. Ph. Marco Cappelletti © Palazzo Grassi, Pinault Collection

Berggruen è un cognome che compare più volte nella programmazione espositiva di Venezia 2024. Urs Fischer, Piero Golia,Carsten Höller,Ibrahim Mahama, Mariko Mori, Sterling Ruby, Jim Shaw, Hiroshi Sugimoto, Aya Takano, Lee Ufan e Liu Wei sono i protagonisti di una mostra collettiva organizzata, appunto, dalla fondazione Berggruen Arts&Culture nella sua nuova sede veneziana: il fresco di restauro Palazzo Diedo. Il titolo della mostra, curata da Mario Codognato, è Janus, a rivelazione del fatto che, come la divinità latina Giano (detto “bifronte” a causa dei suoi due volti), l’esposizione guarda in direzioni opposte temporalmente (il presente e il passato) e geograficamente (l’Oriente e l’Occidente).  

Venezia // dal 20 aprile al 24 novembre
Janus
BERGGRUEN ARTS & CULTURE – PALAZZO DIEDO
Cannaregio 2386
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Palazzo Diedo
Palazzo Diedo

Si intitola Musei delle Lacrime la mostra che il Museo Correr dedica alla pratica multidisciplinare di Francesco Vezzoli (Brescia, 1971), fra gli artisti italiani più riconosciuti a livello internazionale. Le sue opere, spesso legate al rapporto tra storia dell’arte e contemporaneità (in una chiave dichiaratamente pop), dialogheranno con la collezione permanente del Museo Correr, che comprende autori come i Bellini, Lorenzo Lotto, Cosmè Tura, Carpaccio, Antonello da Messina in un suggestivo allestimento firmato Carlo Scarpa. 

Venezia // dal 17 aprile al 24 novembre
Francesco Vezzoli. Musei delle Lacrime
MUSEO CORRER
Piazza San Marco, 52
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Francesco Vezzoli, Ritratto di Paulina Porizkova come Madonna rinascimentale con il Bambino che piange I gioielli di Salvador Dalì (da Lorenzo Lotto), 2011 dettaglio
Francesco Vezzoli, Ritratto di Paulina Porizkova come Madonna rinascimentale con il Bambino che piange I gioielli di Salvador Dalì (da Lorenzo Lotto), 2011 dettaglio

A partire dai soggetti raffigurati nelle collezioni della biblioteca dell’Ateneo, il pittore americano Walton Ford (Larchmont, 1960) ha realizzato, per la sua prima mostra personale in Italia, una serie di acquarelli di grandi dimensioni. Tra le ispirazioni, anche il leone dipinto da Tintoretto nella sua Apparizione della Vergine a San Girolamo, opera che sarà esposta nella Sala Tommaseo dell’Ateneo in relazione a quelle di Ford per tutta la durata della mostra.
Come spiega il curatore Udo Kittelman, “nella ricerca di analogie tra passato e presente, i dipinti di Walton Ford sovrappongono rappresentazioni intricate di storia naturale con una lettura critica contemporanea, includendo citazioni da fonti letterarie dei secoli passati, il tutto reso nello stile della pittura dei grandi maestri”.  

Venezia // dal 17 aprile al 22 settembre
Lion of God. Walton Ford
ATENEO VENETO
Campo San Fantin, San Marco 1897
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Walton Ford, Phantom, 2023
Walton Ford, Phantom, 2023

Prima mostra personale italiana anche per lo statunitense Rick Lowe (Russel County, 1961), che presenta a Palazzo Grimani una selezione di nuovi dipinti nati da una riflessione sull’elemento architettonico dell’arco, prendendo spunto anche dal tessuto urbano passato e presente della città di Venezia: nascono così opere astratte che uniscono pittura acrilica e collage. 
Decisamente diverso il lavoro dell’artista egiziano Wael Shawky (Alessandria d’Egitto, 1971), che presenta il video I Am Hymns of the New Temples أنا تراتیل المعابد الجدیدة. La pratica artistica di Shawky, che a Venezia è chiamato anche a rappresentare l’Egitto nel relativo padiglione nazionale, si interroga sui meccanismi narrativi dell’antichità come della contemporaneità. 
 
Venezia // dal 17 aprile al 24 novembre 
Rick Lowe. The Arch within the Arc 
 
Venezia // dal 17 aprile al 30 giugno 
Wael Shawky. I Am Hymns of the New Temples أنا تراتیل المعابد الجدیدة 
 
MUSEO DI PALAZZO GRIMANI 
Ramo Grimani, Castello 4858 
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Wael Shawky - I Am Hymns of the New Temples
Wael Shawky – I Am Hymns of the New Temples

Chiara Dynis (Mantova, 1958) abbraccia e rinnega allo stesso tempo lo stile di Mondrian, in una mostra allestita nelle sale del secondo piano e pensata appositamente per gli spazi di Ca’ Pesaro. Dynis, fra le più rilevanti artiste italiane contemporanee, intreccia nelle sue opere una riflessione sul linguaggio e sullo stile.  
Ca’ Pesaro omaggia anche il celebre pubblicitario Armando Testa (Torino, 1917 – 1992), svelando lati inediti della sua produzione. Una mostra che racconta l’importante carriera del creativo piemontese, testimone e protagonista di tutti i cambiamenti del “fare pubblicità” avvenuti con l’evoluzione del graphic design e con la diffusione della televisione e dell’animazione. 
 
Venezia // fino al 15 settembre 
Chiara Dynis. Lo stile 
Armando Testa 
CA’ PESARO – GALLERIA INTERNAZIONALE D’ARTE MODERNA 
Santa Croce, 2076 
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Armando Testa, Pippo (1966-1993), faiberglass e tecnica mista, 130x220x100 cm, credito fotografico Nino Chironna
Armando Testa, Pippo (1966-1993), faiberglass e tecnica mista, 130x220x100 cm, credito fotografico Nino Chironna

Continua a rimanere sulla cresta dell’onda Eva Jospin (Parigi, 1975): nel 2021 progetta la scenografia della collezione haute couture autunno/inverno di Maria Grazia Chiuri per Dior; a fine 2022 crea un’installazione site specific per il flagship store di Max Mara a Milano, dopo aver vinto il relativo premio in collaborazione con la Collezione Maramotti; nel 2023 è presente alle maggiori fiere europee insieme a Ruinart, di cui firma il programma Carte Blanche. La mostra al Museo Fortuny è un’immersione nel mondo dell’artista francese, fatto di diorami realizzati intagliando centinaia di strati di cartone, per dar vita a foreste e rovine che ricordano le ambientazioni della grande pittura romantica.

Venezia // fino al 24 novembre
Eva Jospin. Selva
MUSEO FORTUNY
Campo San Beneto, San Marco 3958
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Eva Jospin x Ruinart. Photo Flavien Prioreau
Eva Jospin x Ruinart. Photo Flavien Prioreau

La Fondazione Ligabue apre per la prima volta le porte di Palazzo Erizzo Ligabue (affacciato su Canal Grande) in occasione della mostra Futuroremoto del fotografo Domingo Milella (Bari, 1981). Nei suoi scatti rintracciamo una ricerca iniziata nel 2016 sulle pitture e incisioni rupestri rinvenute nelle grotte europee, quelle che lui chiama “riserva aurea dell’immaginario dell’Homo Sapiens”. Con un allestimento suggestivo (che trasforma i muri di Palazzo Erizzo Ligabue a simulare delle pareti di roccia) e un accompagnamento sonoro a metà tra il contemporaneo e l’ancestrale, le opere di Milella si leggono in tutta la loro eloquenza, come testimonianze di un archivio del nostro pensiero, forse invisibile e latente, ma sempre presente.

Venezia // dal 18 al 27 aprile
Domingo Milella. Futuroremoto
PALAZZO ERIZZO LIGABUE
San Marco 3319
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Domingo Milella, Futuroremoto, Venezia, 2024
Domingo Milella, Futuroremoto, Venezia, 2024

Se il centro storico di Venezia ha il suo tanto discusso Bansky, Mestre rimedia con una mostra al museo M9. Painting Walls è il titolo della rassegna che ripercorre l’estetica e le opere dello street artist più famoso di sempre attraverso più di settanta lavori, compresi tre muri originali che Banksy ha dipinto a Londra, nel Devon e nel Galles. 
 
Venezia Mestre // fino al 2 giugno  
Banksy. Painting Walls 
MUSEO M9 
Via Giovanni Pascoli, 11 
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Banksy, Season Greetings
Banksy, Season Greetings

Ocean Space, il progetto artistico che ha sede nell’ex-chiesa di San Lorenzo nel sestiere di Castello, presenta in collaborazione con TBA21 – Academy e le OGR di Torino le opere delle artiste indigene Latai Taumoepeau ed Elisapeta Hinemoa Heta. La mostra, curata dall’artista Taloi Havini (già protagonista di una personale negli spazi di Ocean Space nel 2021), si intitola Re-Stor(y)ing Oceania, ben evidenziando l’obiettivo di recuperare le narrazioni dei popoli indigeni e al contempo di puntare i riflettori sulle conseguenze che il cambiamento climatico sta avendo sulle delicate isole del Pacifico. Nei giorni 17, 18 e 19 aprile, le opere saranno attivate da performance che includono riti e canti liturgici. 
 
Venezia // fino al 13 ottobre 2024 
Re-Stor(y)ing Oceania 
OCEAN SPACE 
Campo San Lorenzo, Castello 5069 
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Latai Taumoepeau, Deep Communion sung in minor, 2024, Re-Stor(y)ing Oceania, installation view at Ocean Space, Venezia. Photo Giacomo Cosua
Latai Taumoepeau, Deep Communion sung in minor, 2024, Re-Stor(y)ing Oceania, installation view at Ocean Space, Venezia. Photo Giacomo Cosua

Folklore, rituali e arte contemporanea si legano anche nella mostra del coreano Lee Bae (Cheong-do, 1956) alla Fondazione Wilmotte. Al centro dell’esposizione, curata da Valentina Buzzi e poeticamente intitolata La Maison de La Lune Brûlée, c’è il rapporto dell’artista con un rituale sincronizzato con i cicli cosmologici, chiamato Daljip Teugi. Unendo video, scultura, audio e installazioni site-specific, La Maison de La Lune Brûlée è un varco non solo sull’arte, ma anche sulla cultura e sulla filosofia coreana, molto legate alla connessione con la natura e in grado di attirare sempre maggiore attenzione. 
 
Venezia // dal 20 aprile al 24 novembre 
Lee BaeLa Maison de La Lune Brûlée 
FONDAZIONE WILMOTTE 
Corte Nuova, Fondamenta dell’Abbazia, Cannaregio 3560 
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Lee Bae, Oblique, 2022, Charcoal ink on paper, (c) Lee Bae, Courtesy of the artist and Johyun Gallery, Photo by Sangtae Kim
Lee Bae, Oblique, 2022, Charcoal ink on paper, (c) Lee Bae, Courtesy of the artist and Johyun Gallery, Photo by Sangtae Kim

A Venezia quest’anno anche la Pop Art trova spazio, e che spazio: le Procuratie Vecchie, recentemente restaurate dal premio Pritzker David Chipperfield, ospitano la mostra di Robert Indiana (New Castle, 1928 – Vinalhaven, 2018) intitolata The Sweet Mystery. Oltre quaranta opere, tra cui alcune celeberrime come EAT/DIE o Love is God, raccontano il lavoro di uno dei maestri del Novecento, capace di rendere pop la parola.
Sempre alle Procuratie Vecchie, la mostra interattiva About Us dell’artista Tracey Snelling (Oakland, 1970) va ad integrare il progetto A World of Potential dell’organizzazione The Human Safety Net di Assicurazioni Generali, con l’obiettivo di lasciare che siano i luoghi e gli spazi a raccontare la propria storia, attraverso un’esperienza interattiva.

Venezia // dal 17 aprile al 24 novembre
Robert Indiana: The Sweet Mystery

Venezia // dal 13 aprile 2024 al 28 aprile 2025
Tracey Snelling. About Us
PROCURATIE VECCHIE
Piazza San Marco 105 

Robert Indiana, Love, litografia su carta
Robert Indiana, Love, litografia su carta

Ca’ Corner della Regina presenta il grande progetto Monte di Pietà ideato dall’artista Christoph Büchel (Svizzera, 1966). L’opera è pensata in stretta relazione con la storia del palazzo dalla sua costruzione negli anni Venti del Settecento. Dopo essere stata la dimora dei mercanti veneziani Corner di San Cassiano, ed essere diventato poi proprietà di Papa Pio VI nell’Ottocento, fino al 1969 fu la sede del Monte di Pietà di Venezia (da cui il nome dell’opera). Il palazzo ha quindi ospitato dal 1975 al 2010 l’Archivio Storico della Biennale di Venezia, trasformandosi infine nella sede veneziana di Fondazione Prada. In una sfaccettata installazione, Büchel studia il concetto di “debito” come base della società e strumento di potere, includendo opere storiche e contemporanee, nuovi interventi allestitivi e una vasta selezione di oggetti e documenti. Tra le opere in mostra anche The Diamond Maker, sempre di Büchel, una valigia che contiene diamanti artificiali, creati trasformando l’intero corpus di opere in suo possesso (compresi i lavori della sua infanzia e giovinezza) e quelle di futura creazione. 

Venezia // dal 20 aprile al 24 novembre
Christoph Büchel. Monte di Pietà
FONDAZIONE PRADA
Calle Corner, Santa Croce 2215
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Christoph Büchel, The Diamond Maker, 2020-ongoing. Photo Michael Huwile
Christoph Büchel, The Diamond Maker, 2020-ongoing. Photo Michael Huwile

Nel chiostro dell’Accademia, l’artista francese Josèfa Ntjam (Metz, 1992) presenta l’installazione immersiva swell of spæc(i)esun’inno all’alterità di organismi come plancton, meduse e nuove specie marine dall’aspetto alieno generate tramite intelligenza artificiale. L’opera, che unisce video, audio ed elementi scultorei, trasporta il visitatore in un mondo indefinito, esplorando abissi immaginari abitati da creature sorprendenti. Anche il pubblico può partecipare attivamente all’installazione: i visitatori sono infatti invitati a creare i propri ibridi attraverso l’IA a partire dal database di Ntjam; le creature andranno poi a popolare l’ecosistema virtuale pensato dall’artista.

Venezia // dal 20 aprile al 24 novembre 2024
Josèfa Ntjam. swell of spæc(i)es
ACCADEMIA DI BELLE ARTI
Fondamenta Zattere allo Spirito Santo, Dorsoduro 423
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Josèfa Ntjam all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Padiglione progettato da UNA/UNLESS, render © UNA/UNLESS”.
Josèfa Ntjam all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Padiglione progettato da UNA/UNLESS, render © UNA/UNLESS”.

Tra fine Quattrocento e inizio Seicento la pittura veneziana raggiunse l’apice del suo splendore: Tiziano, Tintoretto, Veronese, ma anche artisti d’Oltralpe come Albrecht Dürer contribuirono a rendere Venezia una delle capitali del Rinascimento italiano. Non tutti sanno, però, che questi artisti si misurarono, con esiti non inferiori a quelli raggiunti con il pennello, anche nell’arte dell’incisione, senza dimenticare i fondamenti della pittura veneta, tra cui il chiaroscuro tonale, il paesaggio, il nudo femminile. La mostra, frutto della collaborazione tra la Fondazione Musei Civici di Venezia e il Museo Civico di Bassano del Grappa, raccoglie stampe provenienti dalle collezioni veneziane, ma anche dal Gabinetto dei Disegni e delle Stampe delle Gallerie degli Uffizi di Firenze, dalla Biblioteca Palatina di Parma e dalla Biblioteca Queriniana di Brescia. 
 
Venezia // fino al 3 giugno 
Rinascimento in bianco e nero. L’arte dell’incisione a Venezia, 1494 – 1615 
CA’ REZZONICO 
Dorsoduro 3136 
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Ca' Rezzonico, Rinascimento in Bianco e Nero. Photo Elisa Chesini
Ca’ Rezzonico, Rinascimento in Bianco e Nero. Photo Elisa Chesini

Prosegue la programmazione delle Stanze della Fotografia sull’Isola di San Giorgio Maggiore: è la volta della tappa veneziana della mostra Helmut Newton. Legacy, già approdata al Palazzo Reale di Milano e al Museo dell’Ara Pacis di Roma. Una retrospettiva che ripercorre la carriera del fotografo tedesco (Berlino, 1920 – Los Angeles, 2004) attraverso una vasta selezione di scatti suddivisi per decennio, testimoniando l’evoluzione non solo della sensibilità fotografica di Newton ma anche della moda e della società tutta, in particolare rispetto al ruolo della donna. Al primo piano sono invece esposti 30 scatti inediti di Patrick Mimran (Parigi, 1956), dedicati a una ricerca artistica che muove dall’assenza di nitidezza, tanto da sfiorare l’astrazione. 

Venezia // fino al 24 novembre
Helmut Newton. Legacy 

Venezia //fino all’11 agosto
Patrick Mimran. Out of focus 

LE STANZE DELLA FOTOGRAFIA
Isola di San Giorgio Maggiore
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Helmut Newton. Italian Vogue. Como Italy, 1996 © Helmut Newton Foundation
Helmut Newton. Italian Vogue. Como Italy, 1996 © Helmut Newton Foundation

Sempre sull’Isola di San Giorgio Maggiore, la Fondazione Giorgio Cini presenta una serie di mostre interessanti e variegate. Si parte con la mostra 1912-1930. Il vetro di Murano e la Biennale di Venezia, un excursus storico volto a sottolineare i rapporti tra la tradizione vetraia della laguna e la Biennale, sia nella realizzazione di opere d’arte visiva (è il caso, negli anni presi in considerazione, di artisti quali Hans Stoltenberg Lerche, Vittorio Zecchin e Teodoro Wolf Ferrari, Umberto Bellotto) sia nel coinvolgimento delle arti applicate di cui viene riconosciuto il valore. Si prosegue con la mostra di Alex Katz (New York, 1927) a cura di Luca Massimo Barbero, intitolata Claire, Grass and Water e costituita da un nucleo di lavori recenti, già oggetto di una mostra al Guggenheim di New York. Uno dei tre gruppi di dipinti in mostra è dedicato alle creazioni della stilista Claire Mc-Cardell, con una particolare attenzione alla resa degli abiti. Concludiamo con la retrospettiva dedicata a uno dei maggiori nomi dell’arte astratta cinese: Chu Teh-Chun (Baitu Zhen, 1920 – Parigi, 2014) si stabilì nella capitale francese nel 1955, per poi intrattenere relazioni con l’importante ambiente del tachisme europeo. Nelle sue opere, le campiture si confondono in nebulose cromatiche dal forte impatto visivo.
 

Venezia // fino al 24 novembre
1912-1930. Il vetro di Murano e la Biennale di Venezia

Venezia // dal 17 aprile al 29 settembre
Alex Katz. Claire, Grass and Water

Venezia // dal 20 aprile al 30 giugno
Chu Teh-Chun. In Nebula

FONDAZIONE GIORGIO CINI
Isola di San Giorgio Maggiore
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Chu Teh-Chun, Le point du jour, 1988-1989, Oil on canvas, 200 × 200 cm. © ADAGP Paris, 2024 © Fondation Chu Teh-Chun
Chu Teh-Chun, Le point du jour, 1988-1989, Oil on canvas, 200 × 200 cm. © ADAGP Paris, 2024 © Fondation Chu Teh-Chun
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De Kooning e il Novecento alle Gallerie dell’Accademia

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La mostra vivente di Pierre Huyghe a Punta della Dogana

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Palazzo Ducale celebra Marco Polo a 700 anni dalla sua morte

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L’avanguardia uzbeka a Ca’ Foscari

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Il multiforme Jean Cocteau alla Collezione Peggy Guggenheim

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Julie Mehretu e le sue stratificazioni politiche a Palazzo Grassi

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Janus. Una mostra collettiva a Palazzo Diedo

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Le icone piangenti di Francesco Vezzoli al Museo Correr

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Walton Ford incontra Tintoretto all’Ateneo Veneto

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Wael Shawky e Rick Lowe a Palazzo Grimani

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Chiara Dynis e Armando Testa a Ca’ Pesaro

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Le foreste di cartone di Eva Jospin al Museo Fortuny

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Preistoria e futuro negli scatti di Domingo Milella a Palazzo Erizzo Ligabue

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La street art di Banksy all’M9

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Decolonialismo ed ecologia oceanica nella nuova mostra di Ocean Space

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Rituali coreani nella mostra di Lee Bae alla Fondazione Wilmotte

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Robert Indiana e Tracey Snelling alle Procuratie Vecchie

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Il debito nell’opera di Christoph Büchel da Fondazione Prada

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Gli immaginari oltreumani di Josèfa Ntjam all’Accademia di Belle Arti

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Il Rinascimento in bianco e nero a Ca’ Rezzonico

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Helmut Newton e Patrick Mimran alle Stanze della Fotografia

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Il vetro, la figurazione, l’astrazione. Le mostre della Fondazione Cini

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Alberto Villa

Alberto Villa

Nato in provincia di Milano sul finire del 2000, si occupa di arte contemporanea scrivendo per magazine di settore e curando mostre. Si laurea in Economia e Management per l'Arte all'Università Bocconi con una tesi sulle produzioni in vetro di…

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